“This is real”: a Pordenone Le Voci dell’Inchiesta XI edizione, focus sulla Siria
Pordenone – Giovedì 12 aprile a Cinemazero (piazza Maestri del lavoro, 3) lo sguardo sul reale fornito dall’anteprima nazionale di Aleppo’s Fall (ore 17.45) si dimostra purtroppo di agghiacciante attualità dopo le ennesime, orribili immagini dalla Siria di questi giorni, in cui si vedono donne e bambini vittime delle armi chimiche nel recente attacco nella zona di Ghouta.
La testimonianza di Nizam Najar e la visione del suo documentario sono un compendio della straziante situazione che da anni stravolge le vite di queste persone. In questo lavoro infatti emerge chiaramente lo schiacciante divario nello scontro fra la forza dirompente del dittatore sostenuto dall’estero e la difficile coesione delle truppe ribelli, dove il ritratto della caduta della città simbolo di questa guerra, che lo stesso regista ha dovuto lasciare per vivere in esilio in Svezia, non lascia immaginare rapide soluzioni.
Ma la seconda giornata de Le Voci dell’Inchiesta mostra anche l’anima retrospettiva del festival.
Si inizia alle 10.30 con un omaggio al maestro del documentario italiana Folco Quilici e il suo più amato e iconico classico: “Fratello mare”, con l’intervento di Fabio Francione (scrittore, curatore e critico cinematografico) e l’attualizzazione del tema dell’inquinamento marino fornito dalla presenza degli esperti di ARPA LaREA FVG Francesco Cumani e Daniele Della Toffola.
Alle 17.30 il primo appuntamento con la retrospettiva curata da Roberto Calabretto sul Luigi Nono compositore per documentari, una pagina dimenticata che il festival ha invece voluto valorizzare con una selezione di opere che verranno introdotto dal curatore e commentate anche da Claudio Olivieri, responsabile ricerche e conservazione dell’AAMOD – Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e democratico. Sullo schermo L’offensiva del Tet del Collettivo cineasti del fronte di liberazione del Vietnam del Sud del 1969 (28′) – su uno dei più drammatici scontri del popolo vietnamita contro americani e regime di Saigon –, L’Arno è anche un fiume di Vittorio Togliatti (1968, 27′) – sull’alluvione del ’66 –, Crimini di pace. I pendolari della morte bianca di Gian Butturini (1975, 34′), tratto dall’omonimo libro di Franco e Franca Basaglia Ongaro.
Alle 20.45 il lirico lavoro di Jõao Moreira Salles In the Intense Now, in cui il regista riutilizza i “film di famiglia” girati dalla madre in Cina nel 1966 durante la fase più acuta della Rivoluzione Culturale, tessendo un intreccio che collega queste colorate immagini a quelle degli eventi del maggio parigino, della Cecoslovacchia e del Brasile. Questo autore rappresenta perfettamente lo sconfinamento del genere documentario verso altri ambiti, che lambiscono l’arte, come avrà modo di dimostrare Marco Bertozzi – film-maker e storico del cinema – che commenterà la visione introducendo anche il suo ultimo libro: Documentario come arte. Riuso, performance, autobiografia nell’esperienza del cinema contemporaneo, pubblicato con Le Voci dell’Inchiesta per le edizioni Marsilio.
Sul confine tra arti si pone certamente anche Theatre of war (ore 16.15) in cui la regista teatrale Lola Arias mette a confronto reduci inglesi e argentini della guerra Falkland/Malvinas per rielaborare e ricomporre i traumi attraverso un progetto artistico-catartico. The workers cup (ore 14.30) mostra il lato nascosto dei mondiali di calcio 2022 a cui il Qatar si sta preparando occupando oltre un milione e mezzo di uomini, principalmente da India, Nepal, Bangladesh, Filippine e Africa. Oltre alle loro storie Adam Sobel gli regala un momento di gloria: portare in tutto il mondo il paradossale torneo di calcio tra i lavoratori delle diverse aziende.
Come ogni giorno, in Mediateca sono disponibili le postazioni per sperimentare la Realtà Virtuale e curiosare nel Bookshop, mentre alle 19.45 al Nifty (davanti a Cinemazero) ci sarà l’appuntamento con la musica jazz curato da Flavio Massarutto, che giovedì vedrà gli 88_4: le quattro mani di Rudy Fantin e Mauro Costantini su organo Hammond e Fender Rhodes Mk1, per dare vita alle musiche originali di Mauro Costantini, contaminate con echi classici, gospel, blues, jazz e pop.