Uomini e lupi, una difficile convivenza: in Fvg i branchi sono meno di 10 ma in aumento
Trieste – In attuazione delle direttive comunitarie, in tutta Italia sono vietati la cattura, l’uccisione, il disturbo, il possesso, il trasporto, lo scambio e la commercializzazione del lupo; ciò che è vietato è sanzionabile a livello penale. Ogni intervento di reintroduzione in natura del lupo è effettuato sulla base di studi di fattibilità valutati dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e dietro autorizzazioni rilasciate dal ministero competente. Per i contributi regionali quale indennizzo danni, si deve applicare la normativa europea in materia di aiuti di Stato nel settore agricolo e forestale, che prevede il regime del de minimis. Non c’è spazio per norme regionali, sarebbero incostituzionali; si può fare solo prevenzione, informazione e indennizzo.
Perciò, far credere che si possa risolvere il problema della difficile convivenza tra uomo e lupo uccidendo gli esemplari che si aggirano sul territorio, è una grossa e pericolosa bugia. Ciò che, invece, si può e si deve fare è agire attraverso una rete di informazioni univoche e basate su dati scientifici, da divulgare ad allevatori, agricoltori, cittadini, turisti e a chiunque possa imbattersi in questo come in un altro animale predatore.
Lo ha fatto presente l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari e forestali, Stefano Zannier, come premessa alle audizioni organizzate dalla II Commissione consiliare presieduta da Alberto Budai (Lega), dietro richiesta del collega di partito Luca Boschetti, “sollecitato da diversi allevatori di armenti per conoscere e valutare le azioni da intraprendere appunto per una convivenza con il lupo, animale che si sta avvicinando sempre più anche alle abitazioni”.
Le ragioni degli allevatori
In audizione non sono mancate le esperienze dirette. “Si parla tanto della sicurezza dei lupi, ma non della sicurezza umana”, ha detto Roberto De Prato, rappresentante di un’azienda zootecnica in zona Ravascletto, raccontando gli attacchi ai suoi animali, l’ultimo avvenuto poche sere fa con lo sbranamento di tre capre. “Facciamo tutto in regola, con reti e recinti, noi lasciamo in pace i lupi e così gli orsi, ma loro non lasciano in pace noi”, ha commentato chiedendo maggiori informazioni su come comportarsi.
Luca Petris, allevatore con alpeggio estivo in quota, ha evidenziato come il lupo abbia sempre meno paura, perciò si dovrebbe pensare a una sorta di rieducazione di questo animale alla diffidenza, allo stare lontano dagli insediamenti umani e al poter delimitare la sua presenza a determinate zone, prima che la situazione diventi incontrollabile. “Anche i nostri pascoli devono essere tutelati, altrimenti torneranno all’abbandono”, ha previsto, parlando poi del tabellario dei risarcimenti per la perdita del bestiame, che avviene senza che si tenga conto delle reali spese e del mancato guadagno.
Anche per Alberto Pischiutti, vicepresidente della cooperativa malghesi Carnia-Val Canale, è fondamentale avere notizie precise sul comportamento del lupo, perché oggi non lo sono, mentre sono fondamentali anche per tranquillizzare chi lavora in malga e imparare il giusto comportamento da tenere. Altrimenti si finirà con l’abbandonare la montagna.
Marino Screm, allevatore della Carnia, ha sottolineato che “non siamo sterminatori, ma come va tutelata la specie lupo, dobbiamo tutelare anche la specie allevatore di montagna. Siamo a chiedere la gestione del problema e che ciò avvenga con la nostra diretta partecipazione. Quanto ai rimborsi, oggi non si tiene conto di spese come il recupero della carcassa dell’animale, il suo smaltimento, l’acquisto di nuovi capi, cosa questa che deve avvenire in breve tempo per mantenere la densità obbligatoria del bestiame per ettaro”. Non da ultimo, per Screm si dovrebbero trovare altre tecniche di dissuasione, perché in montagna a volte è impossibile posizionare reti. Si dovrebbe, poi, “intervenire con una modifica di legge almeno per il passaggio che impedisce persino solo di disturbare il lupo, allora tanto vale chiudere ogni attività”.
Dai rappresentanti del mondo agricolo l’allarme è stato che il lupo, che oltretutto si sta avvistando anche in pianura e non solo in montagna, non è l’unico problema, perché riguarda anche l’orso e lo sciacallo dorato. La situazione impone di trovare un nuovo equilibrio, a livello nazionale.
