Produzione di energia rinnovabile e consumo di suolo, scontro in Consiglio regionale
Trieste – Nel corso dell’esame e votazione del Disegno di Legge 18 (“legge omnibus”) in discussione in questo giorni in Consiglio regionale, il 29 aprile vi è stato un acceso dibattito sulle disposizioni che regolano gli impianti fotovoltaici a terra e gli agrivoltaici a terra e flottanti per la produzione di energie rinnovabili.
L’elemento su cui si è maggiormente evidenziato il contrasto tra maggioranza e opposizione è stato quello dell’individuazione delle aree caratterizzate da presumibile non idoneità per potervi collocare tali impianti (destinate alla tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, dell’ambiente, delle attività agricole per prodotti di qualità e biologici).
In esame inoltre l’estensione della superficie interessata dall’impianto, la tipologia e la potenza complessiva di quest’ultimo.
L’obiettivo di lungo termine da perseguire è la riduzione di emissioni di gas a effetto serra uguali a zero entro il 2045, ma anche un consumo di suolo pari a zero entro il 2050.
La proposta delle aree designate non ha convinto per nulla le opposizioni che hanno elencato altri territori che andrebbero previsti tra quelli da escludere e hanno tacciato di essere incomprensibile l’espressione “presumibile non idoneità”.
Anche una parte della maggioranza si è augurata che la non idoneità diventi “certa” quando si tratta delle zone agricole e di quelle umide.
Altri esponenti della maggioranza, invece, hanno parlato di bontà della norma e necessità, da parte della Regione, finalmente di osare per arrivare allo stop del consumo di suolo per produrre energia.
Aspetto, questo – hanno detto vari consiglieri di maggioranza – che si riteneva avrebbe unito trasversalmente l’Aula quando, all’opposto, si sono registrate posizioni contrarie strumentali: pensiero rigettato dalle Opposizioni, che lo hanno rimandato al mittente.
“Non si fa con un DDL omnibus una buona legge per arginare il dilagare degli impianti sul suolo agricolo – ha dichiarato in proposito la consigliera regionale Serena Pellegrino (AVS), vice presidente della IV Commissione consiliare.
“Nell’assoluta convinzione che le energie rinnovabili siano una priorità tanto quanto la tutela e il mantenimento del suolo agricolo, risorsa limitata, non rinnovabile e indispensabile per la produzione alimentare, sono altresì convinta – ha proseguito Pellegrino – che non sia politicamente e intellettualmente onesto illudere i cittadini che il raffazzonato intervento legislativo, come quello presentato oggi in Consiglio regionale, risolva il problema di contenere lo sfruttamento e l’abuso delle nostre campagne e dei preziosi ambienti naturali e beni paesaggistici, culturali e archeologici”.
“È infatti a dir poco maldestro produrre una norma, con un emendamento che ha la forma e l’articolato di una legge vera e propria, sperare di arrestare il proliferare di impianti fotovoltaici sul suolo agricolo del Friuli Venezia Giulia, senza discussione alcuna se non quella in Aula con i minuti contingentati. La Giunta ha inteso prendere tempo – queste le parole del presidente Fedriga – introducendo questo tema così importante nel ddl 18 “multisettoriale”.
“È stato quindi impossibile – ha detto ancora la consigliera di opposizione – partecipare al voto senza aver avuto modo di capire dettagli significativi dei quali, anche considerando il pur giustificato timore di un ricorso del Governo contro la nuova norma, nessuno si è degnato di illustrarci né la funzione né l’efficacia. Ovviamente presumibili, come sono dichiaratamente presumibili le indicazioni delle aree non idonee a farsi tappezzare dagli impianti fotovoltaici.”
Così ha concluso la consigliera di Alleanza Verdi e Sinistra: “Il presidente Fedriga dovrebbe, nel suo ruolo apicale nella Conferenza delle Regioni e delle province autonome, essere determinante nei confronti del Governo che ancora, deplorevolmente, non ha emanato i decreti che gli competono, con i quali stabilire i divieti assoluti e i criteri per configurare le zone non idonee all’insediamento, o meglio dire, la speculazione degli insediamenti del fotovoltaico nelle aree agricole”.