Rotta balcanica, la situazione si aggrava. L’ultimo episodio è un inseguimento forsennato
Trieste – Nella tarda serata di mercoledì 2 settembre un furgone con a bordo 18 migranti è stato bloccato dalla Polizia di Frontiera di Trieste, dopo un inseguimento ad altissima velocità cominciato in Slovenia dalla polizia di quel Paese, e proseguito in Italia come previsto dagli accordi italo-sloveni.
È solo l’ultimo di quotidiani episodi di rintraccio e avvistamento di migranti provenienti dalla rotta dell’Est. Si tratta di persone che percorrono la penisola balcanica, entrando poi in Italia dai boschi di confine con la Slovenia.
Nel corso del 2019 migliaia di migranti hanno superato con facilità la frontiera con l’Italia percorrendo i sentieri del Carso triestino. Oggi questo flusso è in costante aumento e le misure anti-covid lo stanno evidenziando.
Le persone in transito che vengono bloccate devono infatti trascorrere un periodo di quarantena nel Paese dove vengono scoperte. Questa permanenza sta mandando in tilt le strutture a questo dedicate, come denuncia il sindaco di Tricesimo Giorgio Baiutti sul quotidiano “Il Friuli”: “La situazione non è buona, né sotto controllo. Durante la notte sono arrivati altri 26 stranieri, portando il totale, tra la scalinata e gli autobus, a 72 persone. Un numero che non è tollerabile, anche perché la situazione è assolutamente precaria sotto il profilo igienico-sanitario. C’è un solo bagno chimico per tutti e un unico rubinetto con gomma, per altro messa a disposizione dal Comune, con il quale gli ospiti possono cercare di lavarsi”.
Il documentarista triestino Mauro Caputo ha girato un reportage di grande impatto sul fenomeno della Rotta Balcanica, dal titolo “No borders. Flusso di coscienza”. Ecco cosa racconta: “Per un anno e mezzo, sono stato quasi ogni giorno nei boschi del Carso triestino, lungo il confine tra l’Italia e la Slovenia. Ho incontrato numerose tracce lasciate da migliaia di migranti, provenienti da luoghi lontani che non avrei mai immaginato. Mai nessun controllo. Nonostante le centinaia di sconfinamenti, di giorno, di notte, ad ogni ora sono sempre passato indisturbato, non ho mai incontrato nessun genere di ostacoli, ma solo le tracce ed i volti degli invisibili che arrivano ogni giorno”.
“La sensazione – continua Caputo – è che questi mancati controlli siano in un certo senso “voluti” e questo passaggio in qualche modo “tollerato”. La grande maggioranza di queste persone cerca di lasciare quanto prima l’Italia autonomamente, in parte se possibile nell’immediato per raggiungere altri Paesi europei come la Germania, la Francia e la Spagna. Si crea così un passaggio di migliaia di “invisibili” che nelle intenzioni non vogliono rimanere sul territorio italiano e che di fatto in gran parte sfugge alle statistiche ufficiali. Questa zona boschiva può essere così considerata la vera porta d’Europa sulla Rotta Balcanica. Questa è la realtà che ho voluto testimoniare in “No borders. Flusso di coscienza”.