Indagine Coldiretti sullo spreco alimentare, il lockdown ci ha resi più attenti al cibo
Udine – “Il percorso da seguire è quello dell’educazione alimentare, l’unico modo per rendere i giovani consapevoli del valore dell’agroalimentare”.
Michele Pavan, presidente della Coldiretti Fvg, commenta l’indagine Coldiretti/Ixè diffusa in occasione dell’Earth Overshoot Day, il giorno in cui l’uomo avrà utilizzato tutte le risorse naturali che la Terra può rigenerare. che per il 2020, a livello mondiale è il 22 agosto, con uno slittamento in avanti di 24 giorni rispetto all’anno precedente per effetto delle misure di contenimento messe in atto in tutto il mondo in risposta alla pandemia.
Dall’indagine emerge che più di 1 italiano su 2 (54%) ha diminuito o annullato gli sprechi alimentari adottando nell’ultimo anno strategie che vanno dal ritorno in cucina degli avanzi a una maggiore attenzione alla data di scadenza, fino alla spesa a chilometri zero dal campo alla tavola con prodotti più freschi.
Il calcolo dell’Overshoot Day – spiega la Coldiretti – è risultato delle analisi del Global Footprint Network, l’organizzazione di ricerca internazionale che ha esaminato l’Impronta Ecologica, un indicatore che tiene traccia della domanda dell’uomo per le aree biologicamente produttive che forniscono risorse naturali e servizi ecosistemici, come ad esempio cibo, legname, fibre, spazio occupato per le infrastrutture e assorbimento delle emissioni di CO2.
Nonostante la situazione preoccupante per lo stile di vita degli italiani dal punto di vista dell’efficienza energetica, dello sviluppo urbanistico, dello sfruttamento delle risorse da parte della popolazione si registrano – sottolinea Coldiretti –, i dati positivi sul piano della riduzione dello spreco alimentare sono incoraggiati anche dall’emergenza coronavirus, che ha fatto anche emergere una maggiore consapevolezza sul valore del cibo con più tempo in cucina, il ritorno del fai da te e la riscoperta del piatti con gli avanzi.
Il risparmio del cibo non è solo un problema etico, ma determina anche – prosegue Coldiretti – effetti sul piano economico e ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti.
Lo spreco alimentare nelle case degli italiani ammonta comunque a circa 36 kg all’anno pro capite, secondo Waste Watcher, e cresce durante l’estate con l’aumento delle temperature che rendono più difficile la conservazione dei cibi. Tra gli alimenti più colpiti svettano infatti verdura e frutta fresca, seguite da pane fresco, cipolle e aglio, latte e yogurt, formaggi, salse e sughi.
Nelle case degli italiani – spiega l’indagine Coldiretti/Ixè – si adottano già soluzioni multiple e diversificate per contenere lo spreco di cibo. La strategia più diffusa (74%) è quella di una spesa più oculata acquistando solo quello che serve. Nel 38% dei casi invece si torna all’antica tradizione italiana e contadina di usare quello che avanza per il pasto successivo. In 1 caso su 4 (25%) si cerca di fare più attenzione alla scadenza dei prodotti oppure riducendo le quantità acquistate (24%) evitando così di riempire il carrello con cibo che non serve o che rischia di rovinarsi a forza di stare nel frigo o nella dispensa senza essere toccato. Esiste poi una quota del 7% che sceglie di donare in beneficenza i prodotti alimentari non consumati.
Nonostante la maggiore attenzione il problema resta però rilevante – conclude la Coldiretti – con ogni famiglia italiana che getta nella spazzatura cibo per un valore di 4,91 euro la settimana, per un totale di 6,5 miliardi, che sale notevolmente se si considera l’intera filiera, dai campi alla ristorazione, secondo il Rapporto 2020 dell’Osservatorio Waste Watcher di last minute market, che segnala peraltro una riduzione del 25% dello spreco domestico rispetto all’anno precedente.