Il caffè diventerà un bene di lusso? Le dinamiche dell’essenziale tazzina al bar

Trieste – Si è parlato anche di caffè al Meeting di Rimini, in corso di svolgimento nella città romagnola, promosso dal movimento cattolico Comunione e Liberazione.

L’edizione 2024 del Meeting, che si sta tenendo dal 20 al 25 agosto ha per titolo “Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?”

Il costo della tazzina

Tra gli ospiti dell’incontro la amministratrice delegata dell’azienda triestina Illycaffè, Cristina Scocchia. A margine di una conferenza dedicata alla qualità del lavoro, la manager, interpellata dalla stampa, ha parlato anche di come sta cambiando il mercato del caffè.

“Negli ultimi 3 anni il prezzo di una tazzina di caffè è aumentato del 15 per cento – ha dichiarato ai colleghi de Il Sole24Ore. Oggi in media un caffè al bar costa 1.50 euro e si stima possa arrivare a toccare i 2 euro nei prossimi mesi a causa del prezzo della materia prima, il caffè verde, che è interessato da una elevata volatilità e da un trend rialzista senza precedenti”.

Di altro tenore peraltro i dati diffusi ad aprile 2024 dal Centro studi della Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe).

Ad aprile 2024 il prezzo medio dell’espresso in Italia è stato di 1,18 euro – si legge nel Report -, con un incremento rispetto ad un anno fa del 5,3% quando la tazzina costava mediamente 1,13 euro. Lungo la penisola il prezzo medio oscilla dentro una forchetta che va da 0,95 euro di Messina a 1,36 euro di Bolzano.

Il prezzo medio della tazzina di caffè ad aprile 2021 era di 1,00 euro – rileva FIPE – che, rivalutato ai prezzi di aprile 2024, diventa 1,16 euro. Il risultato è che la tazzina conferma di aver tenuto, nel periodo aprile 2021- aprile 2024, i livelli di inflazione con un moderato incremento reale del 2,1%. Eppure la dinamica dei prezzi del complesso dei prodotti di caffetteria, per un lungo periodo che va da giugno 2021 a settembre 2023, si mantiene al di sotto della linea dell’inflazione generale (vedi figura).

Le dinamiche della materia prima

I costi del caffè sono il risultato di un’interazione complessa tra fattori naturali, economici e politici. Mentre la domanda globale continua a crescere, la vulnerabilità del settore a eventi climatici e finanziari fa sì che i prezzi subiscano oscillazioni rilevanti.

“Il prezzo del caffè – osserva ancora FIPE – come accade per altre commodity, dipende da fenomeni solo in parte riconducibili alla ‘naturale’ dialettica tra domanda ed offerta. A fianco dei fenomeni congiunturali che di volta in volta si presentano e che in questa specifica fase storica riguardano le tensioni geopolitiche e le difficili condizioni meteorologiche in alcuni Paesi produttori, occorre anche considerare gli effetti degli interventi, non occasionali, sui mercati finanziari dei fondi di investimento, da sempre attenti a fiutare le opportunità d business nel comparto delle materie prime”.

“Un intreccio di cause, connesse e interdipendenti, che è alla base del periodo di turbolenza che il mercato globale del caffè sta vivendo, destando preoccupazione non solo tra i produttori e i distributori ma anche tra i consumatori finali” – così ancora FIPE.

Bere caffè come degustare vino?

Cambierà dunque l’approccio alla tazzina di caffè? Se lo chiede in un interessante articolo uscito il 30 aprile sul quotidiano online “Il Post” Andrej Godina, esperto di caffè e autore di libri e documentari sul tema, anche per la nota trasmissione TV “Report”.

In Italia il caffè – afferma Godina – ha una filiera lunga e complessa, che si estende dal raccolto alla tazzina, attraversando diversi processi che richiedono almeno 14 mesi. Questo lungo percorso si riflette sul costo del caffè, che spesso viene percepito diversamente dai consumatori, specialmente al bar, dove i prezzi sono mantenuti artificialmente bassi per attrarre clienti.

Secondo Godina, il caffè servito in Italia è spesso eccessivamente tostato, coprendo così i sapori più sottili e riducendo la necessità di utilizzare materie prime di alta qualità. Questo approccio standardizzato, insieme alla velocità con cui il caffè viene consumato, ha contribuito a svalutarne la percezione di qualità.

In futuro però le cose potrebbero cambiare? «Faccio spesso il paragone col vino perché lo trovo molto efficace per capire come il nostro approccio al caffè potrebbe essere diverso», spiega ancora Godina sul Post. «Nei bar viene servito un solo tipo di caffè, e a nessuno verrebbe in mente di chiedere al barista che caffè offre, che ricetta (la temperatura dell’acqua, la dose di caffè) o che miscela ha scelto, se sa di cacao, panettone, frutta o ha note speziate: il barista nella maggior parte dei casi non sa cosa offre, e non sapendo raccontare il prodotto contribuisce a svalutarlo nella percezione del cliente».

«Nella maggior parte dei casi far pagare un caffè un euro e 50 suscita indignazione, mentre è assolutamente accettato che un bicchiere di vino possa avere prezzi diversi – e anche molto più alti – in base alla qualità».

Print Friendly, PDF & Email
Condividi