In particolare, per Francesco Chiabai è mancata a lungo la trasparenza sui rischi e sul numero dei casi. Soprattutto, “servirebbero più incontri per discutere del problema tra cittadini, associazioni, Comuni e Regione. E serve un maggiore confronto con i colleghi di Austria e Slovenia (qui è previsto l’abbattimento del lupo). Il numero delle presenze di predatori va calcolato includendo quelli oltre confine”. Altro aspetto, l’utilizzo dei cani da guardiania, che però dovrebbe prevedere la formazione degli allevatori nel possedere questo particolare tipo di cani, affinché non risultino pericolosi, e contributi per stipule assicurative. Quanto ai rimborsi, anche per lui “è inaccettabile il regime del de minimis. E spesso tanti allevatori rinunciano a denunciare gli attacchi, perché le modalità di verifica registrano notevoli ritardi e complicazioni nel riconoscimento del danno”.
Branchi di lupi in aumento in Fvg
Piena disponibilità dall’università di Udine, tramite Stefano Filacorda, per monitoraggi e trovare un sistema di convivenza con questi animali, dal Carso alla montagna. “Ci sarà una riduzione delle aree pascolate, alcuni allevamenti dovranno cambiare gli animali da portare all’alpeggio, perciò ci vogliono trasparenza e informazione tecnica. Per l’orso abbiamo utilizzato il controllo con collare, ma sappiamo che non basta. Ed è vero che il lupo è sempre più vicino agli abitati, questo però non deve creare allarmismo ma una rete di comunicazione. Dobbiamo cercare di cambiare il comportamento dei lupi, anche perché sappiamo che è possibile”.
“La cosa peggiore è lasciare che il problema sia gestito a livello emozionale dagli organi di informazione”, ha commentato Massimo Vitturi, responsabile area nazionale animali selvatici della Lega anti vivisezione (Lav), che ha poi detto delle piattaforme utilizzate da alcune Regioni, a cui potrebbe accedere anche il Friuli Venezia Giulia, basate sul quadro giuridico europeo e che riuniscono allevatori, coltivatori, amministrazioni pubbliche, associazioni ambientaliste, caseifici, carabinieri forestali, per creare la necessaria convivenza uomo/animale. La piattaforma fornisce, poi, anche indicazioni utili sui cani da guardiania e un manuale sulla prevenzione.
Il responsabile del servizio reginale Biodiversità, Gabriele Iacolettig, ha parlato della colonizzazione del lupo in Fvg, cominciata in pianura, e che vedrà un espandersi sul territorio. “Il numero dei branchi – ha detto Iacolettig sollecitato da Chiara Da Giau (Pd) – è di uno ciascuno nei Magredi, Cansiglio, Pedemontana pordenonese, Tarvisiano e 2 o 3 in Carnia; ogni branco è formato da 4 a 6 lupi, ciascuno domina 100/250 chilometri quadrati, ecco perché ci aspettiamo un aumento nei prossimi anni. Dove si insedia un branco, non se ne insedia un secondo, ma certo aumenteranno. Con l’università si sta cercando di catturarli e mettere loro un collare per monitorarli, ma non è facile. Quanto agli indennizzi, si parla di una spesa di circa 25mila euro all’anno e parimenti per la prevenzione”.
Indispensabile la formazione/informazione
“Si tratta di una evoluzione naturale, non indotta da una azione di ripopolamento da parte della Regione Fvg”, ha sottolineato l’assessore Zannier, che ha concluso affermando “la necessità di fornire informazioni tecnico-scientifiche corrette e che non devono promettere interventi impossibili”.
“Per l’aspetto della comunicazione – ha proseguito Iacolettig -, con il Corpo forestale regionale e il servizio Caccia sono in atto diversi incontri formativi, la divulgazione di informazioni alla cittadinanza e lo studio di azioni di convivenza con i predatori. Tutte le Regioni alpine sono impegnate in un tavolo di confronto con il Governo, per un Piano di gestione dei grandi carnivori e le necessità dell’uomo. Quanto agli indennizzi, si sta valutando una forma diversa dal de minimis tarata sull’indennità, ma ci vorrà molto tempo”.
La Lega in favore dell’abbattimento
Quasi tutti in linea gli interventi dei consiglieri, da Chiara Da Giau e Sergio Bolzonello (Pd) a Ilaria Dal Zovo e Cristian Sergo (M5S), sulla necessità di implementare la campagna di informazione sui comportamenti da adottare e la divulgazione dei dati. Unica voce fuori dal coro, Stefano Mazzolini (Lega), che dopo aver raccontato una sua recente esperienza con i lupi davanti a casa, nel Tarvisiano, ha affermato di essere “in favore di un piano di controllo e abbattimento dei lupi. A oggi, le norme non tutelano chi vive e chi lavora in montagna”.