Trieste, sgominata una rete di trafficanti turchi: otto arresti per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina
Trieste – Si è conclusa l’operazione di polizia internazionale denominata “Turkish Shuttles”, condotta dalla Polizia di Frontiera di Trieste, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia e della locale Procura della Repubblica, che ha portato all’arresto di otto cittadini turchi accusati di aver favorito l’ingresso illegale in Italia di migranti attraverso la rotta balcanica.
Ne dà notizia un comunicato stampa diffuso mercoledì 23 aprile dalla Polizia di Frontiera del capoluogo.
Le indagini, avviate nella primavera dello scorso anno e coordinate dal procuratore facente funzione Federico Frezza, sono partite dopo una serie di arresti lungo la fascia confinaria del Friuli Venezia Giulia. Gli agenti avevano intercettato diversi cittadini turchi mentre trasportavano piccoli gruppi di migranti, in prevalenza di origine turco-curda e cinese, appena entrati in Italia dalla Slovenia.
Attraverso una complessa attività investigativa, la Squadra di Polizia Giudiziaria ha ricostruito l’intero schema del traffico, scoprendo un flusso organizzato di migranti irregolari, spesso nuclei familiari con minori, che arrivavano in aereo ai confini esterni dell’Unione Europea, principalmente in Bosnia ed in parte anche in Serbia, dove potevano entrare senza visto. Da lì venivano trasportati attraverso Bosnia, Croazia e Slovenia fino a Trieste, spesso in condizioni di grave pericolo, come nel caso di un bambino di sei anni trovato nascosto nel bagagliaio di un’auto già sovraffollata.
Il costo complessivo del viaggio dalla Turchia all’Italia variava tra i 4.000 e i 6.000 euro. Ma il confine italiano rappresentava solo una tappa: la meta finale era quasi sempre la Germania, dove è presente una numerosa comunità turco-curda. Proprio in Baviera, l’organizzazione noleggiava le auto utilizzate per i trasporti, coinvolgendo complici residenti in loco che percorrevano migliaia di chilometri per prelevare i migranti nei Balcani.
Tra gli otto arrestati, sette sono stati fermati al momento dell’ingresso in Italia dalla Slovenia. L’ottavo, considerato il principale organizzatore del traffico, è stato catturato in febbraio al confine tra Turchia e Bulgaria grazie alla collaborazione con la polizia bulgara, in esecuzione di un mandato d’arresto europeo emesso dal GIP di Trieste. L’uomo è stato poi estradato in Italia a marzo.
A questi si aggiungono altri tre cittadini turchi arrestati lo scorso maggio a Spalato dalla polizia croata, con cui le autorità italiane avevano avviato un’intensa cooperazione investigativa. Complessivamente, sono 44 le persone indagate per ingresso illegale in Italia, due le denunce per favoreggiamento dell’immigrazione irregolare.
Durante l’indagine è emerso anche che alcuni autisti del gruppo criminale utilizzavano passaporti turchi speciali, rilasciati a ex dipendenti pubblici o loro familiari, per passare più facilmente i confini. Inoltre, per evitare controlli, i veicoli impiegati venivano spesso preceduti da “staffette” incaricate di monitorare la presenza delle forze dell’ordine.
Dieci i mezzi sequestrati, alcuni dei quali saranno probabilmente destinati alle forze di polizia, secondo quanto previsto dalla normativa sull’immigrazione.
L’operazione ha coinvolto, oltre agli investigatori italiani, anche la polizia croata e bulgara, un esperto per l’immigrazione della Polizia di Stato ad Ankara e un ufficiale tedesco della Bundespolizei distaccato a Trieste, confermando l’importanza della cooperazione internazionale nel contrasto ai traffici di esseri umani lungo la rotta balcanica. La polizia federale tedesca di Potsdam ha già avviato accertamenti sul territorio per indagare su eventuali ramificazioni della rete in Germania.