L’indifferenza fa la differenza?
Don Luigi Ciotti, uomo saggio e generoso, ha affermato con forza, in modo esplicito e non interrogativo, che l’indifferenza nella vita fa la differenza.
Le responsabilità sono ben distinte e partono dai vertici decisionali più alti, ma chi detiene il potere può avvalersi, o meno, della presenza e del supporto di chi sta sotto. Il tanto evocato “silenzio dei buoni” finisce infatti per ritorcersi contro gli stessi buoni o contro gli indifferenti.
Possiamo davvero pensare di costruire una società più giusta, ordinata e libera restando però ai margini, come esuli in casa propria? Si può rimanere muti e inerti di fronte a fenomeni drammatici come l’aumento esponenziale delle povertà, certificato da istituti e statistiche, o i molteplici dissesti industriali, che mettono a rischio il lavoro di centinaia di migliaia di concittadini? Possiamo chiudere gli occhi di fronte allo sfruttamento disumano di molti giovani, italiani e immigrati, che vivono in condizioni estreme e di cui sentiamo parlare solo quando diventano vittime di infortuni fatali sul lavoro?
Si può restare indifferenti davanti alle parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nel suo messaggio di fine anno ci ha ricordato la tragica morte per assideramento, nella notte di Natale a Gaza, di una bambina di pochi giorni – e non era certo l’unica – senza dimenticare i civili uccisi nella guerra in Ucraina o la sorte degli ostaggi innocenti nelle mani di Hamas?
Il Presidente ha sottolineato: “Vi è bisogno di riorientare la convivenza, il modo di vivere insieme […]. Faglie profonde attraversano le nostre società. La realtà ci presenta contraddizioni che generano smarrimento, sgomento e senso di impotenza […]. Stride il fenomeno dei giovani che vanno a lavorare all’estero perché non trovano alternative […]. Attenzione particolare richiede il fenomeno della violenza, soprattutto tra i giovani, con bullismo, risse, uso delle armi.”
Ha poi lanciato un appello al rispetto della vita e alla sicurezza sul lavoro: “Gli incidenti mortali si possono e si devono prevenire […]. Rispetto anche per chi si trova in carcere: l’alto numero di suicidi è indice di condizioni inammissibili. E non vogliamo più parlare di donne vittime di violenza.”
Dopo aver rimarcato i segni positivi lasciati da chi opera per il bene comune – la Buona Italia, come l’ha definita durante la sua visita a una scuola siciliana dove bambini di varie nazionalità erano stati offesi da alcuni incivili – il Presidente ha concluso con un appello a tutti: “Siamo chiamati ad agire, rifuggendo da egoismo, rassegnazione o indifferenza.”
Ecco che torna la parola che può davvero fare la differenza. L’indifferenza che, se non ci impegneremo, continuerà a fare la differenza.