Siccità, si scruta con ansia il cielo in attesa delle piogge annunciate. Fiumi e laghi mai così a secco
Udine – Gli agricoltori attendono con ansia le piogge annunciate dai metereologi per le giornate di martedì 14 e mercoledì 15 marzo, essenziali per salvare le semine primaverili di mais, girasole e soia ma anche le coltivazioni in campo a rischio dopo un lungo periodo di siccità.
Le piogge sarebbero una boccata di ossigeno per le campagne a secco in un 2023 che si classifica fino ad ora al Nord come il più bollente di sempre con una temperatura di 1,44 gradi superiore la media storica.
L’anomalia riguarda in realtà l’intera Penisola dove la temperatura è stata comunque superiore di 0,76 gradi nei primi due mesi dell’anno, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Isac Cnr che rileva le temperature in Italia dal 1800 che evidenzia anche precipitazioni al di sotto della media nel primo bimestre dell’anno dopo un 2022 in cui è caduto il 30% di pioggia in meno.
In Friuli Venezia Giulia nel 2022 gli apporti delle piogge si sono attestati sempre abbondantemente sotto la media mensile. Le falde si sono mantenute a livelli minimi e i bacini montani hanno immagazzinato appena il 38% del volume massimo immagazzinalbile. Il 2022 risulta il più critico degli ultimi 20 anni (dati tratti dal report “Stato delle risorse idriche in Friuli Venezia Giulia”).
Dalle precipitazioni – sottolinea la Coldiretti – dipendono le scelte delle aziende agricole che si stanno spostando da mais e riso verso colture come soia e frumento. Per le semine del riso si stima un taglio di 8mila ettari e risultano al minimo da 30 anni.
L’annunciato ritorno delle piogge è importante per dissetare i campi resi aridi dalla siccità e ripristinare le scorte idriche nei terreni, negli invasi, nei laghi, nei fiumi ma si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico.
Gli effetti sono evidenti con i grandi laghi che hanno ora percentuali di riempimento che vanno dal 19% del lago di Como al 36% del lago di Garda fino al 40% di quello Maggiore. Il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è a -3,2 metri.
Nella nostra regione il fiume Tagliamento è in gravissima sofferenza. Attualmente il livello idrometrico del fiume è inferiore a quello del 2022, che era già ai minimi storici.
La situazione attuale – si legge ancora nel Report sulle risorse idriche del FVG – vede il prolungarsi della situazione di crisi idrica, la mancata ricarica dei bacini montani, il livello delle falde che risulta ancora a livelli minimi e i corsi d’acqua in magra. Infine, anche il manto nevoso attualmente presente non è particolarmente abbondante, con conseguente contributo in acqua non così significativo.
“Gli agricoltori italiani sono impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “con l’Italia che perde ogni anno l’89% dell’acqua piovana abbiamo elaborato con Anbi il progetto laghetti per realizzare una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando è necessario ai cittadini, all’industria e all’agricoltura”.