La Protezione Civile con a fianco i sindaci sospende le attività dopo le sanzioni per i fatti del 29 agosto

FVG – Sono sempre più numerosi i gruppi di Protezione Civile comunali che, con l’avallo dei sindaci, stanno sospendendo le loro attività, in accordo a quanto deciso durante la consulta straordinaria, tenutasi lunedì 20 novembre a Udine, tra Sindaci, Coordinatori, Presidenti di Associazione e Protezione Civile Regionale.

La sospensione vuole essere una tutela per i volontari e rimarrà in vigore fino a chiarimenti legislativi sul D.Lgs 81/2008 (e successivi aggiornamenti), in particolare su ciò che quest’ultimo comporta per i volontari di Protezione Civile, con particolare riferimento a Capisquadra, Coordinatori e Sindaci.

Nello specifico, i volontari non chiedono alcuna modifica della legge, ma l’applicazione precisa e puntuale di essa come previsto per le attività di volontariato tramite, se necessario, ulteriore norma interpretativa dei ministeri competenti per evitare qualsiasi fraintendimento.

La sospensione è la risposta della Protezione Civile al provvedimento della Procura di Udine, che ha indagato il sindaco di Preone (Ud), Andrea Martinis, e il coordinatore, Renato Valent, dopo un incidente verificatosi proprio a Preone dove un caposquadra della Protezione civile, Giuseppe De Pauli, perse la vita il 29 luglio scorso durante una operazione, colpito da un albero, caduto a causa del maltempo.

Nei confronti di Martinis e Valent sono scattate le prescrizioni cautelari in materia di sicurezza sul posto di lavoro, sanabili, rispettivamente, con il versamento di una sanzione pari a 5.600 e 1.800 euro.

È la prima volta che il D.Lgs 81/2008 viene interpretato in questo modo, causando la dovuta sospensione di tutte le attività della Protezione civile e generando una situazione che non ha precedenti nella storia del volontariato.

Una sospensione giusta per tutelare i volontari, ed è quindi ora necessario intervenire quanto prima con una norma che interpreti chiaramente la questione oggetto del contendere.

La risposta dell’assessore alla Protezione Civile RIccardo Riccardi

“In aderenza al cosiddetto ‘Percorso sicurezza’ per i volontari di protezione civile delineato dal quadro normativo, riteniamo che l’attività dei volontari di Protezione Civile sia soggetta alle disposizioni del Decreto legislativo 81 del 9 aprile 2008, limitatamente ad alcune sue parti e che trovi il suo inquadramento normativo in tre capisaldi”.

Così l’assessore con delega alla Protezione civile del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, rispondendo a un’interrogazione in Consiglio regionale sulla vicenda che coinvolge i volontari di Pc del Fvg.

Entrando nel dettaglio, infatti, Riccardi ha spiegato, facendo riferimento alla normativa di legge – di mera competenza dello Stato -, che l’articolo 3 (comma 3-bis) del Dl 81 del 2008 ha stabilito espressamente che le disposizioni in materia “sono applicate tenendo conto delle particolari modalità di svolgimento delle rispettive attività, individuate entro il 31 marzo 2011 con decreto del Ministero del lavoro – ha detto in Aula, aggiungendo che il decreto 13 aprile 2011 (il cui articolo 3) ha stabilito che le norme del Dl81 sono applicate “alle organizzazioni di volontariato della protezione civile nel rispetto delle loro caratteristiche strutturali organizzative e funzionali preordinate alle attività e ai compiti di protezione civile”.

In particolare è stato richiamato il comma 2 che prevede che il volontario di pc è equiparato al lavoratore esclusivamente per attività specificate quali formazione, informazione e addestramento, con riferimento a scenari di rischio di protezione civile e ai compiti svolti dal volontario in questi ambiti.

“Questa particolare attività è frutto di un percorso normativo che si è perfezionato a partire dal 2009 a seguito di un intervento correttivo del Dl81, apportato dal D.Lgs 106/2009 che ha ritenuto di adottare un approccio specifico e mirato alla sicurezza per le attività di volontariato di protezione civile – ha aggiunto Riccardi -. Il legislatore regionale è in linea in questo contesto normativo: la norma, a nostro avviso, non può trovare applicazione nei confronti delle peculiari figure del volontariato di protezione civile: coordinatori, caposquadra e volontari”.

“Questa vicenda, senza precedenti, ha una lettura diversa da parte della Procura della Repubblica, la quale ha avviato un procedimento penale a carico di un sindaco e di un coordinatore di Pc del Fvg. Va sottolineato che noi guardiamo con grande rispetto all’azione, indipendente e terza, della Magistratura; e non potrebbe essere altrimenti. Ed è altrettanto essenziale ricordare che i tecnici dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale hanno operato nell’ambito dell’indagine in qualità di delegati ufficiali di polizia giudiziaria, rispondendo al magistrato, non d’iniziativa”.

“Sull’interpretazione della Dl81 la Regione ha un’opinione diversa: lo abbiamo spiegato ai volontari, chiedendo al capo dell’Ufficio legislativo del Dipartimento nazionale di Protezione civile di intervenire spiegando le ragioni. Riteniamo che lo ‘stop’ alle attività, annunciato dei volontari, per timore di essere inquisiti e di rischiare i propri beni mentre prestano generosa e meritoria attività a favore della comunità, sia una reazione comprensibile: non possiamo pensare che nel nostro Paese si possa archiviare quest’esperienza straordinaria, che non ha eguali”.

“Ci siamo già mossi, ci siamo fatti parte diligente e abbiamo ottenuto la disponibilità del ministro per la Protezione civile, Sebastiano Musumeci: a rango di norma bisogna intervenire con ulteriore rango di norma. Deve essere chiarita la separazione delle ‘due parti’ del decreto legislativo. Altrimenti metteremo a rischio l’archiviazione di un’esperienza importante che, per le informazioni di cui siamo in possesso, non si limiterà ai soli confini di questa regione” ha detto Riccardi, che ha riferito di aver avuto una lunga conversazione sul tema con il capo del Dipartimento nazionale di Protezione Civile, Fabrizio Curcio, che a sua volta ha ottenuto la disponibilità del ministro Musumeci.

“La vicenda va affrontata per la serietà che impone; mi auguro che il Parlamento faccia il suo corso e mi auguro che i Ministeri competenti, non soltanto quello della Protezione civile, ma soprattutto, per competenza, quello del Lavoro e della Salute, comprendano le ragioni dell’interpretazione chiara del Decreto legislativo 81”.

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