“Senti che vento!”: il Magazzino dei Venti propone un’originale installazione sonora alla finestra
Trieste – Il Magazzino dei Venti del Museo della Bora non riapre ancora, però in qualche modo riparte. Con una nuova installazione esterna fruibile da tutti, semplicemente, dal proprio telefonino.
Si tratta di una piccola e leggera mostra all’aria aperta che si sviluppa sulle finestre del Magazzino dei Venti di via Belpoggio, 9. Una mostra senza orari, sempre aperta, visitabile semplicemente passando di là.
“Senti che vento!” si compone di una serie di 5 pannelli che invitano all’ascolto di una serie di suoni, voci e rumori che fanno parte dell’Archivio del Museo della Bora e del Vento. È una minima parte del patrimonio di questa eolica istituzione che nel 2019 ha festeggiato i suoi vent’anni.
Una piccola mostra da ascoltare. Basterà fare, attraverso il proprio telefonino, la scansione dei QR code presenti sui pannelli, per sentire ricordi, udire refoli, immaginare altri luoghi e altri venti. Questi suoni, una volta acquisiti, si potranno ascoltare direttamente sul posto oppure altrove, senza fretta.
Con questo esperimento, l’Associazione Museo della Bora, abituata a lavorare con le idee e con le proprie energie, ancora una volta prova a fare di necessità virtù per valorizzare un tema che in questi anni ha incuriosito in modo crescente i visitatori della città oltre che i triestini.
Lo spazio del Magazzino dei Venti, che nel 2019 aveva avuto ben 1500 visitatori, è troppo piccolo per ripartire con le visite a pieno regime. E quando ripartirà lo farà con il contagocce. Ma ripartirà, statene certi.
Per l’Associazione Museo della Bora questa mostra vuole essere un modo nuovo di condividere il proprio patrimonio con la cittadinanza, mettendo insieme ancora una volta “memoria e creatività” per parlare della bora e del vento.
A proposito di memoria, sul canale YouTube del Museo della Bora è stata pubblicata la prima intervista della serie “Refoli di memoria”, filmata da Simone Cester, con protagonista il professor Elio Polli, che racconta la bora e suo padre, Silvio Polli, per anni direttore dell’Istituto Talassografico.
L’Associazione Museo della Bora non si ferma e prossimamente promette nuove sorprese. Nuove robe di bora!