Ritrovati i corpi senza vita delle due ragazze del terzetto disperso nel fiume Natisone

Premariacco (Ud) – I soccorritori hanno ritrovato i corpi delle due ragazze che facevano parte del terzetto disperso da venerdì 21 maggio nelle acque in piena del Natisone. Si cerca ancora il giovane che era con loro.

I corpi sono stati trovati il 2 giugno lungo le sponde del Natisone, uno a 700 metri dal greto e l’altro poco più lontano, a circa un chilometro. Sono in corso le operazioni per il recupero. A individuarli sono state le squadre dei vigili del fuoco e della Protezione civile impegnate per il terzo giorno di seguito nelle attività di ricerca.

Si trovavano non lontano dal ponte Romano, da dove erano stati avvistati l’ultima volta e da dove i vigili del fuoco avevano vanamente calato delle funi perché i ragazzi, trascinati dalla corrente del Natisone in piena, potessero afferrarsi.

Trascinati dalla forza impetuosa delle acque, i corpi, forse già senza vita anche per la temperatura molto bassa dell’acqua, sono finiti in un anfratto o impigliati nella vegetazione.

Oggi, con il livello delle acque molto più basso, praticamente tornato alla normalità, sono affiorati i corpi.

I familiari delle vittime sono stati immediatamente avvertiti. 

Il cordoglio delle istituzioni

La Regione esprime il più profondo cordoglio e la più sentita vicinanza alle famiglie nella tragedia che le ha colpite, un drammatico momento in cui tutta la comunità regionale si stringe unita nel pensiero.

Lo afferma il governatore del Friuli Venezia Giulia alla notizia del ritrovamento dei corpi delle due ragazze, Patrizia Cormons e Bianca Doros, da parte di una squadra dei Vigili del Fuoco e di una squadra mista di volontari della Protezione civile provenienti da Premariacco, Talmassons e Medea nel quadro delle ricerche senza sosta di queste ore, che continuano anche per Cristian Casian Molnar.

L’Amministrazione regionale – nelle parole del governatore e dell’assessore alla Protezione civile – esprime il ringraziamento a Vigili del Fuoco, volontari della Protezione civile e chiunque si sia impegnato nelle ricerche dei tre ragazzi coinvolti nel drammatico incidente sul Natisone.

L’incidente

I tre, un ragazzo e una ragazza, si erano recati in gita sul greto del torrente lo scorso venerdì, in un breve intervallo del maltempo che si stava abbattendo in tutta la regione con piogge copiose.

La piena del fiume li aveva sorpresi e travolti.

Imponente dispiegamento di forze

Imponente il dispiegamento di forze: oltre 40 tra specialisti sommozzatori, soccorritori fluviali giunti da tutti i comandi della regione, dronisti, topografi, team speleo e l’elicottero del reparto volo di Venezia. Istituita una Unità di Comando Locale sul posto per il coordinamento dell’intervento.

Una équipe di psicologi è a disposizione dei familiari dei tre ragazzi ed anche dei soccorritori.

Il ritrovamento del cellulare

È stato proprio il sistema dei droni ad agganciare e trovare nei pressi dell’argine nella tarda mattinata di sabato 1° giugno il cellulare di una delle ragazze, lo stesso da cui era partito l’allarme di Sos all’emergenza 112.

Il telefono cellulare era ancora custodito all’interno della borsa della giovane ed è stato localizzato nella tarda mattinata nei pressi dell’argine del torrente, a poca distanza dal ponte Romano, grazie al sistema Life Seeker che consente – con un dispositivo montato su un drone – di agganciare e individuare la posizione delle celle telefoniche anche con il dispositivo spento.

Le testimonianze

Nella speranza di trovare altre tracce dei tre, gli operatori hanno ispezionato, senza esito, anche alcune centraline idroelettriche.

Nel frattempo le forze dell’ordine stanno raccogliendo varie testimonianze per ricostruire la dinamica del tragico incidente.

Uno dei testimoni, l’autista di uno scuolabus che attraversava il Ponte Romano nel momento in cui i giovani iniziavano ad essere circondati dalle acque, ha riferito che hanno preferito raggiungere un punto ancora emerso piuttosto che attraversare alcuni metri d’acqua per portarsi a riva.

Anche in una foto scattata in quei frangenti, si notano i tre in una zona molto vicina all’argine, da cui li separava soltanto una prima lingua d’acqua.

Secondo la ricostruzione effettuata a partire dai racconti dei passanti, i giovani hanno però rinunciato a cercare di attraversare quel tratto, preferendo invece ritirarsi gradualmente verso il centro del letto del fiume mentre il livello dell’acqua si alzava rapidamente.

Si abbassa il livello del Natisone

Intanto, grazie al ritorno del bel tempo, il livello del Natisone si sta riportando alla normalità, tanto che è tornata allo scoperto la spiaggetta dove i ragazzi avevano deciso di trascorrere qualche ora ignari del pericolo.

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