Sanità privata accreditata: Assosalute risponde all’assessore Riccardi

Trieste – Il presidente di Assosalute, Claudio Riccobon, replica alle dichiarazioni dell’assessore regionale alla Sanità, Riccardo Riccardi, rilasciate ad alcuni organi si stampa locali, in merito alla decisione delle strutture sanitarie private accreditate di sospendere, dal 1° marzo, le prenotazioni in regime di convenzione con il Servizio Sanitario Regionale (SSR).

Tariffe ferme da 20 anni e ora tagliate fino al 60%

“Siamo d’accordo sul fatto che i bisogni dei cittadini siano la priorità e che il pubblico stabilisca regole e tariffe, ma è doveroso spiegare la situazione nella sua interezza” afferma Riccobon.

“Le tariffe riconosciute alle strutture private accreditate per le prestazioni in convenzione sono ferme da 20 anni. Dal 29 dicembre, per molte di esse, abbiamo subito decurtazioni dal 20 al 60%. Nel frattempo, i costi sono aumentati su tutti i fronti: personale, energia, materiali, manutenzione e adempimenti amministrativi. Noi non chiediamo aumenti, ma almeno il mantenimento delle tariffe attuali. Tagliarle significa ignorare la realtà e non tutelare i cittadini.”

La Regione FVG poteva agire diversamente

Secondo Assosalute, la Regione Friuli Venezia Giulia avrebbe potuto adottare un’altra strategia: “Essendo autonoma nella gestione della spesa sanitaria, la Regione aveva la possibilità di derogare all’applicazione delle nuove tariffe. Il Veneto, per esempio, ha prorogato di tre mesi il vecchio tariffario, mentre la Lombardia ha scelto di non applicarlo.”

“Da due mesi chiediamo un confronto per far comprendere le nostre difficoltà e trovare una soluzione. Invece, apprendiamo dalla stampa che si preferisce prolungare i tempi per il rinnovo dell’accordo triennale, scaduto, senza un dialogo concreto con chi conosce davvero l’incidenza dei costi.”

Disparità tra pubblico e privato

Riccobon sottolinea anche le differenze nel sistema di finanziamento tra strutture pubbliche e private accreditate: “Le strutture pubbliche ricevono fondi sulla base della spesa storica, con incrementi annuali e finanziamenti per nuove tecnologie e ammodernamenti. Il privato accreditato, invece, deve sostenere tutto con le tariffe percepite. Se applicassimo lo stesso criterio alle strutture pubbliche, quanto reggerebbe il sistema?”

Un tavolo di confronto per tutelare la qualità dei servizi

“Al privato accreditato si chiede di investire in tecnologia e competenze per garantire elevati standard qualitativi. Ma ridurre tariffe ferme da 20 anni significa soffocare il settore e compromettere la qualità dei servizi.”

“Se una visita specialistica da 30 minuti viene rimborsata 29 euro, mentre il costo orario di un medico è di 65 euro, il valore della prestazione è sottostimato. A questo si aggiungono le spese per ambulatori, attrezzature, materiali, personale di supporto, energia e riscaldamento.”

“Condivisa questa realtà, auspichiamo di essere coinvolti in un tavolo di lavoro con la Regione per trovare una soluzione condivisa, che garantisca la sostenibilità del sistema e la tutela della salute dei cittadini.”

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