Il vicepremier Di Maio in Egitto: la normalizzazione dei rapporti passa per la verità su Regeni
Roma – La normalizzazione dei rapporti tra l’Italia e l’Egitto “non può che passare per la verità su Giulio Regeni”. Lo ha sottolineato il vicepremier Luigi Di Maio, che mercoledì 29 agosto era in missione ufficiale in Egitto, dove ha incontrato il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi.
Di Maio ha auspicato “una svolta entro l’anno” nel caso del ricercatore italiano ucciso. “La verità su Giulio Regeni va accertata il prima possibile”, ha insistito Di Maio che ha riferito: “il presidente Al Sisi mi ha detto ‘Giulio Regeni è uno di noi”.
La famiglia del ricercatore ha seguito la conferenza stampa ma ha riferito all’Agi di non voler rilasciare commenti a riguardo.
Le parole di Al-Sisi riportate da Di Maio hanno indignato Amnesty International Italia. Quella frase pronunciata “da colui che sovrintende al sistema che ha inghiottito Giulio Regeni e migliaia di egiziani, è qualcosa di completamente offensivo e inaccettabile. A furia di blandirlo e riverirlo, è arrivato a questo punto”. È quanto sostiene Riccardo Noury, portavoce dell’organizzazione che si batte per i diritti umani nel mondo.
Per Noury, “Al-Sisi è l’ultimo a poter pronunciare quella frase. Anzi – sottolinea – neanche l’ultimo. È proprio fuori classifica. Lui sovrintende un sistema di repressione dei diritti umani che è quello che ha contribuito al sequestro, alla sparizione, alla tortura e all’omicidio di Giulio. Parole offensive che chiamano in causa tanto lui che le ha pronunciate quanto chi le ha riferite in maniera piuttosto candida”.
Secondo il neo segretario di Amnesty International Kumi Naidoo, “in questi 31 mesi, le istituzioni italiane si sono mosse insicure e senza coerenza. La missione dell’ambasciatore Cantini è miseramente fallita. L’Italia deve fare di più e non avere paura di chiedere la verità. Come si può pretendere di essere credibili quando allo stesso tempo si mantengono eccellenti relazioni con il governo egiziano? Questa, come molte altre, è una doppia violazione dei diritti umani: della vittima e della famiglia. Non abbiamo fatto tutto ciò che è in nostro potere per ottenere risposte. Ci deve essere un modo per fermare l’impunità verso abusi e torture. Finché permettiamo a chi ne è responsabile di uscirne immune, le ingiustizie non si fermeranno. Se sei un ministro che incontra Al Sisi e gli metti sul tavolo la responsabilità di una pesante violazione dei diritti umani devi essere consapevole e forte del fatto che è lui a essere in una posizione di debolezza”.
L’Egitto, aveva peraltro sottolineato il vicepremier Di Maio, “è un Paese che ci è sempre stato amico. Ho avuto la confermato che loro ci vedono come uno dei Paesi più amici”.
Le relazioni tra i due Paesi, secondo il ministro, “possono essere un’occasione ulteriore per stabilizzare la situazione in Libia”.
Di Maio in qualità di Ministro dello Sviluppo ha affrontato il tema dell’Eni e dei suoi affari con l’Egitto. Le attività di ricerca dell’ente petrolifero, per Di Maio “ci fanno apprezzare tantissimo qui”.
“Ho detto al presidente al Sisi che sicuramente, anche dai feedback che ci vengono dalla comunità italiana, il piano d’investimenti che sta facendo il Paese ha creato una stabilità economica e sicuramente una crescita economica notevole. È un piano di investimenti in infrastrutture e addirittura in una nuova città che già coinvolge le nostre aziende sul territorio egiziano e ne potrà coinvolgere altre”.
“Gli investimenti che ha fatto Eni qui, soprattutto nel periodo più difficile, quello in cui molti giustamente sono andati via, il fatto che Eni sia rimasta qui ne fa un attore produttivo importantissimo per il Paese e per il presidente egiziano, che ha avuto parole di lodi”.
E ha concluso: “Se andremo verso la normalizzazione dei rapporti, potremo creare nuove occasioni, non solo per le nostre aziende di Stato ma anche per le piccole e medie imprese”.