Quanto costa corrompere un prof? (secondo il listino ministeriale)

Trieste – Quanto costa corrompere un insegnante? Quanto occorre ungere un professore per influenzare voti e giudizi o per manovrare promozioni?

Viene da rispondere nulla, considerato che ultimamente gli insegnanti vengono presi a cestinate in faccia, botte, sputi e contumelie. Per il  loro status sociale, sembra che non sia necessario lusingarli con bustarelle per chiedere e ottenere condiscendenza e docilità.

Ma nel caso a qualcuno saltasse in mente di offrire o ricevere una mazzetta in cambio di un favore, il nuovo codice di comportamento dei dipendenti pubblici, successivo alla normativa anticorruzione, è molto chiaro nel calmierare i prezzi.

Il DPR 62/2013 traccia nettamente il confine – per tutta la pubblica amministrazione – al di là del quale si può essere incriminati per illecito e deferiti all’autorità.

Per la precisione, all’articolo 4 – dove si parla di regali, compensi e altre utilità – si delinea in modo molto nitido questo confine: il dipendente non può chiedere né accettare alcun regalo. Non può sollecitare per sé o per altri nessuna utilità, nemmeno sottoforma di sconto.

Però (c’è sempre un però), il legislatore inventa un espediente per salvare l’antico e antropologicamente ragguardevole istituto del dono e della redistribuzione della ricchezza (si fa per dire): il comma 2 recita testualmente: “Il dipendente non accetta, per sé o per altri, regali o altre utilità, salvo quelli d’uso di modico valore.” (corsivo mio).

E qui si arriva al dunque. Poco più sotto, al comma 5, viene stabilito cosa si intenda per modico valore. Si stabilisce il quantum.

Considerato lo stipendio medio degli insegnanti, per modico valore ci si immaginano cifre modeste, contenute, rapportato al potere d’acquisto di un dipendente Miur.

Considerato che il governo Renzi ha introdotto il bonus di 80 euro nel 2014, che rappresenta il 4% di uno stipendio lordo annuo di 24 mila euro, e che fu vantato come “misura di giustizia sociale” e rilevante aiuto economico, viene logico immaginare cosa significhi modico valore per un dipendente pubblico.

Ma, invece di tirare a indovinare, meglio svelarlo subito: il legislatore, per modico valore intende 150 €, vale a dire il 10% (e forse più) di uno stipendio medio netto.

Alla luce delle considerazioni precedenti, 150 € non hanno nulla di modico per chi ne percepisce, diciamo, 1.200 netti al mese. Anzi: rappresentano una cifra ragguardevole. Certamente, viceversa, sono un modico valore per chi come Renzi, da premier, ne percepiva 5.000 netti al mese (stando a una sua dichiarazione pubblica).

Allora cosa ne consegue?

Che accettando regalie per 149,99 euro, un insegnante potrà considerarsi entro i limiti della legge: quindi non sarà perseguibile e felicemente soddisfatto per un incremento del 10% e più rispetto al proprio stipendio mensile.

Sempre che qualcuno sia disposto a darglieli, 149,99€ acquisiti come utilità, regalo o sconto per un numero ics di volte all’anno– per esempio – potrebbero essere una discreta sommetta anche rispetto al bonus docenti voluto da “La buona scuola”.

Rimane da considerare un particolare: già nel 1991 gli insegnanti ebbero un aumento mensile di 161.000 Lire, ossia € 83,15. Renzi offerse un bonus mensile di 80€. E oggi, alla vigilia del sospirato e temuto rinnovo del contratto, si parla di un aumento mensile di 80€ (più o meno, lordi e distribuiti in un triennio).

Come interpretare tutto questo?

  1. Il governo mantiene bassi gli stipendi per dare agli insegnanti la possibilità di provare la loro proverbiale integrità morale rifiutando regali, utilità o sconti e accettando gli 80€ del bonus Renzi.
  2. Il governo mantiene bassi gli stipendi perché, comunque, suggerisce come e in che misura possano essere integrati da regali, utilità o sconti che non superino il modico (ma in verità considerevole) valore di 150€, oltre all’aumento di 80€.
  3. La questione è puramente cabalistica e investe la mistica del numero 80 sulla quale molto si è già detto: secondo la Smorfia napoletana 80 è “ a Vocca”, la bocca…

Roberto Calogiuri

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