La mostra di Leonor Fini al Porto Vecchio di Trieste
Trieste – A 25 anni dalla morte di Leonor Fini, pittrice surrealista, ma anche costumista, scenografa, incisore, illustratrice e scrittrice di fama e frequentazioni internazionali, a Trieste, al Polo museale del Magazzino 26 in Porto Vecchio, la mostra multimediale di pittura, luce, musica e percezione olfattiva, intitolata Leonor Fini.
Memorie triestine, propone dal 26 giugno al 22 agosto 2021 una rilettura del tutto inedita della personalità e della creatività dell’artista, analizzando il suo intenso e fondamentale rapporto con la città d’origine della madre. Trieste appunto, dove Malvina Braun condusse la figlia all’età di un anno e dove Leonor si formò sul piano artistico culturale e su quello umano e personale fino all’età di circa vent’anni, rimanendovi sempre molto legata.
Ideata e curata sul piano critico da Marianna Accerboni, la rassegna è promossa dall’Associazione Foemina APS in coorganizzazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste, in collaborazione con la Biblioteca Statale Isontina di Gorizia, con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Laveno-Mombello (Varese) e il MIDeC – Museo Internazionale del Design Ceramico di Laveno-Mombello e la Media partnership del quotidiano Il Piccolo/GEDI Gruppo Editoriale. Con il sostegno di Comune di Trieste · Fondazione CRTrieste · Fondazione Kathleen Foreman Casali · Associazione Giuliani nel Mondo · Ciaccio Arte Big Broker Insurance Group – Milano · Rotary Club Trieste Alto Adriatico · Azienda Agricola Zidarich (Prepotto, Duino Aurisina, Trieste) · Sponza Tappezzeria Trieste · Andromeda · Ottica Dambrosi Trieste · Flowers Gorizia.
Grazie a una ricca sequenza di testimonianze per la maggior parte inedite e rare (disegni, dipinti, acquerelli, incisioni di Leonor, porcellane decorate e bozzetti per le stesse, documenti, libri, affiche, lettere, foto, video interviste, abiti appartenuti all’artista e a un approfondimento sul piano letterario e grafologico della sua personalità), l’esposizione rivela, attraverso un totale di circa 250 pezzi, oltre al risvolto più intimo e privato della Fini, anche un approfondimento sul clima culturale della Trieste del Novecento. Una città allora avanzatissima e cosmopolita, sospesa tra pensiero mitteleuropeo e suggestioni italiane, dove Leonor visse nella casa materna, sempre in compagnia di un gatto, che sarebbe divenuto poi il leitmotiv principe della sua arte. La sua personalità si formò così a stretto contatto con quel colto milieu internazionale e d’avanguardia che connotava la città all’epoca, nel cui contesto la giovane pittrice ebbe modo di frequentare assiduamente personaggi triestini suoi coetanei, che sarebbero divenuti famosi a livello mondiale. Tra questi, per esempio, il futuro gallerista Leo Castelli, il famoso critico, estetologo e artista Gillo Dorfles, Bobi Bazlen, il grande traghettatore della letteratura dell’Est europeo in Italia, e il pittore Arturo Nathan, accanto a Italo Svevo e Umberto Saba.
Di particolare interesse, in mostra, sono il video con le interviste inedite della curatrice sulla Fini a Dorfles, a Daisy, la sorella di Nathan, e ad altri personaggi che la conobbero, e la sezione dedicata alle porcellane e alle terraglie forti decorate con decalcomanie tratte dai disegni di Leonor, finora mai citate nei numerosi cataloghi dedicati all’artista.
Dopo Trieste, la rassegna – già presentata con successo all’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, dove la Fini è molto nota, essendo stata legata ai Surrealisti francesi, il cui linguaggio vanta in Belgio protagonisti internazionali quali Magritte e Delvaux – sarà allestita dal 7 ottobre al 12 novembre all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi. Città in cui la pittrice, l’Italienne de Paris, come veniva chiamata in Francia, si era trasferita appena ventitreenne, guadagnando rapidamente largo consenso e rimanendovi fino alla morte. Come nelle altre sedi, la vernice sarà sottolineata da una performance multimediale di luce e musica e, a Trieste, anche olfattiva, ispirata alla Fini e creata site specific da Accerboni. Sarà realizzata una macroproiezione luminosa, mentre verranno eseguite da Sara Zoto alla viola, alcune composizioni surrealiste inedite create dal musicista italo-brasiliano Paolo Troni, ispirate a Leonor e concepite espressamente per la rassegna, che saranno quindi diffuse quale colonna sonora all’interno della sede espositiva durante tutta la durata della mostra. In occasione della rassegna è stato inoltre creato un profumo in edizione limitata dedicato all’artista e ispirato alla sua complessa personalità. Intitolata Lolò, il soprannome con cui i famigliari e gli amici chiamavano a Trieste la pittrice nel suo periodo giovanile, la fragranza, impreziosita da glitter in riferimento alla luminosità della sua pittura, verrà diffusa in mostra durante tutto il periodo espositivo, rappresentandone la “colonna olfattiva” e per tutte le signore ci sarà un piccolo cadeau con il profumo. Ispirato al suo “doppio maschile”, è stato poi creato anche Kot, un profumo che interpreta quella traccia sottilmente androgina che s’intuisce nella personalità della Fini. Kot, che in polacco significa gatto, era il soprannome con cui l’artista chiamava Costantin Jelenski, scrittore e giornalista polacco incontrato a Roma nel ’52, che, con Stanislao Lepri, fu una presenza fondamentale e costante nella sua vita fino alla morte di lui, avvenuta nel 1987.
