Idrocarburi nell’acqua potabile delle Valli del Natisone, i residenti: problema ancora irrisolto
Udine – I residenti dei comuni delle Valli del Natisone (Ud) sono ancora in attesa di provvedimenti definitivi per la risoluzione del problema dell’acqua potabile, ad oltre un mese dall’episodio scatenante.
Lo scorso ottobre errore di manutenzione su una pompa dell’acquedotto di Savogna, attribuito dal Consorzio Acquedotto del Friuli Centrale (CAFC) a un ente tecnico esterno che avrebbe utilizzato una miscela di solvente errata, ha provocato un inquinamento da idrocarburi, mettendo in ginocchio diverse frazioni dei comuni di Savogna e Pulfero, nelle Valli del Natisone. Il 16 ottobre 2024, i sindaci dei due comuni hanno emesso un’ordinanza sulla non potabilità dell’acqua, a causa della presunta contaminazione da idrocarburi.
Il comunicato dei residenti di Ieronizza e Mersino
I residenti di Ieronizza e Mersino hanno inviato agli organi di stampa un comunicato per rendere nota la situazione.
A oltre 37 giorni dall’incidente – si legge nel comunicato – la situazione resta irrisolta. In molte abitazioni l’acqua continua a emanare odori sgradevoli, mentre le istituzioni locali non sono riuscite a fornire soluzioni definitive. La popolazione, direttamente coinvolta in questa emergenza che interessa una risorsa primaria come l’acqua potabile, esprime crescenti dubbi e perplessità sulla gestione del problema, mettendo in evidenza la necessità di interventi urgenti e concreti.
Martedì 19 novembre 2024, il CAFC ha effettuato la sanificazione della rete idrica esterna di Ieronizza, frazione di Savogna, in collaborazione con la ditta SANIPUR di Brescia. L’intervento, che ha lasciato i residenti senz’acqua per circa sette ore senza preavviso, aveva l’obiettivo di eliminare i residui di idrocarburi.
Tuttavia, la promessa di migliorare la comunicazione tra il CAFC e i cittadini, fatta dal direttore generale Massimo Battiston durante l’incontro del 5 novembre, è stata disattesa, esacerbando il malcontento. Invece di intervenire a favore dei residenti, l’amministrazione comunale di Savogna ha minimizzato il problema, allineandosi con il Consorzio e non con i cittadini, alimentando sfiducia e senso di abbandono.
Durante l’intervento del 19 novembre, il CAFC ha distribuito ai residenti di Ieronizza una liberatoria per autorizzare la sanificazione della rete idrica interna delle abitazioni. Il documento, che incarica la società SANIPUR S.p.A., prevede l’uso di prodotti a base di biossido di cloro e di un agente bagnante, immessi nella rete idrica all’altezza del pozzetto di utenza.
La liberatoria ha suscitato immediata perplessità, poiché i residenti firmatari avrebbero dovuto farsi carico delle operazioni successive, come il flussaggio degli impianti e la pulizia di filtri e aeratori. Questi interventi, che comportano ulteriori costi a carico degli utenti, hanno aggravato una situazione già difficile. A rendere ancora più problematica la questione, la liberatoria è stata consegnata ai residenti meno di 24 ore prima dell’intervento, senza dar loro il tempo sufficiente per valutare le condizioni o chiedere chiarimenti.
Nella frazione di Ieronizza, scelta come area pilota, nessun residente ha firmato il documento. Una famiglia, dopo aver tentato senza successo di parlare con i responsabili del Consorzio, ha inviato un reclamo formale tramite e-mail, modulo online e PEC. Nel reclamo, la famiglia ha contestato la scarsa trasparenza nella comunicazione e le condizioni della liberatoria, che risultano in contrasto con quanto promesso dal direttore Battiston. La famiglia ha chiesto garanzie che i residenti, già danneggiati dalla contaminazione, non debbano sostenere costi aggiuntivi o subire danni a causa della sanificazione, e hanno richiesto controlli accurati sull’acqua potabile, sia prima che dopo l’intervento, per garantire la qualità e la sicurezza della rete idrica. Fino ad oggi, il CAFC non ha risposto al reclamo, nemmeno tramite PEC.
