Violenza domestica, la Corte europea condanna l’Italia per violazione dei diritti umani

Strasburgo – La Corte europea dei Diritti umani ha condannato l’Italia per violazione della Convenzione europea dei Diritti umani con la seguente motivazione: “Non agendo prontamente in seguito a una denuncia di violenza domestica fatta dalla donna, le autorità italiane hanno privato la denuncia di qualsiasi effetto creando una situazione di impunità che ha contribuito al ripetersi di atti di violenza, che infine hanno condotto al tentato omicidio della ricorrente e alla morte di suo figlio”.

In particolare è stata rilevata la violazione dell’articolo 2 (diritto alla vita), 3 (divieto di trattamenti inumani e degradanti) e 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione.

Si tratta della prima condanna dell’Italia da parte della Corte per un reato relativo allla violenza domestica. La sentenza diverrà definitiva fra tre mesi se le parti non faranno ricorso.

La sentenza si riferisce alla tragedia consumatasi a Remanzacco, in provincia di Udine, il 26 novembre del 2013.

Andrei Talpis, 49 anni, di origini moldave, durante una lite con la moglie Elisaveta, uccise a coltellate il figlio 19enne Ioan che la stava difendendo, e tentò di assassinare anche la madre.

L’uomo è stato condannato all’ergastolo e si trova attualmente in carcere.

Il sanguinoso epilogo giunse dopo una serie di violenze domestiche che la signora aveva denunciato in più occasioni.

L’uomo era stato fermato diverse volte dalle Forze dell’ordine in stato di ubriachezza e ricoverato per intossicazione da sostanze alcoliche.

Il 5 settembre 2012 la donna aveva sporto denuncia per lesioni, maltrattamenti e minacce, chiedendo alle autorità di proteggere lei e i suoi figli. Interrogata per la prima volta il 4 aprile 2013, aveva mitigato le accuse al marito. Nell’agosto 2013 il caso era stato archiviato.

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