Da ieri in scena al Rossetti “Il giocatore” di Dostoevskij adattamento Vitaliano Trevisan
Trieste – Ritorna al Politeama l’ottima compagnia del Teatro Bellini capitanata da Daniele Russo e diretta da Gabriele Russo. Il gioco d’azzardo come minaccia della libertà individuale: è questo il tema dello spettacolo “Il giocatore” che Vitaliano Trevisan trae dal celebre romanzo di Dostoevskij. Lo spettacolo – inserito nel cartellone “Prosa” del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia – va in scena da mercoledì 14 a domenica 18 febbraio.
La prima ieri, mercoledì 14 febbraio alle ore 20.30, le repliche si terranno stasera giovedì 15, venerdì 16 e sabato 17 febbraio alle ore 20.30 e domenica 18 febbraio alle ore 16.
«Se penso a “Il giocatore”, penso anche alle circostanze in cui è stato scritto, anzi dettato – dettaglio importante, perché, da subito, entra la voce – e viceversa» afferma lo scrittore Vitaliano Trevisan a cui è stato affidato l’adattamento del romanzo di Dostoevskij.
«Ed è una grande fortuna – racconta – perché al primo incontro con il regista Gabriele Russo, ho qualcosa da dire. Concordiamo sul fatto che l’intreccio tra il romanzo e le circostanze in cui fu composto, sia drammaturgicamente intrigante. Dunque entrare ne “Il giocatore” con occhio drammaturgico. Splendidi caratteri, precisi, stagliati, come non se ne fanno più. Nella situazione in cui l’autore li ha collocati, la dinamica fluisce, per così dire, naturalmente. L’intreccio è da commedia, addirittura da farsa, ma senza lieto fine. Il retrogusto è amaro, e non può che essere così: in fondo, ciò a cui assistiamo è il progressivo inaridimento morale di un giovane, nel cui cuore la roulette prende il posto della fanciulla di cui è innamorato. Prende il posto di tutto, a dire il vero, finché alla fine, Aleksej, cioè il nostro giocatore, si sarà “fatto di legno”».
“Il giocatore” di Dostoevskij è sembrato a Gabriele Russo il testo più adatto per affrontare il tema del gioco d’azzardo, che da tempo sentiva l’esigenza di porre al centro di una riflessione sulla schiavitù del gioco.
La messinscena è completamente immersa nel mondo del gioco: senza particolari connotazioni temporali, avvolge in un’atmosfera fatta di numeri della roulette, di suoni – il tintinnio delle slot, il fruscio delle carte – ma anche delle ossessioni dei personaggi, dei “rilanci” a cui le circostanze li costringono, delle speranze vane a cui essi ostinatamente si aggrappano, invece di affrontare la realtà. Situazioni che hanno forti assonanze con l’attualità e che si legano saldamente alla biografia di Dostoevskij.
Egli infatti scrisse questo romanzo minacciato dall’editore, che gli imponeva limiti di consegna strettissimi, proprio a causa delle condizioni di povertà in cui era caduto a causa del gioco. Ne era schiavo e i debiti lo perseguitavano nonostante avesse già ottenuto successi e guadagni come scrittore. Nel 1866 si ridusse a dover scrivere un romanzo in un mese e pur avendolo in testa, disperava di riuscire nell’impresa: un amico gli consigliò allora di rivolgersi a una stenografa. Così entrò nella sua vita Anna Grigor’evna: con il suo aiuto non solo redasse e consegnò il libro (che era proprio “Il giocatore”) in 28 giorni, ma si liberò sia del peso di una vecchia relazione sentimentale soffocante – poiché s’innamorò e sposò la Grigor’evna – sia poi del vizio della roulette.
Dostoevskij attraverso il racconto sembra dunque liberarsi dalla spirale che stringe invece il protagonista, Aleksej. Riecheggerà anche in scena questo legame essenziale fra narrazione e biografia: una sorta di sdoppiamento, ci darà l’impressione d’assistere allo spettacolo e contemporaneamente alla sua scrittura.
«Con Trevisan eravamo d’accordo nel cercare una direzione che esaltasse gli elementi d’ ‘azione’ presenti nell’opera» spiega il regista Gabriele Russo. «In particolare nella seconda parte del romanzo, quando l’arrivo inaspettato della baboulinka ci ha consentito di sterzare verso il registro della commedia prima di tornare dritti verso il dramma finale a cui sono destinati tutti i personaggi. Se da un lato l’azione scenica ed il conflitto sono più semplici da intercettare e mettere a fuoco in alcune zone del testo, parte significativa del lavoro con gli attori si è concentrato nella ricerca dell’“azione emotiva” dei personaggi nei passaggi più “letterari” e/o “narrativi”, fondamentali, perché nascondono tutto il senso del racconto di Dostoevskij. Inoltre, abbiamo deciso di raccontare anche la genesi del romanzo, intrecciando la storia di Aleksej con la vicenda di Dostoevskij che scrisse “Il giocatore” praticamente sotto ricatto. Una sorta di sfida nella sfida, o per meglio dire: di scommessa nella scommessa. Dunque, al principio abbiamo un uomo Aleksej, che è soprattutto il ricordo di un uomo: ciò che resta di lui quando è posseduto da un vizio. Il vizio e l’uomo sono raccontati da un altro uomo Dostoevskij, vittima della stessa schiavitù dalla quale riesce a liberarsi solo dopo averla prima vissuta e poi raccontata. Una sorta di catarsi non lineare, che traccia il racconto di due percorsi paralleli ma opposti».
“Il giocatore” è tratto da Fëdor Dostoevskij: firma l’adattamento Vitaliano Trevisan e la regia è di Gabriele Russo.
Sono interpreti dello spettacolo Daniele Russo (Aleksej/Fëdor Dostoevskij), Marcello Romolo (Il generale), Camilla Semino Favro (Polina/Anna Grigor’evna), Paola Sambo (Baboulinka), Alfredo Angelici (Mr. Astley), Martina Galletta (M.lle Blanche), Alessio Piazza (Il croupier ), Sebastiano Gavasso (De Grieux). Le scene sono di Roberto Crea ed i costumi di Chiara Aversano. Il disegno luci è ideato da Salvatore Palladino mentre cura i movimenti scenici Eugenio Dura.
Lo spettacolo è una coproduzione della Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini e del Teatro Stabile di Catania.
I biglietti per lo spettacolo sono ancora disponibili presso tutti i punti vendita del Teatro Stabile regionale e anche attraverso il sito www.ilrossetti.it.