La regata sotto la Bora: tutte le foto della Barcolana n. 53
Trieste – La 53ª Barcolana la volevano tutti, perché nel 2020 era stata annullata per bora forte, perché l’anno prima c’era il Covid, perché è la festa più grande che si vive a Trieste e perché la voglia di andar in acqua in “clapa” è tanta.
Bisognava però fare i conti con la “siora Bora”, che ha fatto le sue caratteristiche bizze, tanto che il programma è stato cambiato e variato continuamente in funzione del meteo folle di domenica 10 ottobre 2021.
La partenza è rimasta quella delle 10.30, con bora rafficata molto discontinua, tanto da obbligare il comitato di gara a fermare le categorie più piccole per motivi di sicurezza.
La cronaca
Al “botto” dalla sede della Società velica Barcola Grignano, si parte di gran carriera con Arca a far la lepre fino al traguardo e a seguire quasi tutto il gruppo.
Dopo 10 minuti di gara è però “siora Bora” a mettere a dura prova tante barche (una cappottata, una con timone rotto, uomo in mare, vele divelte e tante richieste di aiuto e soccorso con relativo abbandono).
Il comitato ha subito cambiato l’arrivo da Barcola a Miramare, riducendo di un lato la gara, ma poi, appena passate il cancello del traguardo le barche più grosse e veloci, ecco la decisione più grave, quella di fermare la gara, rendendo nullo il percorso fatto da oltre mille barche, che hanno però potuto rientrare in sicurezza a motore, evitando la “scuffiata” e cioè il ribaltamento della barca.
Così al traguardo ci sono solo 127 barche per una classifica ristretta a pochi intimi.
Ricorderemo la 53ª Barcolana per le “forti” emozioni provate e l’ottima gestione delle difficoltà da parte della capitaneria di porto, coadiuvate dalla polizia, vigili del fuoco e personale della sicurezza in mare.
A terra gran calca sul molo Audace e lungo tutto il villaggio, poi col progressivo peggioramento meteo, tante persone hanno lasciato la festa causa il freddo umido, ma intanto Trieste ha portato a termine il suo tradizionale appuntamento.
(Galleria di foto e testo a cura di Stefano Savini, tutti i diritti riservati)