Rugby Udine Fvg, un anno sabbatico per la “bandiera” Matteo Pevere

Udine – Al momento della resa dei conti la formazione Cadetta della Rugby Udine Fvg ha saputo tirare fuori tutte le abilità e la determinazione necessarie per portare a casa un obbiettivo che ad un certo punto della stagione sembrava compromesso, la permanenza in serie C1. Lo sottolinea con orgoglio Matteo Pevere, il coach che ha guidato la squadra negli ultimi 3 campionati. Il popolare “Pepe”, classe 1978, una “bandiera” del club per la sua lunga militanza prima come giocatore poi come tecnico ha ora deciso di prendersi un anno sabbatico lontano dai campi da rugby. Nel frattempo convolerà anche a giuste nozze con la sua compagna. “Mi dispiace lasciare il gruppo – è il suo commento – ma forse anche i ragazzi hanno bisogno di sentire una voce nuova. Dal canto mio, dopo tante stagioni in panchina, prima con l’Under 18 e poi con la Cadetta, cominciavo ad essere un po’ stanco, l’entusiasmo si stava affievolendo. Ho bisogno di staccare la spina per un po’”.
“E’ stata un’annata difficile – continua – eravamo scoperti in tanti ruoli ed abbiamo fatto fatica a trovare la quadra. Poi, quest’anno in particolare, abbiamo dato diversi giocatori al First XV. In ogni caso sono fiero di come si sono comportati i ragazzi nell’ultima partita, quella con il Portogruaro, una classica win or die, dove ci giocavamo tutto. Sono partiti contratti e nervosi nel primo tempo, ma nella ripresa hanno preso confidenza e sono usciti alla distanza esprimendo il gioco di cui sono capaci (41 a 13 per i bianconeri il risultato finale ndr)”.
Pevere, dopo aver appeso le scarpe al chiodo, ha allenato per 5 stagioni l’Under 18, per poi passare al timone della seconda squadra, prima con Andrea Bonanni, poi con Damian Montorfano e quest’anno con Luca Vigna, che lo ha coadiuvato per il reparto degli avanti. “Non è facile allenare una seconda squadra – spiega Pevere – è come allenare una giovanile in un campionato Seniores. Gli altri di anno in anno sono sempre più rodati ed amalgamati, mentre in una formazione cadetta, che è per sua naturale destinazione un cantiere aperto, bisogna sempre ripartire da zero”.
“Quest’anno è stato come lavorare alla tela di Penelope, un continuo fare e disfare: si costruiva, si facevano due, tre passi avanti e poi il tracollo. In ogni caso, mi ripeto, credo che possiamo ritenerci soddisfatti del risultato che, pur tra tante difficoltà, siamo riusciti a raggiungere.”

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