Ulteriori approfondimenti sulla morte della signora Liliana Resinovich: esame del Dna potrebbe dare risposte

Le ultime analisi degli esperti sul corpo della vittima potrebbero dare una svolta decisiva al caso della morte della signora Liliana Resinovich. La cosiddetta “super perizia” ha individuato tracce di DNA sui reperti raccolti, compresi indumenti e sacchi di plastica trovati sul corpo, e le analisi avanzate di sequenziamento ultramassivo potrebbero permettere di identificare un soggetto diverso dalla vittima. Un elemento che, se confermato, rafforzerebbe l’ipotesi di un omicidio, smentendo definitivamente la tesi iniziale del suicidio.

Nel dicembre 2021 la signora Liliana Resinovich, 63 anni, scomparve in circostanze misteriose e il suo corpo fu ritrovato il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste. La donna era stata rinvenuta avvolta in due sacchi di plastica e con buste di nylon a coprire la testa. Inizialmente, le indagini conclusero per un suicidio per asfissia, ipotesi che però venne presto messa in discussione a causa di dubbi e incongruenze sollevate dai tecnici forensi.

Recentemente è stata condotta una “super perizia” che sta rivalutando l’intero caso. Le nuove evidenze suggeriscono che la causa della morte potrebbe essere riconducibile a un’azione violenta, con la possibilità che il decesso sia avvenuto a seguito di un’aggressione. A supporto di questa tesi, il corpo di Resinovich è stato riesumato nel febbraio 2024 per consentire una nuova autopsia.

Nel corso degli accertamenti gli inquirenti hanno sentito il marito Sebastiano Visintin e l’amico Claudio Sterpin, ma allo stato non sono emerse finora prove concrete che li colleghino direttamente alla morte della signora Resinovich. Un elemento cruciale nelle indagini è rappresentato dall’analisi del DNA: sono stati infatti rinvenuti capelli e peli su alcuni indumenti, residui sui sacchi che avvolgevano la testa. Questi reperti costituiscono potenziali fonti per identificare la presenza di terze persone coinvolte nell’evento.

La super perizia ha suggerito l’uso di tecnologie di sequenziamento ultramassivo (NGS), ritenute estremamente precise, per cercare di ottenere un profilo del DNA di un eventuale aggressore. Tuttavia, il materiale genetico ritrovato è in minima quantità e c’è il rischio di contaminazioni avvenute nelle prime fasi delle indagini. La perizia, che conta oltre 200 pagine, è al vaglio del pubblico ministero Ilaria Iozzi, nuova titolare del fascicolo, la quale ha a disposizione anche il materiale raccolto immediatamente dopo il decesso.

Le conclusioni del lavoro tecnico parlano chiaro: le evidenze non supportano l’ipotesi del suicidio. Gli esperti hanno evidenziato come i reperti siano compatibili solo con una dinamica omicida, caratterizzata da una soffocazione meccanica esterna che ha causato lesioni contusive al capo, alla mano destra e, probabilmente, ad altre parti del corpo: torace e arti.

Secondo la perizia, la morte si colloca con elevata probabilità nella mattinata del 14 dicembre 2021, giorno in cui Resinovich scomparve, ed è molto probabile che il corpo non sia stato spostato dal luogo in cui è stato trovato. Inoltre, non sono emersi elementi che facciano ipotizzare una procedura di congelamento.

“Nuovi sviluppi imminenti – riporta l’agenzia ANSA – sarebbero prematuri e allo stato non risulterebbero provvedimenti di misure cautelari”.

 

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