“Immagini e Pixel” nuovo progetto artistico di Diego Salvador alla Sala Comunale d’Arte di Trieste

Trieste – Si è inaugurata, venerdì 19 luglio alle 18.30, la mostra fotografica “Immagini e Pixel” di Diego Salvador alla Sala Comunale d’Arte di Trieste che si potrà visitare sino al 5 agosto.

Una folta presenza fra amici e appassionati ha accolto l’inaugurazione della mostra “Immagini e Pixel”, ultimo lavoro artistico di Salvador. In un percorso creativo sempre in continuo divenire, motivato dalla ricerca costante nella sua espressione artistica l’autore ha realizzato una serie di istantanee scattate con la polaroid, dallo stesso punto di osservazione, che raccontano lo scorrere del tempo e il diverso atteggiamento dei visitatori, ignari di essere ripresi quali attori della scena, di fronte a due opere d’arte astratte, esposte alla Biennale Internazionale d’arte di Venezia.

La successiva trasformazione degli scatti analogici in immagini digitali attraverso una elaborazione che annulla i dettagli e la profondità di campo per appiattire lo spazio in immagini semplificate senza più curve ed ombre o chiaroscuri. Le immagini si riducono a pixel: piccoli quadratini di colore quali espressioni di uno spazio oramai completamente semplificato. In sintesi dalla polaroid al digitale dove lo spettatore può confortare lo sguardo di una godibilissimo presenza di luce e colore per allenarlo nell’“esercizio concettuale” che sfida i canoni della fotografia tradizionale.

A curare la mostra Monica Mazzolini, che ben delinea la figura dell’autore Diego Salvador “come uno sperimentatore, un fotografo che non si accontenta – in nessuno dei suoi progetti – di osservare la realtà e catturarla ma, partendo da una riflessione su di essa, utilizza la macchina fotografica quale strumento per piegare la realtà al suo pensiero concettuale, sia che si tratti di minimalismo, di paesaggi fluidi o di scomposizione visiva come in questo caso. Mediante un processo creativo giunge alla perdita di definizione ottenendo immagini che hanno delle precise caratteristiche compositive.”

Inoltre Mazzolini, offre sapientemente una lettura critica del percorso artistico esposto: “Un procedere concettuale che parte dalla realizzazione di istantanee in un definito lasso di tempo all’interno di un ambiente delimitato. Nelle due serie di fotografie, scattate in orari differenti dello stesso giorno, l’autore sceglie inquadrature lievemente diversificate del medesimo angolo della stanza permettendo una visione più o meno ravvicinata sia dei quadri astratti appesi alle pareti sia dei differenti visitatori che si soffermano ad ammirarli. Un soggetto all’apparenza semplice che tuttavia racchiudendo in sé vari spunti di riflessione.
La prima riguarda il tempo. Ci troviamo dinnanzi ad un ossimoro insito in questo genere di linguaggio: le istantanee rappresentano per antonomasia la capacità che ha la fotografia di fissare un attimo ma grazie agli scatti, ottenuti in successione, si avverte lo scorrere del tempo in cui cambiano le azioni e la luce ma non lo spazio che, funzionando da sfondo immobile, asseconda la migliore analisi degli accadimenti, al contrario mutevoli. Una messa in scena dove gli “attori” sono ignari del ruolo partecipe assegnatogli dal fotografo che è anche regista.

Interconnessa risulta la seconda riflessione che riguarda i visitatori immortalati nell’atto di contemplare le opere d’arte. Ne osserviamo il susseguirsi, l’abbigliamento, gli oggetti che portano con sé, le interazioni tra di loro e con i quadri, la spontaneità degli atteggiamenti, delle posture, dei gesti ma non vediamo i volti perché Diego Salvador opta sempre per il momento in cui, soggetti singoli o in coppia, una volta entrati nel palcoscenico, sono girati di spalle. Decisione che permette di eliminare una delle caratteristiche importanti riguardo alla rappresentazione delle persone ossia il volto. Non vediamo le espressioni, non comprendiamo le emozioni. L’autore fa un primo passo verso quello che sarà il processo concettuale successivo. Si stabilisce comunque un rapporto rapido e diretto tra il dentro e il fuori la fotografia. Gli avventori all’interno dell’inquadratura guardano, noi osserviamo dall’esterno ciò che loro vedono ed al contempo, tramite un meccanismo di rispecchiamento, ne percepiamo gli atteggiamenti grazie alle pose del corpo. Interessante, tra un’ampia possibilità, la scelta come background di due opere d’arte astratte che sono una evoluzione del riduzionismo grazie all’eliminazione degli oggetti e la presenza di sole forme e colori. Viene abolita, in questo modo, ogni possibilità di confronto empatico con volti e oggetti riconoscibili. Anche la stanza, grazie alla particolare e mutevole luce, catturata dalla risoluzione dello strumento utilizzato, non ha la nitidezza e la ricerca dei minimi dettagli. Ma Diego Salvador non è interessato a questo aspetto e, fin dal principio, il progetto mostra una realtà solo in parte neutrale.”

Orari mostra: feriale e festivo dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17 alle 20 – Sala Comunale d’Arte in Piazza Unità d’Italia, 4 Trieste.

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