Scoperta rete neonazista con cellule diffuse sul territorio nazionale. Perquisizioni anche a Pordenone e Trieste
Bologna – Il 4 dicembre un’operazione di polizia di rilievo nazionale ha portato all’arresto di 12 membri della rete neonazista diffusasi in Italia con il nome di “Werwolf Division”. L’azione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Bologna, ha interessato diverse città italiane, con un totale di 25 perquisizioni effettuate a Bologna, Bari, Brindisi, Milano, Trieste e Pordenone.
L’indagine ha svelato l’esistenza di un’organizzazione con ramificazioni ampie, che sfruttava anche il web per diffondere ideologie estremiste e reclutare adepti, utilizzando piattaforme come Telegram per promuovere propaganda neonazista.
I 12 arrestati devono rispondere di accuse gravi, tra cui associazione con finalità di terrorismo, propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa.
Durante i blitz sono stati sequestrate armi, oltre a materiali di propaganda che facevano esplicito riferimento al nazismo e alla supremazia razziale. Gli investigatori hanno accertato che la “Werwolf Division” non si limitava alla propaganda ideologica, ma pianificava azioni concrete e violente.
Tra gli obiettivi del gruppo figuravano attentati contro figure pubbliche di rilievo, inclusa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, insieme ad altre personalità percepite come ostili alla loro visione suprematista. La finalità ultima era destabilizzare l’ordine democratico per instaurare un regime autoritario basato sui principi dell’ideologia nazista.
Un elemento distintivo di questa indagine è stata la sua portata geografica. Nonostante il Friuli Venezia Giulia sia tradizionalmente considerata una regione meno esposta a fenomeni di estremismo, le perquisizioni effettuate a Trieste e Pordenone hanno dimostrato che anche localmente si annidano cellule suprematiste, a conferma di un fenomeno capillare e diffuso in tutta Italia. L’operazione della DDA si inserisce così in un contesto più ampio di contrasto ai gruppi estremisti che minacciano la sicurezza pubblica e la tenuta democratica del Paese.
La denominazione “Werwolf Division” richiama direttamente i gruppi paramilitari dell’epoca nazista, che operavano con strategie di guerriglia per sostenere il regime hitleriano. Questa scelta di nome, insieme alla simbologia e agli armamenti ritrovati, sottolinea l’intento di emulare quelle organizzazioni storiche, adattandone gli obiettivi alla realtà contemporanea. Le autorità italiane hanno ribadito il loro impegno a smantellare reti simili, considerate una delle principali minacce terroristiche interne.