Vinitaly: il FVG rilancia nonostante l’incognita dazi USA. Inaugurato il nuovo stand regionale
Verona – Un nuovo stand più ampio e completamente rinnovato per affrontare le sfide del mercato globale, incertezze sui dazi USA comprese. È con questa strategia che il Friuli Venezia Giulia partecipa alla 57° edizione di Vinitaly, inaugurata domenica 6 aprile a Verona e in programma fino al 9 aprile.
Nel padiglione 6 di Veronafiere, lo spazio “Io Sono Friuli Venezia Giulia: Connessioni d’eccellenza” si estende su 1.500 metri quadrati e ospita 80 aziende vitivinicole regionali selezionate, con oltre 5.700 bottiglie in degustazione. Altri 58 produttori sono presenti con propri stand e sei aziende partecipano in collettiva nel padiglione Bio.
Nel pomeriggio di sabato il padiglione del Friuli Venezia Giulia è stato visitato dai tre ministri dell’Agricolturta e della sovranità alimentare, dei Rapporti con il Parlamento e della Cultura.
Export a rischio con i dazi Trump
Il tema che agita gli stand della fiera è l’incertezza legata ai dazi imposti dalla nuova amministrazione Trump. Gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato di destinazione per i vini friulani, con una quota del 23,6% dell’export totale, pari a oltre 62 milioni di euro. Un mercato che ora appare a rischio.
Secondo l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari, la presenza a Vinitaly di buyer provenienti da tutto il mondo rappresenta “un’enorme opportunità, in una strategia di medio termine, per creare le condizioni e generare alternative su mercati anche nuovi che potranno ampliare la diversificazione ed eventualmente compensare possibili effetti dei dazi americani”.
Numeri in crescita
I dati sull’export del vino FVG, elaborati dalla Camera di commercio di Pordenone-Udine, indicano un valore di circa 250 milioni di euro nel 2023, in crescita dell’8,8% rispetto all’anno precedente. Dopo gli USA, i principali mercati sono Germania (20,4%) e Regno Unito (5,5%), seguiti da Paesi Bassi e Spagna.
Alla fiera sono presenti circa 500 etichette in rappresentanza delle 11 zone Doc e delle due zone Igt del Friuli Venezia Giulia, con 24 diverse tipologie di vini bianchi e rossi.
Critiche dall’opposizione
Non mancano le voci critiche. Cristiano Shaurli, già assessore regionale all’Agricoltura, ha sottolineato come “il rallentamento degli ordini dovuto all’incertezza” si aggiunga ai “preoccupanti dati ufficiali” e ha auspicato che il presidente Fedriga “non si accodi al suo capo Salvini nel ruolo di sostenitore acritico di Trump” ma “si metta personalmente a disposizione delle nostre imprese in difficoltà, con le strutture e le risorse regionali”.
Il modello Triveneto
Un modello interessante presentato a Vinitaly è quello della DOC delle Venezie, che unisce gli areali del Pinot Grigio del Triveneto, attestandosi al primo posto in Italia per produzione di vini fermi. Una denominazione che ha registrato nel 2024 un incremento degli imbottigliamenti pari al 4%, raggiungendo 1,7 milioni di ettolitri, con un volume dell’export più che raddoppiato dal 2017 e una crescita del fatturato del 117%.
Un esempio di integrazione interregionale che vede il Friuli Venezia Giulia protagonista insieme a Veneto e Trentino Alto Adige, con una crescita record della superficie vitata dal 2000 a oggi (rispettivamente: +38%, +53% e +13%).