Sindacati: aggressioni a medici e infermieri conseguenza della crisi del Servizio Sanitario
Udine – Da quando è avvenuta l’ennesima e più grave delle aggressioni al personale sanitario – il tentato omicidio di una guardia medica a Udine – sindacati ed esponenti politici invocano adeguate misure di protezione. E, soprattutto, interventi significativi a sostegno del Sistema sanitario nazionale.
Vista “la grave crisi che sta investendo il Servizio sanitario nazionale, con liste d’attesa infinite, pronto soccorso affollati, carenza di posti letto e di personale ed assistenza territoriale limitata, la situazione – afferma Guido Quici, presidente del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed – non potrà che peggiorare. Dunque l’esasperazione e la rabbia dei pazienti non potranno che aumentare, insieme al rischio di un aumento delle azioni violente”.
Le aggressioni in corsia sono “un fenomeno in crescita e sempre più insopportabile, che va arginato inviando nelle strutture ospedaliere le Forze dell’Ordine, eventualmente anche l’esercito, per garantire l’ordine pubblico”.
“Militarizzare i luoghi di cura potrà apparire una misura esagerata, ma ci troviamo di fronte ad un’emergenza che richiede un intervento straordinario. Proponiamo allora l’avvio di un’operazione ‘Ospedali sicuri’, sulla scia di ‘Strade sicure’, per tutelare il personale sanitario e disincentivare le azioni violente”.
“Questi drammatici episodi – afferma da parte sua il Segretario Nazionale di UGL Salute – sono solo la punta di un iceberg che vede i professionisti indifesi ed esposti a un’escalation di aggressioni in tutta Italia. Il prossimo 12 marzo si celebrerà, per il secondo anno dalla sua istituzione, la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari. La UGL chiede al Governo, e nello specifico al Ministro della Salute Orazio Schillaci, che si arrivi a questo appuntamento avendo dato a chi è impegnato in prima linea risposte concrete per la propria sicurezza ed incolumità. L’inasprimento delle pene per chi commette violenza sugli operatori sanitari non è bastato. Bisogna intervenire rapidamente per il ripristino in ogni struttura dei posti fissi di pubblica sicurezza in funzione 24 ore su 24”.
“I Pronto Soccorso vanno isolati dal transito di persone esterne e, soprattutto, ribadiamo la nostra richiesta di creazione di un Daspo sanitario. Questo deve prevedere un provvedimento immediato che porti all’ allontanamento dalle strutture sanitarie dei soggetti coinvolti in base ai comportamenti da loro tenuti ed una sanzione amministrativa con cure mediche e medicinali a totale carico di chi si renda protagonista di episodi di violenza. Lavorare per vivere, la campagna che la UGL promuove da tempo per la sicurezza sui luoghi di lavoro, è uno slogan che vogliamo diventi una battaglia di civiltà” conclude Giuliano.
Il quotidiano Nurse24 denuncia che “secondo gli ultimi dati Inail in 5 anni, dal 2016 al 2020, sono stati 12mila gli infortuni sul lavoro per il personale sanitario registrati come violenze, aggressioni e minacce, con una media di circa 2.500 l’anno. Le aggressioni (fisiche e/o verbali) sul posto di lavoro colpiscono mediamente in un anno un terzo degli infermieri – la categoria professionale più numerosa del Servizio sanitario nazionale e della Sanità in generale – il 33%, dunque circa 130mila casi, con un “sommerso” non denunciato all’Inail di circa 125mila casi l’anno. Il 75% delle aggressioni riguarda donne.
La violenza è nella maggior parte dei casi legata alla carenza di personale e alle sue conseguenze sui servizi: un’assistenza efficiente (con la riduzione del rischio di mortalità fino al 30%) si ha con un rapporto infermiere/paziente 1 a 6; ad oggi, invece, il rapporto medio nazionale è 1 a 12.
Tutto questo incide pesantemente anche sul fenomeno dell’abbandono della professione; in Italia il 36% degli infermieri dichiara di voler lasciare il luogo di lavoro entro 12 mesi; di questi il 33% dichiara di voler lasciare la professione, dato che corrisponde a circa l’11% del campione generale.
Il ministro Schillaci
Sull’accaduto è intervenuto anche il ministro della Salute Orazio Schillaci: «Episodi di aggressione fisica e verbale a medici e infermieri, come quelli che si ripetono con sconcertante frequenza, non sono più ammissibili – si legge nella nota. – Al personale sanitario va tutta la mia solidarietà e vicinanza.
«Il ministero della Salute metterà in atto tutte le iniziative necessarie a tutelare la loro incolumità», ha dichiarato ancora Schillaci, che ha chiesto di potenziare «le attività di monitoraggio e prevenzione dell’Osservatorio nazionale così come intendo rendere nuovamente operativo il Comitato nazionale per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive».
Il Piano nazionale della prevenzione, poi, prevede «una specifica azione centrale proprio in tema di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori».