“Negli occhi dei Ribelli” la personale di Danilo De Marco per il Festival Internazionale di Musica Sacra 2020
Pordenone – «Con la perdita della memoria rischiamo di perdere la continuità di significato e di giudizio» scrive Danilo De Marco, maestro della fotografia, friulano, nel riassumere “Negli occhi dei ribelli”, la mostra che sarà inaugurata sabato 12 settembre alle 17.30 nella Chiesa di San Lorenzo a San Vito al Tagliamento (con prenotazione obbligatori), e sará visitabile fino al 25 ottobre, ingresso libero, sabato e domenica 10.30-12.30 e 15.30-19, Ufficio Beni e Attività Culturali di San Vito al Tagliamento 0434.833295 o Punto I.A.T. 0434.80251).
L’inaugurazione sarà arricchita dall’intermezzo musicale a cura del Conservatorio Tomadini di Udine, con Andrea Nassivera, musicista di Tolmezzo, che alla fisarmonica eseguirà brani di Anatoly Biloshytsky tratti dalla Partita n.1.
La personale è una costellazione di volti, una collezione di “figure” e non semplicemente di ritratti, come ricorda Gian Paolo Gri: «Di partigiani, Danilo ne ha inquadrati quasi un migliaio, fin qui; è diventato un collezionista. Ma la sua non è una collezione all’occidentale, possessiva. Ha creato un accumulo che sa di culture lontane, di potlach, dove non si rastrella per sé, per conservare, ma per far dono, per ridistribuire».
La mostra è organizzata da Presenza e Cultura, Centro Iniziative Culturali Pordenone e Comune di San Vito al Tagliamento, con il sostegno della Regione Fvg, ed è curata da Giancarlo Pauletto, con il coordinamento di Maria Francesca Vassallo e Antonio Garlatti. È inserita nella 29^ edizione del Festival Internazionale di Musica Sacra, progetto triennale dedicato all’esplorazione del tema “Trinitas. Trinità dell’umano”. La manifestazione è entrata a far parte del circuito Italiafestival, e ha ottenuto il riconoscimento dell’Art Bonus della Regione FVG grazie al supporto dell’azienda DFORM-THEKE
Il percorso espositivo “Negli occhi dei ribelli” è una costellazione di fotografie: «Eccoli qui allora i loro volti oggi, i volti dei ribelli di allora segnati dal tempo – scrive Danilo De Marco –, l’inquadratura è ripetitiva e chiusa, come si usa con le foto segnaletiche dei delinquenti, dei banditi, tutta concentrata sul volto. Meglio ancora, sugli occhi… gli occhi, unico punto di messa a fuoco, unico centro rimasto di un tempo salvato…». Si tratta di “volti del coraggio”, mentre la scelta stilistica di mettere a fuoco e quindi riservare la nitidezza dell’immagine agli occhi, fa sì che ciascun spettatore venga interpellato, «da una struttura frontale che è quella dell’icona» come rimarca Giancarlo Pauletto, curatore della mostra. Precisazione a cui fa eco quanto scrive Gian Paolo Gri: «Accostati, questi sguardi compongono una comunità di valore, ideale, che continua a ridersela dei confini, che sollecita a sapersi guardare attorno, a non dimenticare, a scegliere ancora e ogni giorno da che parte stare».
Così, dietro ad ognuno dei “paesaggi umani” che questi volti sottintendono – il sereno e intenso Anton Vratuša, l’umano e accogliente Alojse Kapun, il fermo, determinato André Radzynski e via e via – non è difficile immaginare pericoli, scelte, paure e decisioni che possono aiutarci a contrastare l’azione di coloro, uomini e governi, che nulla hanno imparato e nulla vogliono imparare dalle guerre e dai massacri del terribile “secolo breve”.