La centrale nucleare alle porte del Friuli Venezia Giulia. Anzi due.
Trieste – Progettata sul finire degli anni Settanta e attiva dal 1983, l’obsoleta centrale nucleare di Krsko (Slovenia), doveva cessare l’attività nel 2023. L’Austria ne chiede la chiusura, il Governo italiano tace (mentre l’ex governatore regionale Tondo, dieci anni fa, ne sostenne il raddoppio chiedendo alla Regione FVG di partecipare all’impresa, nda). La Germania ha deciso di completare la sua uscita dal nucleare entro il 2022, il Regno Unito dimezzerà le capacità di produzione di energia nucleare nel 2025 con Belgio, Svizzera e Spagna allineate. L’Europa, dunque, ha chiaro il fatto che il nucleare non rappresenta più (fortunatamente!) un orizzonte d’investimenti.
L’area sismica.
In tutta Europa, l’impianto nucleare di Krsko è l’unico costruito in un’area a sismicità medio-alta. Capite bene il grande pericolo che ciò comporta: 125 chilometri da Trieste in linea d’aria, in direzione della “Bora”.
“All’epoca non si sapeva nulla della sismicità dell’area; la centrale fu costruita senza un’analisi”, dicono gli esperti.
Da un bel po’ di tempo, però, si sa. Ne siamo stati testimoni a fine anno (era il 29 Dicembre 2020) col terribile terremoto che ha raso al suolo il comune di Petrinja, non lontano da Zagabria, sentito molto bene anche da noi in regione, soprattutto a Trieste.
Studi e rischi.
Nonostante numerosi studi successivi abbiano dimostrato l’instabilità del luogo, «la Slovenia intende costruire accanto a quella già esistente un’altra centrale, con potenza tripla. In un primo momento, gli approfondimenti per la costruzione della Krsko 2 furono affidati a due istituti nazionali francesi. Ma quando questi ultimi si accorsero che c’erano dei problemi significativi, e che erano presenti faglie spostatesi in epoche recenti, scrissero una lettera per denunciare la cosa» ha sottolineato il geologo Sirovich.
I più pericolosi eventi sismici non sono circoscritti solo ai tempi recenti. Peter Suhadolc, sismologo e direttore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Trieste, ha spiegato che «nell’arco di 150 anni, in quella zona, ci sono stati diversi terremoti tra magnitudo 5 e 5 e mezzo: non è certo un posto adatto alla costruzione di una centrale nucleare. La pericolosità viene calcolata sulla base di terremoti passati. Ma non sappiamo niente di quelli futuri, che potrebbero avvenire su faglie createsi in prossimità della centrale. Le faglie attive che sono state mostrate sulla cartina parlano da sole dei pericoli che si corrono”.