La mostra si situa in un ciclo di manifestazioni, ideato e curato da Accerboni e dedicato a personaggi internazionali della cultura triestina del ‘900, iniziato con la mostra Arturo Nathan. Silenzio e luce, concepita per celebrare il pittore anglo-indo-triestino, grande amico di Leonor e di Dorfles, e proseguito con l’Incontro multimediale con Umberto Saba per ricordare il centenario dell’inizio dell’attività a Trieste della libreria di uno dei maggiori poeti italiani del ‘900, e con la mostra Il segno rivelatore di Gillo, dedicata al grande critico e pittore triestino. Il percorso prosegue ora a Trieste con la mostra sulla Fini, che poi si trasferirà a Parigi, per testimoniare anche il particolare milieu culturale d’avanguardia e cosmopolita della Trieste del primo Novecento e tra le due guerre. Nathan, Saba, Dorfles e la Fini sono infatti delle personalità che negli anni Venti e Trenta si conobbero e si frequentarono a Trieste assieme a Bobi Bazlen, Leo Castelli e Svevo, prima di decollare verso l’internazionalità.
Tutte le manifestazioni del ciclo presentano un’impronta multimediale, proponendo a ogni inaugurazione una diversa performance di luce e musica, creata da Accerboni site specific per ogni sede.
Ideata e curata sul piano critico da Marianna Accerboni, la rassegna è promossa dall’Associazione Foemina APS in coorganizzazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste, in collaborazione con la Biblioteca Statale Isontina di Gorizia, con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Laveno-Mombello (Varese) e il MIDeC – Museo Internazionale del Design Ceramico di Laveno-Mombello e la Media partnership del quotidiano Il Piccolo/GEDI Gruppo Editoriale. Con il sostegno di Comune di Trieste · Fondazione CRTrieste · Fondazione Kathleen Foreman Casali · Associazione Giuliani nel Mondo · Ciaccio Arte Big Broker Insurance Group – Milano · Rotary Club Trieste Alto Adriatico · Azienda Agricola Zidarich (Prepotto, Duino Aurisina, Trieste) · Sponza Tappezzeria Trieste · Andromeda · Ottica Dambrosi Trieste · Flowers Gorizia.
In mostra sono presenti un’ottantina tra disegni, acquerelli, oli, chine e incisioni e un rarissimo libro, un Carnet des chatsedito nel 1972 dalla Galleria Lambert Monet di Ginevra e contenente 49 riproduzioni di straordinari disegni realizzati con pennarelli colorati, in cui la Fini reinterpreta in chiave favolistica la figura del gatto – che lei considerava una sorta di divinità -, trasformando i felini nei personaggi più disparati, come in una sorta di inesauribile, magico racconto fantastico. Il volume è il primo esempio di quell’attività grafica per l’editoria a tema felino, cui l’artista si dedicò negli anni ’70, attività di grafica libraria che si sarebbe poi diradata negli anni ’80.
Le opere esposte sono quasi tutti lavori donati dalla pittrice agli amici e ai parenti triestini più cari e perciò si tratta di lavori particolarmente significativi e in gran parte inediti. Tra i pezzi esposti compaiono per esempio quelli donati da Leonor alla cugina triestina Mary Frausin, cui la pittrice era legatissima, e quelli scelti a suo tempo per la propria collezione privata da Eligio Dercar, il gallerista di fiducia della Fini a Trieste, che ogni anno si recava nell’abitazione parigina dell’artista per acquistare numerosi suoi lavori. In mostra anche la ricca collezione di opere – molte fuori commercio e prove d’autore – regalate all’amico triestino Giorgio Cociani, al quale la pittrice era unita dalla passione per i gatti e con il quale aveva intrattenuto per circa vent’anni una fitta corrispondenza. E quasi una trentina fra lettere e cartoline inedite, spesso “istoriate” dalla pittrice con disegni e collage, inviate a Cociani, vengono ora esposte accanto a importanti e rari libri d’arte a lei dedicati, affiche di sue prestigiose personali, documenti, foto e a una vasta e pluridecennale rassegna stampa italiana e straniera, che sarà consultabile in mostra dai visitatori. Presenti inoltre alcune lettere di Nathan, alcuni stralci di lettere di Gillo Dorfles, altra corrispondenza e vari preziosi capi d’abbigliamento appartenuti alla Fini.
