Progetto Terre Alte del Friuli Venezia Giulia: spopolamento e ripopolamento tra confini e frontiere
Il progetto Terre Alte nasce dalla necessità di capire con un’ottica diversa rispetto alle analisi sinora condotte, se e come le Terre Alte in Friuli Venezia Giulia possano attirare nuovi abitanti e, contestualmente, raccontare la “restanza” e la “ritornanza” nelle nostre zone montane.
Il progetto è elaborato e sviluppato dall’Impresa Sociale Melius srl, con la collaborazione della Cooperativa Cramars.
Si tratta di un percorso innovativo che parte da un’accurata analisi socio-economica del territorio e si conclude con una serie di 5 incontri esperienziali, che si svolgeranno dal 16 al 31 luglio a Pontebba, Timau, Topolò, Prossenicco e Stolvizza. Nel corso degli eventi i partecipanti si relazioneranno direttamente con i testimoni locali e potranno visitare in modalità “attiva” luoghi che ben rappresentano varie sfaccettature della scelta di vivere nelle nostre zone alpine.
Qui il programma completo degli incontri.
Confine e frontiera: non sono sinonimi
Facciamo un passo indietro: perché le Terre Alte in Friuli si sono spopolate più che in ogni altra parte dell’arco alpino? Ovvero, cosa è successo nel Novecento che ha spinto la popolazione ad abbandonare le Terre Alte?
Perché improvvisamente l’arco alpino friulano da terra di confine, nel corso dei millenni è diventato terra di frontiera?
Innanzitutto è fondamentale comprendere la profonda differenza fra i termini “confine” e “frontiera”: il confine (cum-finis) avvicina all’altro, contamina e fa crescere culturalmente la comunità; viceversa la frontiera implica chiusura.
Come ben spiega Annibale Salsa, antropologo ed esperto conoscitore delle Alpi, ex Presidente generale del Club alpino italiano (CAI): “Questi termini vengono usati come sinonimi, ma sinonimi non sono perché il confine ha un’estensione semantica, un significato di tipo inclusivo, o includente, cioè il confine è il punto in cui ci si incontra, non il punto in cui ci si scontra, mentre il termine frontiera connota meglio dal punto di vista del lessico militare quello che è l’elemento divisorio”.
Nel secolo scorso, e in particolare negli anni delle due Guerre, della Guerra Fredda e della Cortina di Ferro, le Terre Alte del Friuli sono diventate frontiera, anzi fronte. Fronte di guerra, fronte duro.
La società e le economie locali ci hanno rimesso. La minoranza slovena è divenuta straniera in casa propria. Una “casa” condivisa, certamente, ma un territorio all’interno del quale si è innalzata una frontiera.
Ora le condizioni sono cambiate, le Terre Alte friulane sono tornate a essere confine e hanno tutte le potenzialità per ricreare le condizioni socio economiche per cui la montagna possa essere ripopolata.
Guardiamo l’esempio di Ostana, piccolissimo borgo ai piedi del Monviso spopolatosi negli anni ’70. In trent’anni è riuscito a catalizzare intelligenze e attenzione sfruttando il territorio, grazie a un modello di economia circolare sostenibile, imperniato sul turismo di prossimità e sulle risorse locali.
Sarà indagato lo status quo, l’esistenza di competenze e opportunità locali e le implicazioni future attraverso l’individuazione di alcuni indirizzi progettuali che, partendo dalle testimonianze degli abitanti e da un’attenta analisi socio-economica, si propone di delineare soluzioni pratiche e immediatamente percorribili.
La struttura degli incontri
Grazie a un calendario di “passeggiate” – incontri aperti a tutte le persone il cui fine ultimo è riconoscere i simboli, i patrimoni e le valenze dei luoghi di confine – si arriverà a una riflessione collettiva su come rigenerare quel territorio e rafforzare le comunità, affrontando tematiche e driver diversi che favoriscono uno sviluppo creativo facendo leva sul paesaggio, sulla storia, sull’architettura sulle risorse agricole e agroalimentari, sulle produzioni locali, riuscendo attraverso questo approccio, a cogliere i modi attraverso cui superare i cascami della guerra e valorizzare le differenze linguistiche. Sono tutte chiavi importanti per leggere correttamente il nostro territorio.
Con chi e come andremo a sviluppare questo percorso? Con esperti di livello internazionale che aiuteranno gli abitanti dei luoghi ed i partecipanti a riconoscere la propria chiave di lettura dei fenomeni e delle opportunità future, promuovendo in tal modo un modello nuovo, unico.
Questo è un passaggio fondamentale perché l’ottica del visitatore parte da un’angolatura diversa da quella dei residenti, in quanto scevra dal vissuto storico del borgo. Dall’altra parte, i residenti che vivono quotidianamente lo stesso luogo spesso non percepiscono le potenzialità rappresentate da una serie di patrimoni e non si confrontano su una vision plausibile.
Come si svolgerà concretamente questa ricerca creativa sul campo?
Prima della passeggiata verrà distribuito ai partecipanti un taccuino su cui prendere nota di ciò che viene detto e osservato. Alla fine del percorso verranno condivisi gli appunti ricostruendo il mosaico che compone quanto è stato appreso, le suggestioni emerse o quanto si propone di sperimentare. Da qui partirà una discussione con gli studiosi coinvolti per valutare il possibile modello di sviluppo potenzialmente applicabile al contesto e i termini per aggiungere valore ai luoghi visitati.
Per concludere con le parole dell’antropologo Salsa, “Oggi, rispetto agli anni ’60, dove c’era la cultura della resa, oggi ci sono condizioni potenziali migliori […]. Allora nessuno avrebbe mai scommesso che ci sarebbe stata un’inversione di tendenza, o che ci sarebbero state le condizioni per un’inversione di tendenza. Oggi queste condizioni ci sono, però bisogna saperle valorizzare adeguatamente”.
Terre Alte è un fronte di studio che si avvale anche della collaborazione di un gruppo di giovani talenti digitali che, grazie al sostegno della Fondazione Pittini, hanno sviluppato un progetto per condividere questo percorso su tutti i principali social, amplificandone la magnitudo e al contempo coinvolgendo le fasce di popolazione più giovane. Coloro che, auspichiamo, ri-popoleranno le Terre Alte.
I partner del progetto
• C.A.M.A. Comitato Associativo Monumento all’Arrotino APS
• Associazione Culturale OCRA
• Associazione VIVISTOLVIZZA APS
• Associazione Museo Della Gente Della Val Resia
• Associazione Robida
• Comune di Paluzza
• Comune di Pontebba
• Circolo Culturale Sirio
• Pro loco Prossenicco aps
• Radio Onde Furlane
• TSM Trentino School of Management / step Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio
• Università degli Studi di Trieste – Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali, Matematiche e Statistiche “Bruno de Finetti”
• Università degli Studi di Udine
Gli eventi sono gratuiti e i posti limitati, pertanto si raccomanda la prenotazione.
E’ possibile prenotare via e-mail all’indirizzo info@meliusitaly.eu oppure chiamando il numero 0433 41943.