“Rotte globali. Trieste, il mare, il porto franco”: valorizzare il patrimonio culturale
Trieste – In che modo valorizzare i patrimoni culturali e portarli fuori dagli archivi, che come ci ricorda l’Unesco sono “beni comuni”?
È questa la domanda principale che ha fatto da sfondo all’incontro conclusivo di “Rotte globali. Trieste, il mare, il porto franco”, tenutosi sabato 30 novembre all’Auditorium del Museo Revoltella alla presenza del prof. Massimo Negri, direttore scientifico dell’European Museum Academy e una delle massime autorità nel campo dell’innovazione museale, e dei soggetti pubblici e privati che hanno dato vita a questo network promosso dall’Istituto Livio Saranz.
Un istituto la cui mission è quella di “raccontare il passato immaginando il futuro”, perché come ha ricordato citando un proverbio africano Sara Zanisi, ricercatrice della Fondazione Isec che ha moderato l’incontro, “quando non sai dove andare è il momento di guardare da dove arrivi” e gli archivi, in particolare quelli delle imprese vive, sono miniere di risorse utili per progettare il futuro e per generare sviluppo”.
“Del resto — ha fatto presente Negri introducendo l’argomento e offrendo vari esempi di possibile valorizzazione dei patrimoni culturali che si possono incontrare in giro per l’Europa — il turismo industriale è di nicchia (anche perché la parola industria in Italia non risulta accattivante), ma non è di nicchia se inserito in un pacchetto più ampio. Per farsi un’idea del valore economico di queste realtà, basti pensare al riutilizzo dei loft newyorkesi già dalla fine degli anni ’70”.
Viva soddisfazione per questa prima sperimentazione sul campo e questa fattiva e per nulla scontata collaborazione tra pubblico e privato è stata espressa da tutti i partner, i quali hanno auspicato un proseguimento del percorso avviato, che ha già visto — come ha ricordato in apertura Ariella Verrocchio, direttrice scientifica del Saranz — un’entusiastica risposta da parte della cittadinanza.
Un entusiasmo condiviso anche dai promotori, in primis da chi come la Francesco Parisi Casa di Spedizioni S.p.A per la prima volta apriva le sue porte al pubblico: “Siamo un’azienda di famiglia – ha detto il presidente Francesco Stanislao Parisi – ed è stato un onore partecipare e percepire l’interesse non solo dei visitatori, ma anche dei collaboratori più giovani, che mi hanno fatto capire che questa storia di oltre duecento anni (la Casa di Spedizioni è nata nel 1807, ndr) non è un peso ma un patrimonio da condividere”.
Molto soddisfatto e riconoscente si è detto anche Mario Sommariva, Segretario generale dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, che ha manifestato l’orgoglio dell’ente per aver contribuito, nella fase di transizione da bene demaniale a bene comunale, a dare un’indicazione netta perché il Porto Vecchio diventi un luogo dove sarà possibile sviluppare turismo industriale.
“Anche attraverso Rotte Globali abbiamo capito che tutte le iniziative di integrazione del territorio ci aiutano a fare meglio il nostro lavoro, un lavoro fondato sulle persone e fatto nel rispetto della storia di questa città, e abbiamo deciso di dare continuità a quest’esperienza aprendo a partire dal 2020 ogni ultimo sabato del mese la Torre del Lloyd”.
A sperare in un seguito è anche Laura Carlini Fanfogna, direttrice del Servizio Musei e Biblioteche del Comune di Trieste, che ha ipotizzato che Rotte globali potrebbe diventare un ulteriore itinerario culturale triestino, da offrire non solo alla cittadinanza ma anche ai turisti. Ha inoltre sottolineato il desiderio di coinvolgimento delle persone, che anche attraverso la massiccia partecipazione all’Instameet hanno dimostrato di essere pronte a vivere il museo oltre le mura e a scrivere un racconto collettivo.
Infine Roberta Spada, responsabile dell’Archivio storico delle Assicurazioni Generali, ha manifestato soddisfazione per il rinnovato interesse nei confronti degli archivi della Compagnia, anche grazie alla collaborazione de L’Armonia, Associazione tra le Compagnie teatrali triestine.
“Il riscontro avuto suggerisce una riflessione sull’allargamento della platea per accogliere anche i più giovani, affinché possano scoprire e far propria la ricchezza della storia”.
Adriano Sincovich, presidente dell’Istituto Saranz, ricordando che Trieste ha una grande storia d’impresa e del lavoro, ha affermato che “servono politiche culturali più ampie per mettere a sistema le poche risorse su cui è possibile contare” e ha concluso auspicando di ritrovarsi per continuare a rendere un servizio alla Città.
(Nella foto dell’incontro conclusivo, da sinistra: Sara Zanisi, Roberta Spada, Laura Carlini Fanfogna, Adriano Sincovich, Massimo Negri, Mario Sommariva e Francesco Stanislao Parisi).