Libertà di espressione e tutela dell’ambiente: respinto l’appello contro le attiviste di ABC
Trieste – La Corte d’Appello di Trieste ha respinto l’appello sulla richiesta di risarcimento da 600.000 euro presentato da Kronospan Italia S.r.l. e dal suo amministratore Massimo Cenedella contro le due portavoce del Comitato ABC Eleonora Frattolin e Lucia Mariuz. Si tratta di un’importante vittoria e di un precedente di rilievo per la libertà di espressione dei cittadini e delle cittadine impegnati nella tutela dell’ambiente e della salute pubblica.
La Kronospan di San Vito al Tagliamento (Pn) è un’azienda che produce pannelli a base di legno come pannelli truciolari, MDF e pavimenti in laminato. Il Comitato aveva dato voce alle preoccupazioni relative agli effetti sulla salute pubblica delle emissioni e dei rifiuti generati dall’impianto, che potrebbero influenzare negativamente la qualità dell’aria e la salute dei residenti nelle vicinanze.
Le attiviste avevano criticato le pratiche aziendali di Kronospan, ritenendo che non fossero sufficientemente trasparenti riguardo alle loro operazioni e ai potenziali rischi ambientali. Gli appellanti, da parte loro, sostenevano che le affermazioni fatte dalle attiviste avessero danneggiato la reputazione aziendale.
La sentenza
La sentenza, che conferma le conclusioni del Tribunale di Pordenone, ribadisce il diritto ad esprimere critiche anche accese nei confronti di progetti industriali percepiti come rischiosi per l’ambiente e la salute. La Corte ha sottolineato come il diritto di critica, riconosciuto dalla Costituzione, non possa essere limitato se esercitato nel rispetto dei principi di verità putativa e continenza, e ha evidenziato l’importanza della partecipazione attiva della società civile nei processi decisionali che incidono sul territorio.
Secondo i giudici, le iniziative del Comitato ABC, compresi i comunicati stampa e i post sui social media, erano volte a sensibilizzare l’opinione pubblica su temi di rilevante interesse collettivo, come la qualità dell’aria e i rischi per la salute derivanti da emissioni industriali.
La Corte ha riconosciuto che i toni critici utilizzati dal Comitato erano giustificati dalla necessità di evidenziare le preoccupazioni della popolazione locale e non configuravano una denigrazione gratuita dell’azienda.
Gli appellanti sono stati condannati al pagamento delle spese legali del giudizio, quantificate in €18.511,00, oltre al 15% per spese generali, IVA e CPA come previsto dalla legge. Inoltre, la sentenza rileva che sussistono i presupposti per l’applicazione dell’art. 13, comma 1-quater, del D.P.R. 115/2002, introdotto dall’art. 1, c. 17, L. 228/2012.
Un precedente importante per la libertà di espressione
Questa sentenza, che non solo rigetta qualunque pretesa di risarcimento ma condanna l’azienda al pagamento delle ingenti spese legali sostenute dalle due portavoce, rappresenta un precedente fondamentale per la difesa della libertà di espressione, garantendo il diritto di manifestare dissenso e di promuovere la trasparenza nei processi decisionali che coinvolgono l’ambiente e la salute pubblica.
In un momento storico in cui le sfide ambientali richiedono il coinvolgimento attivo di tutte le parti interessate é inaccettabile che cittadine comuni, impegnate in prima linea per garantire un ambiente più sano alle generazioni future, vengano minacciate da azioni legali intimidatorie da parte di una multinazionale. Nessuno dovrebbe temere di subire ritorsioni per aver difeso il diritto alla salute e alla tutela dell’ambiente e la decisione della Corte d’Appello di Trieste non fa altro che riaffermare il valore della partecipazione civica e il ruolo essenziale del dibattito democratico.
(Foto generica Pixabay)