Lungo il percorso espositivo sono messi in dialogo anche tre dipinti molto importanti: uno della Fini, uno di Nathan e uno di Dorfles, a testimoniare simbolicamente la loro affinità elettiva, la pittura introspettiva e visionaria che li accomunava e la loro grande amicizia. Nella stessa ottica di approfondimento e comparazione delle tre personalità, sarà esposta un’indagine grafologica dei tre artisti, corredata di grafici ed eseguita da Mauro Galli dell’Associazione Grafologica Italiana – Sezione di Trieste, accanto a un’analisi sullo stile epistolare degli stessi, a cura di Cristina Benussi, già preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Ateneo giuliano.
Di grande interesse anche la sezione che comprende una ventina di rare porcellane e terraglie forti e bozzetti con motivo di figure femminili mascherate e maschere carnevalesche policrome, decorate intorno al ’51 mediante decalcomanie tratte da disegni della Fini per la Società Ceramica Italiana (S.C.I.) di Laveno-Mombello (Varese) e messe in gran parte a disposizione da vari collezionisti , tra cui Enrico Brugnoni, Marco Lisè e Vincenzo Sogaro: una vera chicca, poiché finora tali manifatture non sono mai state citate nei numerosi cataloghi dedicati all’artista.
A completare il percorso ci saranno anche un video con le interviste inedite della curatrice a parenti e amici triestini della Fini, tra cui Gillo Dorfles e Daisy Nathan, sorella del pittore, e un video con l’ultima intervista in italiano alla celebre pittrice.
Nell’ambito del progetto espositivo verrà editato dall’Istituto Italiano di Cultura di Parigi un volume, curato da Accerboni, in cui saranno pubblicate le opere esposte, il carteggio inedito con l’amico triestino Giorgio Cociani e con altri personaggi e un approfondimento ragionato sui temi sviluppati nell’esposizione.
Appuntamenti collaterali nella sala Lelio Luttazzi ideati, curati e condotti da Accerboni con inizio ore 18.30
Venerdì 2 luglio: Un profumo per Leonor . Grazie a un’originale scenografia olfattiva, coadiuvata da un supporto musicale, che coinvolgerà il pubblico attraverso più sensorialità, verrà presentato il profumo Lolò, realizzato da un’idea di Accerboni da Angela Laganà, biologa cosmetologa e ceo dell’omonima storica azienda italiana di ricerca avanzata nel mondo della bellezza e del lifestyle di lusso.
Venerdì 9 luglio: Le misteriose porcellane di Leonor. Maria Grazia Spirito, già direttrice del MIDeC – Museo Internazionale del Design Ceramico di Laveno Mombello (Varese), illustrerà le rarissime porcellane e ceramiche forti decorate con le decalcomanie tratte dai disegni della Fini, prodotte dalla Società Ceramica Italiana della cittadina lombarda ed esposte in mostra.
Mercoledì 14 luglio: La penna visionaria di Leonor Fini, Gillo Dorfles e Arturo Natanh. Cristina Benussi, già preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trieste, parlerà degli stili epistolari (esposti in mostra) di Nathan e di Dorfles in rapporto a quello di Leonor, che fu anche un’originale scrittrice.
Venerdì 23 luglio: Leonor segreta. Lilly Frausin e Annamaria Frausin Sadar, cugine della Fini e uniche parenti della pittrice ancora in vita, intervistate dalla curatrice, racconteranno Leonor.
Venerdì 30 luglio: Incontro con Cristina Battocletti. Cristina Battocletti, scrittrice, giornalista de Il Sole 24 Ore, esperta di cultura del Nord Est e di quella triestina in particolare, parlerà sul tema Leonor Fini, Bobi Bazlen, Gillo Dorfles e gli altri nel clima culturale d’avanguardia della Trieste degli anni Venti. Nell’occasione verrà presentato, in anteprima per Trieste, il suo ultimo libro intitolato Giorgio Strehler. Il ragazzo di Trieste. Vita morte e miracoli (La nave di Teseo).