Le opere di Renzo Tubaro in mostra alla Galleria Sagittaria di Pordenone
Pordenone – Le opere di Renzo Tubaro, noto artista friulano attivo nella seconda metà del secolo scorso, tornano protagoniste grazie alla mostra che si è inaugurata sabato 25 novembre, alla Galleria Sagittaria di Pordenone, nota per essere stata la prima vetrina dei più noti artisti della regione.
Renzo Tubaro era nel pieno della sua creatività quando per la prima volta esposte alla Sagittaria, quasi 50 anni fa.
La mostra era incentrata soprattutto su una serie di splendidi disegni, ma non mancavano alcuni oli che davano comunque la misura dell’alta liricità che caratterizzava il suo lavoro pittorico, esercitatosi a lungo anche nell’impegno dell’affresco per numerose chiese della regione.
“L’incanto del reale. Renzo Tubaro opere 1948/1998” titola la nuova mostra omaggio, allestita dal Centro Iniziative Culturali Pordenone, a cura di Giancarlo Pauletto, Fulvio Dell’Agnese e Stefano Tubaro per il coordinamento di Maria Francesca Vassallo.
Il percorso espositivo sarà visitabile fino al 25 febbraio, con ingresso libero.
Di seguito alcune delle opere esposte:
«Pubblicare molte opere inedite di un artista già noto per l’altezza dei suoi risultati – ha dichiarato il curatore Giancarlo Pauletto – è utilissimo, non solo perché ciò non può che confermarne l’apprezzamento, ma anche in quanto permette confronti e integrazioni certamente importanti ad inciderne meglio la figura, riducendo quella dispersione di opere e dati, che inevitabilmente interviene – con il passare del tempo».
Renzo Tubaro è nato a Codroipo nel 1925 ed è morto a Udine nel 2002. Ha frequentato l’Accademia di Venezia, avendo per maestro Guido Cadorin. Ha esposto più volte alla Quadriennale di Roma, alle Biennale di Arte Triveneta di Padova, Verona e Campione d’Italia, alle Trivenete delle Arti a Villa Simes e in molte altre collettive e personali.
Sue opere sono alla Galleria d’Arte Moderna di Venezia, di Udine, al Castello Sforzesco di Milano e in varie altre collezioni pubbliche e private. Vasti cicli di affreschi si trovano in molte chiese del Friuli. Per Tubaro dipingere era quasi un dovere morale. Vi è qualcosa di intimamente necessario nel suo tornare sui medesimi temi – oggetti, affetti, tempi, luoghi – in cui si fa chiaramente apprezzabile il magistrale esercizio di variazione di singoli timbri e toni, della “durata” di certe note di colore e del loro intreccio in un “soffice sincronismo”.
«La pittura di Tubaro – ha spiegato il concuratore Fulvio dell’Agnese – restituisce i tempi di una esplorazione condotta al ritmo stesso dell’esperienza, con naturalezza, ma progressivamente vissuta anche come una forma di autodisciplina, di riflessione sulla priorità di valori che nel flusso dei giorni bisogna pur individuare».
«Lo sguardo di Tubaro non si spinge troppo lontano dagli spazi del suo mestiere: la famiglia, il paese, l’atelier… Sono ambiti anzitutto affettivi, dei quali tuttavia ci viene proposta un’immagine che non è pura descrizione sentimentale, ma si proietta sempre nella meno accessibile dimensione della sintesi formale, della riflessione estetica».
«Pur conservando lo spessore – essenziale, alla fine dei giochi – di persone e oggetti che concretamente strutturano la vita dell’artista, la moglie e le figliolette, la brocca con pennelli o fiori, gli animali, vengono osservati e studiati come testimoni di una verità più profonda di quella domestica; per questo vengono amorevolmente piegati a un dialogo che prevede differenti angolazioni dello sguardo, infinite varianti di pose, sempre nuove maniere di combinare le masse nel loro offrirsi alla luce».