Sciopero del trasporto pubblico locale venerdì 4 febbraio
Trieste – La segreteria regionale dell’USB (lavoro privato, settore trasporti) ha aderito allo sciopero nazionale dei lavoratori proclamato per venerdì 4 febbraio.
Lo sciopero di 4 ore, nel rispetto delle fasce orarie di garanzia previste dagli accordi territoriali, interesserà il personale viaggiante e il personale tecnico e amministrativo secondo le seguenti modalità:
AREA ISONTINA (APT)
Servizio urbano di GORIZIA, MONFALCONE, GRADO e servizio extraurbano linee: G01 – G02 – G03 – G04 – G06 – G07 – G08 – G09 – G21 – G22 – G23 – G24 -G25 – G26 – G28F – G28V – G51 – G55 – G56 – G57 – G58 – G58C – G59
NON SARANNO GARANTITI i collegamenti nella fascia oraria dalle ore 17.01 alle ore 21.00
Le corse in viaggio al momento dell’inizio dello sciopero proseguiranno fino al capolinea di destinazione.
Le biglietterie di Gorizia, Monfalcone e Grado svolgeranno servizio regolare.
SERVIZIO URBANO DI TRIESTE (Trieste Trasporti)
NON SARANNO GARANTITI i collegamenti nella fascia oraria dalle ore 18.00 alle ore 22.00
Per il personale tecnico e amministrativo, lo sciopero riguarderà le ultime 4 ore di servizio. Nelle fasce orarie indicate potrebbero pertanto verificarsi disagi sia al servizio di trasporto e sia agli sportelli per il pubblico.
Motivazioni dello sciopero
Lo sciopero è proclamato per richiedere al governo “un serio e credibile piano economico di investimenti mirato al superamento delle criticità strutturali dei servizi pubblici essenziali, quali i trasporti, la scuola e la sanità”.
“Venerdì 4 febbraio – scrive il sindacato – il trasporto locale sciopera per un servizio pubblico dignitoso, la sicurezza e il reddito: basta precarietà e sfruttamento”.
“Negli ultimi due anni, quelli della pandemia che ha piagato un Paese già debilitato, i lavoratori del trasporto pubblico locale sono stati le vittime sacrificali di un indecoroso balletto di provvedimenti contraddittori, in assenza di controlli e protezioni contro il contagio, sullo sfondo di un panorama di aziende allo sfascio per precise volontà politiche. L’unico, aleatorio strumento fornito ai lavoratori è stato l’introduzione dell’obbligo del green pass, individuato come magico toccasana per un settore che, invece di lavoratori-sceriffi del Covid, ha bisogno di investimenti cospicui, assunzioni e internalizzazioni”.
“In questo, c’è stato un allineamento totale alla politica dei governi sui servizi pubblici essenziali, con la rimozione degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori dal processo di “rilancio economico” millantato da Draghi. Lo sblocco dei licenziamenti sostenuto anche da Cgil Cisl Uil ha dato il via ad una ondata di esuberi, delocalizzazioni e ristrutturazioni pesantissime”.
“Non bastassero gli aumenti che stanno falcidiando ulteriormente salari e pensioni, già tra i più poveri d’Europa, – concludono i promotori dell’agitazione – la manovra di bilancio dirotta quasi tutte le risorse sulle imprese, lasciando i lavoratori senza sostegno economico. Nulla viene destinato al reddito di emergenza o alla cassa integrazione, compresa quella Covid, proprio mentre centinaia di aziende attuano o minacciano licenziamenti di massa”.