Lo stabilimento Sertubi a rischio chiusura. Urgente il cambiamento delle regole doganali
Trieste – Sulla crisi dello stabilimento triestino della Sertubi, azienda attiva nel campo della costruzione di tubature, si è svolta nella mattinata del 4 febbraio una conferenza stampa convocata dai rappresentanti dei lavoratori della Jindal Saw Italia.
Si tratta dell’unico stabilimento in Italia che produce tubi per l’acqua potabile e fognaria.
La proprietaria dello stabilimento è la società Jindal Saw Italia, controllata della Jindal Saw Limited, che nel 2011 ha rilevato il ramo d’azienda ghisa sferoidale dalla Sertubi Spa.
Jindal Saw Limited comunicherà a giugno 2019 se intende mantenere lo stabilimento a Trieste. 68 addetti rischiano di perdere il lavoro. Inoltre la scomparsa dell’impianto sarebbe un disastro per l’indotto, che conta circa venti imprese.
Quello che pesa sulle decisioni della Jindal Saw sono le nuove regole doganali che impediscono di apporre il marchio del Made in Italy ai prodotti della Sertubi in quanto la materia prima arriva dall’India e successivamente viene rifinita in Italia. Questo dettaglio impedisce alla società di partecipare ai bandi delle commesse europee.
“Se entro giugno – hanno riferito i rappresentanti dei lavoratori – la politica regionale e nazionale non riuscirà a portare avanti la battaglia a livello europeo sulla creazione di una sottocategoria di codici doganali per la produzione di ghisa, così come è stato fatto per gli acciai, consentendo di fregiare le produzioni Sertubi del Made in Italy, l’azienda valuterà se continuare le lavorazioni in loco”.
I lavoratori si sono appellati al governo per scongiurare la chiusura. “La politica regionale e nazionale – hanno chiesto – faccia squadra e si rivolga alla Commissione europea” e “il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, venga in visita allo stabilimento: il programma di Governo prevede proprio investimenti sul servizio idrico integrato di natura pubblica”.
I sindacati hanno chiesto l’intervento trasversale di tutte le forze politiche al fine di tutelare i lavoratori e l’unica produzione italiana in questo settore.
Presenti all’incontro esponenti di tutte le forze politiche. Claudio Giacomelli, capogruppo in regione di Fratelli d’Italia, nel suo intervento ha promesso l’impegno del suo partito attraverso il deputato e coordinatore regionale Walter Rizzetto e del senatore Luca Ciriani.
Per il PD erano presenti Francesco Russo, consigliere regionale, la senatrice Tatjana Rojc e il segretario regionale del PD del Friuli Venezia Giulia, Cristiano Shaurli.
Alla conferenza c’erano inoltre l’on. Sandra Savino, l’on. Renzo Tondo, l’ex sindaco di Trieste Roberto Cosolini e il consigliere regionale del movimento cinque stelle Andrea Ussai. Presenti anche numerosi consiglieri comunali di Trieste.
“Appoggio totale per mantenere in attività l’unico stabilimento che produce tubi in ghisa in Italia. Il Pd a tutti i suoi livelli è pronto a sostenere ogni azione intesa a evitare che circa 70 lavoratori rimangano senza occupazione, Trieste sia spogliata di un pezzo di tessuto industriale e l’Italia di un asset strategico anche considerando le criticita’ delle sue reti idriche “.
Così Cristiano Shaurli, che ha parlato a nome della delegazione Pd. “Rispondiamo con convinzione all’appello dei lavoratori – ha aggiunto. – Seguendo una linea adottata quando abbiamo avuto responsabilità di governo, crediamo necessario incalzare la proprietà e il Mise. Al ministro Di Maio, rivolgiamo la richiesta di un piano strategico nazionale per l’industria e dei necessari investimenti sulle infrastrutture necessarie per scongiurare un fortissimo rischio di crisi per il tessuto manifatturiero giuliano e non solo”.
“Torniamo a ribadire la necessità che anche l’assessore Bini e lo stesso presidente Fedriga portino a Roma la questione del futuro manifatturiero di Trieste. Perché dev’essere chiaro che occorre un salto di qualità sul fronte industriale: il Pd è presente e pronto a sostenere trasversalmente questo processo, perché di fronte alle gravi e molteplici crisi ed al futuro di centinaia di lavoratori non ci si divide ma Regione e Governo prendano in mano urgentemente la questione”.