La Commissione d’inchiesta ha ascoltato i magistrati che indagano sull’uccisione di Giulio Regeni

Roma – La Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni lo scorso 17 dicembre ha ascoltato il pm Sergio Colaiocco e il procuratore Michele Prestipino, magistrati titolari dell’inchiesta sull’uccisione del giovane ricercatore friulano.

“Intorno a Giulio Regeni – ha riferito il pm Sergio Colaiocco – è stata stretta una ragnatela dalla National security egiziana già dall’ottobre prima del rapimento e omicidio. Una ragnatela in cui gli apparati si sono serviti delle persone più vicine a Giulio al Cairo tra cui il suo coinquilino avvocato, il sindacalista degli ambulanti e Noura Whaby, la sua amica che lo aiutava nelle traduzioni”.

“Una ragnatela – aggiunge Colaiocco – che si è stretta sempre di più è in cui Giulio è finito al centro”.

I magistrati hanno evidenziato le incongruenze e i depistaggi. Al ritrovamento del cadavere seguirono almeno “quattro tentativi di depistaggio” da parte della National security che aveva anche infiltrato un paio di soggetti, oggi inquisiti dalla Procura, nel team investigativo italo-egiziano.

“La Procura – ha aggiunto il procuratore Michele Prestipino – continuerà con determinazione a compiere tutte le attività per continuare ad acquisire elementi di prova per accertare quanto accaduto”, il quale ha sottolineato che “grande è stata l’azione portata avanti dalla famiglia che ha costantemente esercitato un’attività finalizzata alla ricerca della verità”.

Gli unici progressi nelle indagini – è stato osservato – sono stati fatti all’indomani del richiamo dell’ambasciatore Maurizio Massari a inizio aprile 2016. Da agosto 2017, data in cui sono riprese le relazioni diplomatiche, non sono stati fatti progressi.

L’Egitto continua a negare informazioni, tra cui i dati per le notifiche ai cinque funzionari della Sicurezza indagati dalla Procura di Roma. La richiesta era stata inviata il 30 aprile scorso, ma finora non sono giunte risposte.

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