Wärtsilä: la multinazionale finlandese ferma sulla chiusura dello stabilimento di Trieste. Mobilitazione sindacale
Trieste – Stabilimento Wärtsilä: la multinazionale finlandese non fa alcun passo indietro sulla decisione di chiudere la produzione dello stabilimento di San Dorligo della Valle (Trieste).
È quanto emerso dal tavolo svoltosi mercoledì 27 luglio al Ministero dello Sviluppo Economico a Roma, a cui hanno preso parte le rappresentaze sindacali e le istituzioni regionali, la Confindustria Alto Adriatico, presenti il ministro Giorgetti, l’amministratore delegato della Wärtsilä Håkan Agnevall ed il presidente e managing director Wärtsilä Italia Spa, Andrea Bochicchio.
L’azienda procederà con i licenziamenti e farà proposte per gestire l’impatto degli esuberi, senza però, al momento attuale, presentare un piano concreto. Dopo gli interventi dei partecipanti al tavolo di crisi il ministro ha chiesto un confronto privato con la dirigenza finlandese.
Al termine della riunione sono stati confermati i progetti già comunicati dall’azienda negli scorsi giorni: l’Italia e Trieste rimarranno un polo di attività di ricerca e sviluppo, vendita, project management, sourcing, assistenza e formazione.
Wärtsilä ha confermato la volontà di rispettare la nuova procedura legale e i necessari confronti sui possibili effetti mitigatori.
Consapevole dell’impatto che la manovra avrà sui lavoratori e sull’intera città di Trieste, ha comunicato che ci sarà la possibilità di destinare a nuove mansioni i 450 lavoratori che verranno licenziati.
La fiducia, non solo nei confronti di Wärtsilä ma dell’intera Finlandia, per il ministro Giorgetti, è inevitabilmente incrinata.
Al tavolo si è parlato anche di nazionalizzazione dell’impianto: ad avanzare la proposta sono state le associazioni sindacali e datoriali, promossa anche da autorevoli rappresentanti sindacali di livello europeo; sarebbe necessario però un intervento decisivo da parte del Governo.
Mobilitazione sindacale
I sindacati hanno proclamato uno sciopero per la giornata di giovedì 4 agosto in tutti gli impianti di italiani: Genova, Napoli e Taranto mostreranno il proprio sostegno ai colleghi triestini.
I metalmeccanici dell’UGL, guidati da Roberta Vlahov, rimangono in attesa di un “ripensamento da parte di Wärtsilä”. Il segretario nazionale, Antonio Spera annuncia: “Non resteremo con le mani in mano”.
Il segretario dell’USB, Sasha Colautti, attacca l’atteggiamento arrogante dell’azienda “che si presenta nell’ennesima e brutale ristrutturazione, stavolta con la minaccia della chiusura”. “Abbiamo richiamato il Governo sulle sue responsabilità e sulla necessità di un intervento che rompa il tabù della nazionalizzazione e dell’esproprio”.
Anche Fesica – Confsal appoggia il tema della nazionalizzazione e la CGIL ribatte con la necessità di “elaborare un piano B che preveda importanti investimenti su questa filiera”.
Il comunicato della Regione
Per la Giunta regionale quella di Wärtsilä è una decisione “di carattere politico e non industriale che arreca un grave danno a un settore strategico per il nostro sistema Paese”.
Una scelta definita dal presidente Massimiliano Fedriga “unilaterale”, che ricorda “l’articolato elenco di contributi e garanzie nazionali e regionali di cui l’azienda ha beneficiato negli anni”; situazione che rende la valutazione “ancor più grave e inaccettabile”.
Il governatore ha ribadito che l’unica condizione per poter avviare un dialogo con l’azienda è l’immediato ritiro della procedura di licenziamento dei 450 addetti alla produzione e che verrà interessato il comitato delle regioni e tutte le istituzioni nazionali ed europee, per “denunciare l’atteggiamento predatorio di soggetti privati che, dopo aver usufruito di decine di milioni di euro pubblici, optano per una deindustrializzazione del territorio italiano determinando pesantissime ricadute sul piano economico, occupazionale e sociale”.
Concetti, quelli espressi dal governatore, ribaditi con forza anche dall’assessore regionale al lavoro, che ha garantito il massimo impegno della Regione per vigilare affinché la procedura avviata dall’azienda non venga utilizzata per sottoporre i lavoratori, le loro rappresentanze e le istituzioni a inaccettabili pressioni.