La Pitina è entrata a far parte del registro speciale IGP Ue “Database Of Origin & Registration”
Bruxelles (Belgio) – La Pitina di Pordenone è entrata a far parte del registro della qualità IGP Ue, il DOOR (Database Of Origin & Registration) nella Classe 1.2. “Prodotti a base di carne (cotti, salati, affumicati ecc.)” con il numero IT/PGI/0005/2332.
Il DOOR comprende alimenti (non alcolici) a indicazione geografica tipica dell’Ue e di Paesi terzi a cui l’Ue riconosce una speciale tutela perché la loro produzione è legata a pratiche e territori specifici.
Di seguito riportiamo la descrizione della pitina che dà il volumetto “Prodotti tipici dalla Val Tramontina: pitina, formai dal Cit e erbetìnes”.
“Tra le pietanze nate e create nella terra di Tramonti, la pitina merita una particolare menzione. Nata come necessità di conservazione, ha trovato spazio nella cucina tipica del luogo, che era soprattutto fatta dai prodotti poveri che offriva la terra, ma, nel contempo, fonte di una sana genuinità. Con l’arrivo delle nuove tecnologie e di un certo benessere, la pitina ha subito un momentaneo abbandono, che solo grazie alla buona volontà di qualche tramontino è ritornata a far parte dei piatti tipici della nostra cucina, trovando anche un discreto successo nei menu di qualificati ristoratori non solo del luogo ma anche della regione Friuli”.
“La pitina è una polpetta semisferica di carne affumicata. La prima ricetta della pitina prevedeva l’utilizzo di sola carne di camoscio e di selvaggina ungulata; ora viene fatta utilizzando anche la carne di pecora, capra e talvolta mucca”.
“La pitina nasceva dall’esigenza di conservare la selvaggina per un lungo periodo. Da fonti orali, in quanto ancora non è stato ritrovato alcun documento scritto, si presume che la pitina sia nata verso metà 1800 e rapidamente diffusa nella delimitata zona dell’Alta Val Meduna”.
“La tecnica dell’affumicatura, con l’utilizzo delle essenze della Valle, quali ginepro e pino mugo, hanno permesso la conservazione della carne e reso particolare questo prelibato cibo”.
“Nella vallata c’era difficoltà a reperire budella per insaccare la carne, l’ideazione della pitina ha sopperito a questa carenza. Questo cibo non aveva bisogno di particolare attrezzatura e poteva essere preparatoovunque anche nelle malghe. Oltre al periodo invernale, tempo idealeper la caccia, si preparava quando c’era l’occorrenza.
“Una bestia con la gamba spezzata, con un malessere da parto o malata erano i presupposti occasionali per fare la pitina. Da non scordarsi che spesso gli animali – soprattutto camosci – venivano uccisi di nascosto per non dover pagare il dovuto al dazêr o per non dover rendere conto alla guardia forestale, ciò confidando nell’isolata posizione della Valle”.
La Pitina è il 296esimo prodotto italiano a entrare nel DOOR, che annovera 1.425 alimenti. L’Italia è il paese che gode del maggior numero di prodotti iscritti al registro DOOR.