Piano nazionale di ripresa e resilienza: Consiglio Fvg unanime sui 6 obiettivi del Tavolo per la ripartenza
Trieste – Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha richiesto di indirizzare i finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) su sei aree di intervento: sistema territoriale, filiere produttive, accelerazione tecnologica, transizione verde, turismo e salute.
Così la risoluzione intitolata “Documento per la terza ripartenza”, approvata all’unanimità dall’Aula, che impegna la Giunta a tenere conto di obiettivi e priorità dettate dai diversi gruppi politici, una sintesi maturata dopo un mese di audizioni e confronti al Tavolo per la terza ripartenza.
“Questo è un primo importante risultato – ha commentato Piero Mauro Zanin, il presidente del Consiglio regionale che ha istituito e guidato il Tavolo – e ho apprezzato la maturità dimostrata da tutti i gruppi politici”.
Zanin ha voluto ringraziare con calore anche la Giunta “che ha accettato il pieno coinvolgimento del Consiglio”.
Un impegno ribadito dall’assessore alle Finanze, Barbara Zilli, che ha chiuso il dibattito in Aula: “Proseguiremo la collaborazione con il Consiglio: questo è un documento alto ma anche molto concreto, in linea con lo spirito costruttivo della nostra gente, dimostrato in particolare nel dopo terremoto”.
Approvata la risoluzione, si pone ora il tema chiave della sua attuazione, toccato dalla maggior parte degli interventi.
“Il ruolo delle Regioni – ha ricordato Zanin in avvio di seduta – dovrà essere quello di soggetto attuatore del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e lo stesso premier Draghi ne ha sottolineato il ruolo fondamentale fin dal suo discorso alle Camere”.
“Senza partner come le Regioni – ha aggiunto l’assessore Zilli – nessun cantiere potrà partire, e i ministri nelle ultime settimane si sono messi a disposizione per spiegare i progetti”.
Le riserve di FdI
C’è però chi è meno ottimista. Claudio Giacomelli, capogruppo di Fratelli d’Italia, è convinto che “molte partite si giocheranno a livello nazionale, perché Draghi ha già delimitato le aree di gestione affidate alle Regioni. E mi preoccupa la lentezza dell’apparato amministrativo”. Giacomelli ha invitato pertanto il governatore Fedriga “a far valere con forza le ragioni della nostra specialità”, dando peso alle proposte contenute nella risoluzione approvata dall’Aula.
Osservazioni degli altri gruppi
Il capogruppo del Pd Diego Moretti: “Ai tempi del terremoto – ha ricordato – lo Stato scelse l’affidamento diretto alla Regione, ma è difficile che la situazione si ripeta, e se la governance metterà in secondo piano i territori, questo lavoro rischia di rivelarsi poco utile. Spero che Fedriga, come coordinatore della Conferenza delle Regioni, segnali al Governo la necessità di rappresentanti territoriali all’interno della cabina di regia nazionale”.
Secondo Mauro Bordin non è questo il problema principale: “A me sta soprattutto a cuore – ha spiegato il capogruppo della Lega – che i fondi vengano usati il meglio possibile e nel modo più rapido: non vorrei che il coinvolgimento in cabine di regia si traducesse in un rallentamento. E noi apprezziamo che Draghi abbia voluto ripensare il Pnrr coinvolgendo le Regioni”.
Anche Giuseppe Nicoli, capogruppo di Forza Italia, ha sottolineato l’aspetto delle procedure: “Dobbiamo impegnarci per garantire il rispetto dei tempi di progettazione ed esecuzione delle opere: le norme vanno semplificate e c’è ancora molto da sburocratizzare”.
Analoga la preoccupazione di Mauro Di Bert, capogruppo di Progetto Fvg/Ar: “Le scadenze imposte dall’Ue non saranno facili da rispettare, chi ha amministrato un Comune sa quanto tempo è necessario per portare a termine un bando. Serviranno deroghe e commissariamenti per stare nei tempi”.
Massimo Moretuzzo, capogruppo del Patto per l’Autonomia, è convinto che occorra “puntellare la specialità regionale, che andrebbe ampliata fino a toccare anche la gestione degli appalti. Auguriamo perciò buon lavoro a Fedriga e Zilli nella negoziazione con lo Stato, suggerendo di valorizzare il policentrismo del Fvg gestendo con equilibrio le risorse che arriveranno”.
Cristian Sergo (M5S) ha ricordato l’apporto del suo gruppo nei passaggi su sanità pubblica, tutela della biodiversità e agricoltura 4.0, ricordando che “per rafforzare il sistema territoriale non servono le grandi opere”.
Tiziano Centis (Cittadini) ha sottolineato l’importanza del tema lavoro (“specie con azioni di ricollocamento per chi perde il posto, e con la radicale trasformazione dei Centri per l’impiego”) e di domiciliarità e assistenza territoriale nella sanità del futuro. Di salute ha parlato anche Walter Zalukar (Misto), sottolineando “il problema delle stanze con 4 letti nei nostri ospedali, che aumentano il rischio di contrarre infezioni”.
L’auspicio di Furio Honsell (Open Fvg) è che il documento consenta “uno slancio nuovo. Bisogna certo far ripartire l’ascensore delle opportunità, ma senza lasciare indietro nessuno, perché c’è chi non riesce a fare neppure un gradino sulla scala sociale”.
Roberto Cosolini (Pd), presidente del Comitato controllo e valutazione (Lcv), ha parlato invece di “un documento a due facce: ci sono contenuti innovativi ma anche, in altri punti, un elenco tradizionale di tematiche non strategiche”. Il consigliere dem chiede poi alla Giunta “una più chiara definizione delle priorità perché l’elenco delle proposte è fin troppo ricco”.