Vera Gheno protagonista del dibattito sociolinguistico contemporaneo a Latisana in dialogo con Francesca Meneghel e Monica Vadori
Latisana (Ud) – Vera Gheno sarà a Latisana, oggi giovedì 30 gennaio alle 18.00, sarà protagonista di un doppio incontro, organizzato dall’associazione culturale Thesis di Pordenone in collaborazione con il Comune di Latisana, dove presenterà il suo ultimo libro “Grammamanti. Immaginare futuri con le parole” (Einaudi, 2024), negli spazi dell’ex stazione ippica, in dialogo con le docenti Francesca Meneghel e Monica Vadori.
“Le parole sono centrali nelle nostre vite e dischiudono infinite opportunità. Per questo dovremmo instaurare con loro una vera e propria relazione amorosa, sana, libera, matura. Perché le parole ci permettono di vivere meglio e ci danno la possibilità di cambiare il mondo”.
Così afferma Vera Gheno sociolinguista, saggista, divulgatrice di spicco, voce autorevole sul potere trasformativo delle parole, seguitissima sui social, spiegava fra l’altro “come neutralizzare i veleni della rete”), autrice anche del podcast di successo “Amare Parole” che conduce su Il Post.
In mattinata è stata protagonista nel teatro Odeon, alle 11 dove ha portato il monologo “Grammamanti” a oltre 200 studenti delle scuole superiori nell’ambito del progetto “Uguali/diversi”. Rivolto in particolare ai giovani delle scuole superiori – che si propone di sensibilizzare ai valori della cittadinanza attiva, promuovendo una società capace di superare stereotipi e discriminazioni – oltre alle attività specifiche per le scuole, fra spettacoli, laboratori, incontri, il progetto, curato da Emanuela Furlan, esteso in questa edizione a tutto il Friuli Venezia Giulia, prevede anche alcuni appuntamenti aperti a tutti.
Vera Gheno è coinvolta nel percorso “Le parole contano”, che esplora il linguaggio come strumento di inclusione o discriminazione, “Chi può definirsi grammamante? Chi ama la lingua – spiega Gheno – in modo non violento, la studia e così comprende di doverla lasciare libera di mutare a seconda delle evoluzioni della società, cioè degli usi che le persone ne fanno ogni giorno parlando. Essere grammarnazi significa difendere la lingua chiudendosi dentro a una fortezza di certezze tanto monolitiche quanto quasi sempre esili; chi decide di abbracciare la filosofia grammamante, invece, non ha paura di abbandonare il linguapiattismo, ossia la convinzione che le parole che usiamo siano sacre, immobili e immutabili. Perché per fortuna, malgrado la volontà violenta di chi le vorrebbe sempre uguali – ancora Gheno – a loro stesse, le parole cambiano: alcune si modificano, altre muoiono, ma altre ancora, nel contempo, nascono. E tutto questo dipende da noi parlanti: non c’è nessuna Accademia che possa davvero prescrivere gli usi che possiamo farne; siamo noi a deciderlo e permettere il cambiamento. È tempo di smettere di essere grammarnazi e tornare ad amare la nostra lingua, apprezzandola per quello che davvero è: uno strumento potentissimo per conoscere sé stessi e costruire la società migliore che vorremmo”.