Nel carcere di Tolmezzo 5 detenuti, trasferiti da Bologna, positivi al coronavirus. Lettera del sindaco
Tolmezzo (Ud) – Nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo (Udine), cinque detenuti, provenienti da Bologna, sono risultati positivi al Covid-19 al termine del periodo di isolamento dopo un primo tampone negativo.
La notizia, che circolava in Carnia, è stata confermata dal sindaco, Francesco Brollo, che ha inviato una lettera di protesta alle direzioni competenti del ministero della Giustizia.
Il sindaco ha pubblicato alcuni stralci della lettera su Facebook.
Vi si legge tra l’altro che “Premettendo che le prime parole di attenzione vanno a coloro che in questo caso – come in tutti gli altri – soffrono la malattia e a coloro che se ne devono prendere cura, scrivo queste righe nella piena consapevolezza della dovuta lealtà istituzionale e collaborazione che lega tutti noi che prestiamo servizio nelle istituzioni per i nostri cittadini, anzi, proprio in nome di questa lealtà istituzionale, che lo Stato ha già disatteso sopprimendo Tribunale e Procura di Tolmezzo privandosi di un vitale presidio di giustizia di prossimità a servizio anche della attività del vicino carcere di alta sicurezza, esplicito la triplice motivazione di risentimento istituzionale generato dalla vicenda delle positività importate nella Casa Circondariale di Tolmezzo”.
“In primo luogo perché un’azione esterna mette a rischio la salute della comunità che rappresento e innesta in un contesto cittadino dove la popolazione sta adottando comportamenti tra i più virtuosi d’Italia per il contenimento del virus, un focolaio potenzialmente in grado di impattare sulla salute di una comunità che sta facendo con successo fronte comune nei confronti del morbo e che se lo vede “recapitato” da un’istituzione tra le proprie linee”.
“Può perciò immaginare come la nostra popolazione si senta comprensibilmente smarrita e frustrata di fronte a questo evento e non manchi di rappresentarlo alla istituzione a lei più vicina, il sindaco: ‘Ma come – questo il denominatore comune delle reazioni alla vicenda – noi facciamo tanti sacrifici per combattere il virus e ce lo portano da fuori?’. Reazione legittima e condivisibile”.
“Come il virus non conosce confini e frontiere, tanto da averle bellamente attraversate con gli effetti pandemici che riscontriamo quotidianamente, così non si arresta davanti alle mura e alle sbarre di un carcere. L’osmosi tra popolazione carceraria e non, tra detenuti e dipendenti in servizio, tra “dentro” e “fuori” è fisicamente impedita da mura e sbarre, ma permeabile alla trasmissione del COVID-19”.