Nuova rivolta al CPR di Gradisca con incendi e lanci di oggetti, ferito un finanziere
Gorizia – Gli scontri al Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Gradisca d’Isonzo continuano a susseguirsi con preoccupante regolarità, alimentando le preoccupazioni dei cittadini e mettendo a dura prova le forze dell’ordine.
L’ultimo episodio di violenza si è verificato il 29 marzo, quando alcuni ospiti della struttura hanno dato fuoco a diversi locali nella cosiddetta “zona blu”. L’intervento dei finanzieri per ristabilire l’ordine e consentire lo spegnimento degli incendi è stato ostacolato dal lancio di oggetti contro i militari, uno dei quali è rimasto ferito a una mano.
Non si tratta di un caso isolato. Già lo scorso 21 gennaio, una trentina di persone si erano arrampicate sul tetto del CPR per protestare contro le condizioni all’interno del centro, denunciando situazioni di degrado e presunti abusi. In quell’occasione, le forze dell’ordine avevano fatto ricorso a manganelli e lacrimogeni per riportare la calma, ma il bilancio finale contava nove agenti feriti. A seguito di quell’episodio, il 3 febbraio la polizia di Gorizia ha arrestato cinque cittadini tunisini, accusati di devastazione, saccheggio, danneggiamento aggravato, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali.
La situazione all’interno del CPR è ormai considerata “insostenibile” sia dalle forze dell’ordine che dalle associazioni per i diritti umani. L’aumento degli episodi di violenza, i danni alla struttura e il ripetersi di ferimenti tra gli agenti hanno spinto i sindacati delle forze dell’ordine a chiedere misure urgenti per ripristinare la sicurezza. Tra le ipotesi avanzate vi è anche la chiusura temporanea del centro o il trasferimento degli ospiti in altre strutture.
Un recente incontro svoltosi lo scorso 3 marzo a Trieste ha messo in luce gli aspetti critici della detenzione nei CPR, sollevando aspetti di illegalità.
Per saperne di più, qui il video pubblicato sul canale Youtube di Altreconomia: