A tre anni dal tragico incidente di Freginals in cui persero la vita Elisa Valent e altre 6 ragazze le famiglie chiedono giustizia

Trieste – Il 20 marzo 2016 a Freginals, in Catalogna, l’autobus di linea che stava percorrendo l’autostrada tra Valencia e Barcellona si capovolse dopo aver urtato un’auto. Furono tredici le vittime, fra loro sei studentesse italiane: Elisa Valent di Venzone, Valentina Gallo, Elena Maestrini, Lucrezia Borghi, Elisa Scarascia Mugnozza, Serena Saracino e Francesca Bonello.

I parenti delle vittime denunciano la lentezza con cui va avanti il processo: dopo tre anni il procedimento è ancora fermo alle indagini preliminari, ricominciate per due volte dopo altrettante richieste di archiviazione.

Per questo il Consiglio regionale, riunitosi martedì 26 marzo, ha accolto all’unanimità una mozione che porta le firme di tutti i capigruppo del Consiglio regionale per chiedere giustizia per la 25enne di Venzone Elisa Valent e le altre sei studentesse italiane del progetto Erasmus che viaggiavano su quell’autobus.

Al presidente della Regione l’Aula chiede di farsi parte attiva con il Governo italiano per sollecitare quello spagnolo a “garantire il corretto svolgimento dell’iter giudiziario nella ricerca dell’irrinunciabile verità sulle cause dell’incidente”.

“È una ricerca di giustizia finora immotivatamente negata”, si legge nel documento condiviso da tutte le forze politiche presenti in Aula, assieme alla “convinzione che non si possa derubricare a mero incidente causale una tragedia forse evitabile con l’utilizzo della giusta prudenza e perizia che è doveroso aspettarsi da un autista professionista”.

Prima della sua approvazione in Aula si è svolto un incontro, da parte del presidente del Consiglio regionale, del presidente della Regione e dei presidenti dei Gruppi consiliari, con i genitori di Elisa (nella foto ACON).

In quell’occasione, mamma Anna e papà Eligio hanno ringraziato per l’attenzione che le istituzioni regionali intendono tenere alta su quanto accaduto alla loro figlia e alle figlie della altre famiglie, “perché se non c’è un processo, pensiamo che la colpa sia stata di Elisa che ha scelto di salire su quella corriera. Invece dobbiamo poter dire che le nostre figlie sono morte per colpa di qualcuno, non per colpa loro. Non chiediamo vendetta, non chiediamo soldi, ma chiediamo un processo che metta fine a questa straziante vicenda”.

“La Regione deve intervenire affinché ci sia un’assunzione di responsabilità a questo epilogo drammatico”, ha detto loro il presidente del Consiglio, Piero Mauro Zanin, affermando di parlare prima di tutto da padre. “Dopo tre anni, i genitori di Elisa devono poter chiudere il cerchio e avere pace. Da parte nostra, tutta la solidarietà ma anche l’impegno a intervenire”.

Un impegno a cui si è unito il presidente Massimiliano Fedriga, che ha parlato di desiderio di verità ma non da meno di disagio che “il Friuli Venezia Giulia sente rispetto a un procedere delle indagini che non trova soddisfazione nel principio di verità. Deve essere riconosciuta una responsabilità, anche si trattasse di una distrazione dell’autista o un problema al mezzo, ma non possono dire che non possono sapere cosa sia accaduto. Perché questo lassismo non è accettabile in un Paese europeo ed è per questo che, oltre al Governo, come istituzione intendo scrivere anche alle nostre rappresentanze diplomatiche perché si facciano portavoce del nostro malcontento per questo agire dilatatorio di un Paese che fa parte dell’Unione europea. Chiediamo anche noi non vendetta ma rispetto di vite spezzate e vite distrutte, ed è un rispetto doveroso”.

“Ci sentiamo tutti rappresentati, al di là delle nostre appartenenze politiche, nelle parole dei presidenti Zanin e Fedriga – ha poi detto il capogruppo del Pd, Bolzonello, a nome di tutti i capigruppo – ed è per questo che abbiamo sottoscritto la mozione e lasceremo a Bordin il compito di illustrarla anche per noi. Non ci saranno spettacolarizzazioni su una vicenda come questa”.

Barbara Zilli, da parte sua, ha aggiornato l’Aula sullo stato attuale del procedimento penale della vicenda, “sulla quale – ha detto – l’attenzione della Farnesina è molto alta. È di ieri la notizia che, in seguito all’istanza di fine gennaio scorso delle famiglie per accelerare l’iter processuale, è seguita una azione del procuratore intesa a sollecitare l’acquisizione delle ulteriori prove; infatti è del 20 marzo il deposito di una perizia”.

“Al contempo – ha proseguito l’assessore – è proseguita l’azione dell’Italia sulle autorità spagnole: il 5 marzo il console generale d’Italia a Barcellona ha incontrato il procuratore capo di Tarragona per sensibilizzarlo sul processo, al pari l’ambasciatore d’Italia a Madrid ha incontrato il procuratore a capo dell’unità specializzata in sicurezza stradale introdotta in Spagna proprio in seguito a questo incidente, affermando le aspettative italiane di un rapido svolgimento del processo. Sembra che la fase successiva all’acquisizione degli atti sia imminente”.

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