Tende nel parco del Rettorato, gli studenti di Udine protestano: ateneo indifferente a richieste su Palestina

Udine – Nel pomeriggio di martedì 28 maggio un gruppo di studenti dell’Università degli Studi di Udine ha piantato le tende nel parco di palazzo Antonini-Maseri, dove si trova il Rettorato, per protestare contro la mancata considerazione di alcune richieste aventi a tema il conflitto in corso nella striscia di Gaza.

Nella mattinata, durante la seduta del Senato Accademico, una rappresentante degli studenti nell’Organo aveva portato tra le comunicazioni le seguenti richieste, votate all’unanimità dal Consiglio studentesco durante la scorsa seduta:

– Che l’Ateneo esprima una posizione di solidarietà alla popolazione civile Palestinese come richiesto dalla “Mozione di solidarietà alla popolazione civile palestinese e richiesta di azioni a sostegno di una giusta pace“ presentata a Febbraio 2024

– Che l’Ateneo metta in atto, secondo le sue possibilità, le iniziative in sostegno alla popolazione Palestinese proposte nella suddetta mozione

– Che l’Ateneo pubblichi una lista delle collaborazioni in corso con Università ed enti israeliani di ricerca, in particolare nell’ambito dell’apparato della guerra, al fine che vengano rese note e discusse.

Prima della comunicazione, il Rettore aveva lasciato la seduta in segno di dissenso.

Il comunicato degli studenti

“Come UDU – scrivono gli studenti in una nota – crediamo che sia di impareggiabile gravità che le richieste di studentesse e studenti non solo non vengano ascoltate, ma che siano osteggiate apertamente tramite parole ed azioni. Che l’Università non valuti nemmeno un’apertura ai temi di solidarietà alla Palestina è noto da quando la nostra mozione è stata respinta senza nemmeno essere discussa, ma stavolta le richieste non sono solo state disattese ma proprio inascoltate dal Rettore”.

“Questa ulteriore chiusura arriva dopo l’incontro tra la Presidente della CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università italiane) e la Presidente del CNSU (Consiglio nazionale degli studenti universitari), terminato con la presa di posizione della prima a favore del cessate il fuoco immediato, in tendenza con il progressivo cambio di paradigma in molti Atenei italiani, che hanno fatto proprie le risoluzioni di pace e solidarietà del loro corpo di rappresentanza studentesco. A questo punto ci chiediamo: quanto sangue deve essere versato in Palestina prima che il nostro Ateneo prenda una posizione?”

“Sono 40 mila le persone che ad oggi sono state uccise nella Striscia di Gaza e Cisgiordania. Il nostro Paese e le sue istituzioni continuano a collaborare con gli stessi artefici di questo genocidio.
Come studentesse e studenti non possiamo accettare che a questo massacro possano contribuire progetti di ricerca e sviluppo di armi e tecnologie belliche dell’Università degli Studi di Udine”.

“La nostra comunità non può far altro che chiedere nuovamente all’ateneo di Udine di denunciare il genocidio in atto e di cessare immediatamente i progetti di ricerca e le collaborazioni con aziende belliche e di cybersicurezza italiane e israeliane. Chiediamo inoltre che vengano approvate delle borse di studio ad hoc per studentesse e studenti palestinesi”.

“Il 15 maggio scorso si è ricordato il 76esimo anno della Nakba palestinese. Sono decenni di oppressione, soprusi, crimini di guerra e contro l’umanità costanti che costringono a vivere il popolo della Palestina in uno stato di terrore e apartheid”.

“La lotta per l’esistenza che porta avanti il popolo palestinese noi continueremo a combatterla con il mezzo che meglio conosciamo: la conoscenza”.

Così conclude la nota degli studenti: “Sono passati mesi da quando è stata affossata la mozione delle rappresentanti di studentesse e studenti che chiedevano all’università di prendere posizione netta contro l’offensiva israeliana, non tanto a parole quanto nei fatti. Questa mattina, durante la seduta del Senato accademico, quando la rappresentanza ha riproposto il tema, il rettore ha di nuovo chiuso la porta al dialogo, uscendo dall’aula per non ascoltare il punto”.

“Di fronte all’indifferenza del Rettore noi abbiamo messo le tende in palazzo Antonini”.

 

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