No al “fast fashion”, sì alla qualità: le ricette della moda sostenibile. Convegno a Udine

Udine – Il settore moda è un pilastro del made in Italy, ma sta vivendo un 2024 particolarmente complesso, anche se discontinuo, sia a livello nazionale sia a livello locale.

«Abbiamo riscontrato un -3% di vendite a luglio e addirittura un -8% in agosto rispetto al 2023, ma a settembre e ottobre abbiamo assistito a un’inversione di tendenza. A settembre il risultato rispetto all’anno precedente è stato di parità e in ottobre abbiamo segnato un +3%. Attendiamo ora i dati di novembre e quindi di dicembre, sperando possano continuare in questa direzione più ottimistica», si è augurato il presidente nazionale Federazione Moda Italia, Giulio Felloni, intervenuto lunedì 25 novembre in Sala Valduga a Udine in un convegno dedicato alle innovazioni e sostenibilità dei tessuti, organizzato dalla Camera di Commercio Pordenone-Udine con Confcommercio Udine su iniziativa del presidente Confcommercio Federmoda Fvg Alessandro Tollon e del presidente camerale Giovanni Da Pozzo.

E la situazione in Fvg? Tollon e Da Pozzo, riferendosi a una realtà della moda che in regione conta 1.165 localizzazioni attive e 2.634 addetti al 30 settembre 2024 (dati Centro Studi Cciaa Pn-Ud), confermano la complessità, anche se, dice Tollon, «risulta differenziata, con le città più turistiche che continuano a dare risultati positivi e le altre aree più in difficoltà».

Le ricette? Ci sono, anche se non sono semplice né immediate, «perché dipendono molto dai flussi turistici, i quali a loro volta risentono fortemente della situazione geopolitica internazionale e da condizioni di concorrenza che dovrebbero mettere tutti nelle condizioni di competere correttamente, a tutti i livelli», ha affermato il presidente nazionale Felloni, che però ha citato la capacità dei centri urbani di offrire un’offerta personalizzata, di qualità e non omologata tra i fattori su cui credere e puntare, oltre all’attenzione all’innovazione e alle tecnologie legate ai nuovi tessuti (approfondite al convegno dall’esperto Michele Vencato) e soprattutto all’apertura verso arte, cultura, eventi.

«Una città è viva se i suoi negozi sanno proporre qualità e originalità, rifiutando, con senso di responsabilità anche da parte dei clienti, quel fast-fashion che provoca conseguenze ambientali pesantissime nel mondo – ha detto il presidente Felloni –. I negozi dei centri urbani restano indispensabile presidio non solo economico, ma anche sociale, e di questo le istituzioni devono essere consapevoli».

Dove ci sono negozi vitali, «anche gli immobili hanno più valore e la qualità della vita è più alta – ha aggiunto –. E per continuare a essere vitali, i negozi devono aprirsi all’arte e alla cultura. Una collaborazione fra comparti che è bidirezionale e porta benefici tanto alle vendite quanto alle iniziative culturali. Arrivando a Udine ieri sera – ha concluso –, in questa accogliente cornice natalizia, mi ha fatto molto piacere constatare tanta vivacità, che assieme all’innovazione è indispensabile per guardare al futuro con consapevolezza, certo, ma anche con fiducia».

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