“Zoran Music. Occhi vetrificati”: al Revoltella 24 disegni inediti che l’artista realizzò a Dachau
Trieste – Dal 27 gennaio al 2 aprile il Civico Museo “Revoltella” di Trieste propone al pubblico una serie inedita di 24 disegni che l’artista goriziano Zoran Music realizzò nel 1945, mentre era imprigionato a Dachau.
L’esposizione, intitolata “Zoran Music. Occhi vetrificati”, è promossa dall’Assessorato alla Cultura e curata da Laura Carlini Fanfogna.
Zoran Music, di origine slovena, nacque nel 1909 nella Gorizia asburgica. Studiò all’Accademia di Belle Arti di Zagabria. Fu dapprima a Vienna, dove conobbe Schiele, Kokoschka, Klimt e poi in Spagna, un soggiorno che gli consentì di entrare in contatto con la pittura di Goya, El Greco e Velàsquez.
Trascorse lunghi periodi sull’isola di Curzola in Dalmazia; visse a lungo a Venezia, che considerò la sua città d’adozione. La sua fama si spinse fino in Francia.
Nella mostra al Revoltella saranno esposti disegni che sono altrettanti “urli silenziosi”. Fissati a matita o inchiostro sui supporti più disparati: fogli di quaderno, carte di riciclo e persino libri, per dare forma, e in qualche modo esorcizzare l’orrore, creando opere d’arte.
Ventiquattro testimonianze su Dachau, in presa diretta da chi vi era deportato, marchiato con il tragico “Triangolo Rosso” dei deportati politici. Testimonianze che nella storia dell’arte possono essere avvicinate a quelle di Goya.
Dei disegni, 23 erano stati “dimenticati” tra i fascicoli d’archivio nella sede dell’Anpi, Aned, Anppia e uno nella sede dell’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli Venezia Giulia, da cui sono emersi nel luglio 2016 nel corso di una ricerca che il professor Franco Cecotti, collaboratore dell’istituto e oggi vicepresidente dell’Associazione Nazionale Ex Deportati, stava conducendo.
Oggetto del suo interesse era una cartella contenente ciclostilati e materiali intitolati “Gli italiani in Dachau” del maggio ’45. La stessa data era riportata su una seconda cartella, “Disegni campo Dachau”, dalla quale sono emersi i disegni di Music.
Realizzate appena dopo l’arrivo degli Alleati, quando l’artista sopravviveva nel campo in una sorta di quarantena, sopraffatto dall’angoscia che ancora lo torturava, le opere riunite in mostra facevano parte di un corpus più ampio di pezzi che l’artista in parte donò ai compagni sopravvissuti, poi andati dispersi, con la fortunata eccezione del nucleo esposto al Revoltella.
Una volta rientrato in Italia, Music per anni non riuscì a misurarsi con l’angoscioso ricordo del lager. Si dedicò a raccontare l’amata Venezia e i paesaggi dalmati. Sino agli anni Settanta, quando, trascorso un quarto di secolo, riuscì a proporre nella serie “Non siamo gli ultimi”, “l’orrido che è insito nell’uomo”.
A Dachau Music era arrivato nel novembre del ’44. Quell’anno, in occasione di una sua mostra veneziana, aveva conosciuto Ivo Gregorc, che faceva parte della Croce Rossa slovena, impegnata nella resistenza contro i nazisti. Il legame di amicizia non sfuggì alle SS di stanza a Venezia che arrestarono Music con l’accusa di collaborazione con gruppi anti tedeschi. Dopo la detenzione a Trieste fu deportato nel lager in Germania dove rimase per sette mesi, fino al giugno 1945.
I disegni saranno affiancati dalla storica videointervista che 20 anni fa l’artista rilasciò in occasione della sua mostra alla Risiera di San Sabba, rievocando quella deportazione a Dachau.