La Federazione nazionale stampa italiana condivide le ragioni dello sciopero nazionale del 29 novembre
Roma – Il Consiglio nazionale della Fnsi – Federazione nazionale stampa italiana – , riunito giovedì 28 novembre a Roma,
valuta condivisibili le ragioni dello sciopero generale indetto da Cgil e Uil per oggi contro la manovra economica del governo
giustificate dalle misure contenute nei provvedimenti economici che penalizzano il lavoro dipendente e i pensionati anche nel mondo dell’informazione. La Fnsi – si legge in un documento approvato all’unanimità – è vicina ai lavoratori che scenderanno in piazza per protestare contro le politiche di questo governo che non valorizzano il lavoro e che, anzi, mettono in discussione anche un diritto fondamentale come quello di scioperare».
Oggi, prosegue il documento, «i giornalisti racconteranno quanto succederà nelle città italiane perché è importante che tutti i cittadini siano informati sui motivi della protesta che ha come principale obiettivo quello del rilancio economico e la valorizzazione dei temi del lavoro in questo Paese. La mobilitazione è stata indetta per chiedere al governo modifiche alla manovra di bilancio considerata ‘del tutto inadeguata a risolvere i problemi del Paese e per rivendicare l’aumento del potere d’acquisto di salari e pensioni oltre al funzionamento di sanità, istruzione, servizi pubblici e politiche industriali’».
Purtroppo «la crisi sta continuando a colpire forte il potere d’acquisto delle famiglie e questa situazione – prosegue la Fnsi – la stanno vivendo non solo i tantissimi giornalisti precari, ma anche quelli contrattualizzati che vedono da anni i loro salari erosi da inflazione e ammortizzatori sociali. La fase che attraversa l’editoria italiana registra la contrazione degli organici giornalistici e di un lavoro professionale troppo spesso caricato su figure a vario titolo responsabilizzate, ma prive del contratto di riferimento, quel Ccnlg che la Fnsi, proprio in questi mesi, sta cercando di portare al rinnovo dopo 12 anni di fermo contrattuale. Abbiamo un’idea di Paese in cui il lavoro giornalistico sia riconosciuto e tutelato anche contrattualmente per la sua funzione democratica».