Manifestazione di solidarietà per l’Afghanistan. Verso l’archiviazione del reato di ingresso illegale. Le foto

Trieste – Si è svolta sabato 28 agosto lungo le strade del centro di Trieste, da piazza Unità d’Italia a piazza Libertà, una manifestazione di solidarietà con le vicende dell’Afghanistan. Erano circa duecento i partecipanti, in gran parte profughi afghani

I manifestanti chiedono l’attivazione di corridoi umanitari per consentire a migliaia di bambini, donne e uomini dell’Afghanistan di mettersi in salvo dal regime dei talebani.

Il corteo – con in testa donne e bambini cui seguivano uomini con una lunga bandiera dell’Afghanistan – si è mosso attorno alle 17 da piazza Unità ed ha lentamente marciato fino a piazza Libertà, dove c’erano ad attenderlo attivisti dell’associazione Linea d’Ombra e del Comitato Pace Danilo Dolci.

“Chiediamo all’Italia di non riconoscere i talebani e di non avere rapporti con loro” era la scritta che si leggeva su uno dei cartelli.

“Siamo qua per dire no alla disumanità, siamo qua per dire no alla dittatura, siamo qua per le persone che sono state uccise e per quelle che verranno ancora uccise”, ha detto Emran Haidari, un membro della comunità afghana locale, in uno degli interventi fatti al microfono durante la manifestazione.

Tra gli altri interventi c’è stato anche quello dello scrittore Pino Roveredo che ha chiesto “umilmente scusa” in quanto cittadino occidentale. “Mi vergogno che l’Occidente abbia invaso l’Afghanistan per insegnare democrazia e lasciare invece tragedie”.

Verso l’archiviazione del reato di ingresso illegale

Intanto la Procura di Trieste è orientata a chiedere l’archiviazione dei fascicoli penali aperti per il reato di ingresso illegale in Italia per i migranti in arrivo dall’Afghanistan. Lo spiega il Procuratore capo di Trieste Antonio De Nicolo, intervistato dall’ANSA, alla luce della crisi in quel Paese e che lascia presagire un incremento del flusso migratorio sulla rotta balcanica.

“Ogni persona che varca i confini in violazione delle norme sul testo unico dell’immigrazione commette un reato, quello previsto dall’articolo 10 bis. Apriremo doverosamente un fascicolo per ogni migrante che verrà rintracciato ai confini.
Tuttavia, considerata la situazione preoccupante nel Paese, richiederemo l’archiviazione del procedimento per i singoli che scappano dal conflitto o dalle persecuzioni. Consideriamo che agiscono in stato di necessità”, chiarisce il Procuratore.

Diversa invece la posizione dei trafficanti. In questo senso, se “la cooperazione giudiziaria a livello europeo è efficace”, “non è così con i Paesi extraeuropei da cui questi migranti partono. Per questo non ci aspettiamo a breve sviluppi eclatanti delle indagini che abbiamo in corso”, sostiene De Nicolo.

“Ascoltiamo ogni migrante che arriva e cerchiamo di individuare le reti di coloro che li hanno trasportati. Spesso, tuttavia, le indagini portano all’estero e sono lunghe e complesse”. Le centrali di questo traffico sono nei Paesi d’origine dei migranti. Questi “hanno paura di parlare, temono ritorsioni su parenti e amici” rimasti. “Cerchiamo di individuare connessioni tra la rete di supporto e i punti di partenza ma non è facile penetrare in questo substrato di contatti e collegamenti”.

(Galleria di foto a cura di Stefano Savini ©)

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