No al canale di derivazione dal lago di Cavazzo, la manifestazione promossa dai Comitati

Udine – Si è svolta sabato 12 aprile in Carnia, sulle sponde del lago di Cavazzo (Ud), promossa dai Comitati Salviamo il Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni, una manifestazione di protesta contro un progetto che rischia di stravolgere ulteriormente l’ambiente lacustre e le zone circostanti.

Si tratta della proposta del Consorzio di Bonifica della Pianura Friulana per la realizzazione di un canale di derivazione che preleverebbe tra i 10 e i 15 metri cubi d’acqua al secondo dal canale Sade, emissario del lago di Cavazzo, convogliandoli verso Campolessi di Gemona attraverso una condotta sotterranea. Il costo previsto è di 105 milioni di euro.

Secondo i promotori, l’opera servirebbe a migliorare l’approvvigionamento idrico per scopi irrigui e, forse, anche energetici. I Comitati obiettano che le specifiche finalità non sono state chiarite con precisione.

Falda tilaventina e rischio per l’acqua potabile

Uno dei principali nodi critici riguarda la falda freatica tilaventina, situata sotto il percorso previsto per la condotta. Alimentata in buona parte dal fiume Tagliamento, questa risorsa garantisce il 70% dell’acqua potabile a circa quaranta comuni della Bassa Friulana, compresi centri ad alta affluenza turistica come Lignano Sabbiadoro. I Comitati temono che lo scavo e il transito della condotta possano alterare l’equilibrio idrogeologico dell’area, con conseguenze imprevedibili. A preoccupare è anche l’assenza di studi recenti: le analisi idrogeologiche su cui si basa il progetto risalgono agli anni Ottanta e Novanta, e – secondo i Comitati – non tengono conto delle mutate condizioni climatiche e ambientali.

Il lago di Cavazzo e le conseguenze ambientali

Preoccupazioni emergono anche sul versante del lago. La possibile alterazione del deflusso idrico potrebbe avere conseguenze non prevedibili sul livello del bacino, aggravando fragilità già emerse negli anni scorsi. Il rischio, secondo ambientalisti e amministratori locali, è quello di compromettere l’equilibrio ecologico e il valore paesaggistico di uno dei principali laghi naturali del Friuli-Venezia Giulia. A tale proposito, i Comitati chiedono pure di riprendere in mano il progetto di un bypass per permettere la rinaturalizzazione del lago, andando a rimuovere l’ingresso delle acque gelide dell’impianto idroelettrico.

Dubbi sulla trasparenza

I comuni di Bordano, Cavazzo, Osoppo e Trasaghis hanno approvato mozioni condivise per esprimere la propria contrarietà all’opera di derivazione. A fianco delle amministrazioni si sono schierati Legambiente FVG, i Comitati Salviamo il lago di Cavazzo e numerose realtà associative del territorio.

Le critiche non si limitano agli aspetti tecnici ma investono anche la trasparenza dell’iter decisionale. La Regione Friuli Venezia Giulia ha rinviato due Conferenze dei Servizi, previste nell’ottobre 2024 e nel gennaio 2025, alimentando i sospetti sull’esistenza di criticità tecniche ancora non risolte.

Il 29 marzo scorso, in una conferenza stampa, l’onorevole Serena Pellegrino di Alleanza Verdi e Sinistra ha ribadito la richiesta di archiviare il progetto, già respinto nel 1987, sottolineando l’assenza di valutazioni aggiornate e l’opacità dell’iter.

I Comitati chiedono inoltre l’aggiornamento degli studi idrogeologici attraverso modelli sperimentali, non solo teorici. Sollecitano pure maggiore trasparenza rispetto al Piano regionale Paur/30, che include il progetto, e invocano un coinvolgimento reale delle comunità locali.

Il caso del canale di derivazione mette in evidenza una tensione profonda tra logiche di gestione centralizzata delle risorse idriche e la tutela di beni comuni fortemente radicati nel territorio. Una frattura che solleva interrogativi sulla sostenibilità ambientale e sulla capacità di ascolto delle istituzioni in una regione sempre più chiamata a confrontarsi con le sfide della transizione ecologica.

[Foto dalla pagina Facebook dei Comitati Salviamo il Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni]

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