Ministero della Cultura si oppone alla costruzione del fotovoltaico presso il sito di Aquileia

Roma – Il Ministero della Cultura si è opposto alla richiesta di costruzione di un impianto fotovoltaico previsto nel territorio del Comune di Aquileia, nei pressi di un’area a “elevatissimo rischio archeologico, a ridosso di un contesto ricco di elementi di interesse tutelati sotto il profilo culturale e paesaggistico”.

Il Ministero della Cultura – si legge nella nota emessa dal dicastero -, ai sensi dell’art. 14-quinquies, comma 1, della legge 241/90, si oppone alla richiesta di costruzione dell’impianto di produzione di energia elettrica solare previsto nel Comune di Aquileia in provincia di Udine.

In particolare secondo il parere della Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio, elaborato sulla base di quanto evidenziato della Soprintendenza ABAP del Friuli Venezia Giulia, “l’ambito di intervento dove dovrebbe sorgere l’impianto fotovoltaico insiste su un’area agricola ad elevatissimo rischio archeologico, a ridosso di un contesto ricco di elementi di interesse tutelati sotto il profilo culturale e paesaggistico a partire dal campanile della Basilica Patriarcale in prossimità del sito UNESCO ‘Area archeologica di Aquileia e Basilica patriarcale’, coinvolgendo parzialmente anche la buffer zone a protezione del sito”.

L’area archeologica di Aquileia e la Basilica patriarcale sono un sito inserito nella lista del patrimonio Mondiale dell’UNESCO fin dal 1998 per i suoi eccezionali valori universali. La dichiarazione di importanza – adottata ufficialmente a ottobre 2016 – spiega perché il sito UNESCO di Aquileia è ritenuto di un valore universale eccezionale sul piano storico e scientifico. Questo aspetto è in grado di giustificarne la protezione permanente a carico della comunità internazionale nel suo insieme.

“Concreto – si legge ancora nel parere della Soprintendenza – il rischio che il sorgere di un impianto di tale portata possa portare all’inserimento del sito di Aquileia nella lista dei patrimoni dell’umanità in pericolo, elemento in grado di compromettere lo sviluppo futuro dell’area e del suo indotto”.

Le reazioni della politica

L’assessore Fabio Scoccimarro
“Apprendiamo con soddisfazione l’opposizione del Ministero della Cultura alla realizzazione di un impianto fotovoltaico ad Aquileia, in prossimità del sito tutelato dall’Unesco. Questa presa di posizione conferma la bontà della norma che verrà discussa in Consiglio Regionale il prossimo mese. Con il Governo c’è una totale sinergia nel voler minimizzare l’impatto ambientale e paesaggistico, promuovendo il fotovoltaico in aree già degradate o non idonee ad altri scopi: sicuramente la prossimità alla seconda area archeologica d’Italia non poteva avere il nostro consenso”.

Questa la posizione dell’assessore regionale alla Difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile Fabio Scoccimarro alla notizia dell’opposizione del Governo, tramite il Ministero della Cultura, al nuovo impianto energetico di Aquileia “che rientra perfettamente nel complesso normativo che abbiamo redatto al fine di creare delle aree filtro a tutela delle peculiarità paesaggistiche, culturali, agricole del nostro territorio”.

L’assessore ha precisato che “la Regione è grande sostenitrice del ricorso alle energie rinnovabili, ma il nostro obiettivo è quello di coniugare l’indipendenza energetica con la tutela del territorio. Vogliamo favorire lo sviluppo, garantendo la protezione del paesaggio e del tessuto agricolo del Friuli Venezia Giulia”.

La consigliera regionale Rosaria Capozzi (M5S)
“Troviamo assurdo tutto l’entusiasmo che ruota intorno al parco fotovoltaico di Aquileia. Un entusiasmo proveniente persino dall’assessore regionale all’Energia, a sua volta pronto a festeggiare dopo che gli stessi Uffici da lui diretti avevano rilasciato parere favorevole all’autorizzazione dell’impianto”.

Lo evidenzia, attraverso una nota stampa in cui manifesta “stupore e incredulità”, la consigliera regionale Rosaria Capozzi (MoVimento 5 Stelle), prendendo nuovamente la parola sulla questione, ormai approdata anche a Roma, legata alla possibile realizzazione nell’area della città patriarcale di un impianto fotovoltaico di 210.000 metri quadrati.

“La vicenda – aggiunge l’esponente pentastellata – non si conclude di certo con l’odierno parere del ministero della Cultura, che ha solo fatto proprio quello già espresso dalla Soprintendenza regionale, la quale fa comunque parte dello stesso dicastero”.

“L’ultima parola, infatti, dovrebbe essere espressa del Consiglio dei ministri – precisa Capozzi – e, quindi, da Giorgia Meloni che, a sua volta, sarà chiamata a contemperare tra i vari interessi in gioco”.

“Ci auguriamo – auspica la rappresentante del M5S – che, questa volta, venga data ragione al ministero della Cultura e non a quello del Made in Italy che, dieci giorni or sono in sede di Conferenza dei servizi, aveva rilasciato il nulla osta all’impianto. Anche per l’elettrodotto di Terna Udine-Redipuglia, voglio ricordare, l’ultima parola spettò infatti al premier Renzi e, nonostante l’opposizione del ministro della Cultura Franceschini, sappiamo tutti come è andata a finire”.

“Questo caso sarà molto interessante. Anche perché, finora, il Governo si è sempre opposto ai tentativi delle Regioni di salvaguardare i propri beni culturali e il paesaggio – in altre parole, il tesoro dell’Italia – nel nome della necessità di installare questi impianti. Forse, viste anche le statistiche da noi evidenziate, sarà la volta buona – prosegue infine Capozzi – affinché possa affermarsi il principio secondo il quale il bene comune, nonché la tutela dell’ambiente e del paesaggio, debbano prevalere su quello privato, come sancito dalla nostra Costituzione. Come abbiamo detto, perciò, è solo una questione di volontà politica”.

“Scoccimarro oggi festeggia; soltanto una settimana fa – conclude Capozzi – la sua amministrazione aveva dato il via libera all’impianto…”.

Il segretario del Pd provinciale di Udine Luca Braidotti
Così il segretario del Pd provinciale di Udine Luca Braidotti: “Positivo l’intervento degli uffici ministeriali su sollecitazione della soprintendenza regionale. Dalle motivazioni espresse emerge quasi uno ‘stupore’ riguardo il fatto che sia necessario un intervento di questo tipo per tutelare un bene archeologico e culturale di livello mondiale. Questa vicenda sottolinea una volta di più l’assenza di una normativa regionale capace di regolare il tema, e l’urgenza di mettervi mano come noi abbiamo chiesto e proposto ormai da anni”.

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