Il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ricorda Piera Degli Esposti protagonista di tanti spettacoli di produzione
Trieste – La ricorderemo commovente mater dolorosa nella “Rappresentazione della Passione”, potente e regale Clitemnestra nella trilogia eschilea dell’“Orestea”, irresistibile e sorprendente interprete dell’umorismo di Achille Campanile nella produzione record – per successo e durata – “Un’indimenticabile serata”… Resteranno sempre di Piera Degli Esposti le mille impeccabili interpretazioni, l’appassionato e originalissimo talento, l’anticonformismo e la forza con cui si è stagliata sempre sulla scena.
Per il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, la grandissima attrice – diretta da Antonio Calenda che fin dagli inizi della carriera ne ha amato e valorizzato il talento – è stata per molte stagioni una memorabile e impeccabile protagonista e una generosa amica, capace di regalare al pubblico, in tante produzioni, stagioni di grande successo e prove intense, mai scontate.
Fra i molti titoli, un posto speciale merita di certo l’incontro dirompente di Piera Degli Esposti con l’umorismo sottile di Achille Campanile: intuizione di Antonio Calenda che affidò a lei la voce dell’autore in “Un’indimenticabile serata” nel 1996. Fu uno spettacolo amato dalla critica e proposto in tutta Italia per un numero record di stagioni, fino al 2006: nel 2003 fu applaudito a Parigi al Festival des Italiens.
Importante poi la sua interpretazione della Madonna nella “Rappresentazione della Passione”, sempre per la regia di Calenda, varata nel 1999 e inclusa fra gli eventi del Giubileo del 2000 a Roma. Per il Teatro Stabile regionale e con lo stesso regista, l’anno successivo, fu Clitemnestra negli importanti allestimenti di “Agamennone”, “Coefore”, “Eumenidi” di Eschilo e poi la regina nei “Persiani” tutti creati in collaborazione con l’INDA per il prestigioso Teatro Greco di Siracusa.
Nel 2017 è stata per l’ultima volta ospite del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia con “Wikipiera”, singolare intervista-spettacolo in cui – affiancata da Pino Strabioli – ripercorreva la sua grande, significativa parabola di vita e di arte.