Nel frattempo, l’acqua continua a presentare odori sgradevoli, sia a Ieronizza, dove è stato utilizzato il biossido di cloro, che nelle frazioni vicine, come Mersino, nel comune di Pulfero. La popolazione vive ancora in uno stato di disagio, mentre il tempo trascorso dall’incidente accresce frustrazione e incertezze.
Nella giornata di giovedì 21 novembre 2024, i tecnici del Consorzio Acquedotto del Friuli Centrale hanno prelevato ulteriori campioni d’acqua presso la fontana pubblica della frazione di Marseu nel comune di Pulfero. La domanda sorge quindi spontanea sulla motivazione di tale fatto, perché l’ordinanza di non potabilità del comune di Pulfero è stata revocata lo scorso 15 novembre, a seguito della nota ricevuta dalla responsabile del dipartimento di prevenzione dell’ASUFC, la dott.ssa Gabriella Trani.
La popolazione coinvolta chiede inoltre spiegazioni sul perchè la fornitura dei sacchetti da 3 litri di acqua potabile, forniti dal CAFC tramite un container di plastica, fin dall’ordinanza del 16 ottobre, è terminata un paio di giorni fa sia nelle borgate di Mersino che in tutte le altre, tranne Ieronizza. I residenti delle varie frazioni coinvolte dei due comuni si stanno chiedendo il motivo di questa scelta da parte del CAFC, che distingue i cittadini di serie A e di serie B. Inoltre, gli abitanti delle varie frazioni sia del comune di Pulfero che del comune di Savogna, più di una volta hanno segnalato al Consorzio che la quantità di sacchetti d’acqua non erano sufficienti per i residenti, e per diverse ore sono rimasti senza acqua potabile.
Gli abitanti delle frazioni coinvolte di Pulfero, non avendo avuto accesso alle prime analisi effettuate dal CAFC, né informazioni chiare sui livelli di tossicità dell’acqua, hanno dovuto affrontare situazioni preoccupanti senza alcun preavviso. Un esempio emblematico, riguarda un episodio avvenuto a Mersino il 15 ottobre: una vellutata preparata con acqua del rubinetto, il giorno seguente, risultava già acida e non commestibile. Questo episodio evidenzia come i cittadini non fossero ancora informati dell’emergenza in corso. Sorge quindi spontanea la domanda sulla frequenza e sull’efficacia dei controlli che il CAFC dovrebbe svolgere regolarmente per prevenire situazioni simili e contenere tempestivamente tali emergenze.
L’ordinanza di non potabilità dell’acqua nei comuni di Savogna e Pulfero è stata emessa il 16 ottobre 2024, ma la comunicazione cartacea è stata affissa nelle fontane pubbliche dei due comuni, dagli operatori del CAFC, solo il 31 ottobre. Durante questo intervallo, chiunque, tra forestieri e ciclisti, avrebbe potuto inconsapevolmente consumare acqua potenzialmente contaminata, esponendosi ai rischi legati alla tossicità degli idrocarburi.
Gli abitanti di Mersino, non avendo mai ricevuto né risposte concrete né potuto visionare le analisi condotte dal CAFC o dall’ASUFC nelle fontane pubbliche e nelle abitazioni private, si sono già organizzati autonomamente per eseguire analisi approfondite sulle concentrazioni di idrocarburi nell’acqua. Nella giornata di venerdì 22 novembre, sono stati prelevati due campioni dai rubinetti di casa che sono già stati consegnati ad un laboratorio privato. Questa mobilitazione è motivata dal persistere, ad oggi, di un forte odore di idrocarburi nell’acqua delle abitazioni. Inoltre, i cittadini chiedono maggiore trasparenza sulla documentazione delle analisi effettuate dai laboratori ARPA in collaborazione con l’Azienda sanitaria, per garantire una chiara e completa informazione alla popolazione.
Non è la prima volta che il CAFC affronta un problema del genere, un inquinamento da idrocarburi è già successo e lo testimonia un’ordinanza di non potabilità dell’acqua del sindaco di Pulfero, Camillo Melissa, emessa il 24 luglio 2024. Anche in questo caso, finora non noto agli organi di stampa, l’inquinamento ha colpito sempre alcune frazioni di Pulfero: Calla, Comugnero e Goregnavas. E’ curioso il fatto che, il direttore generale del CAFC all’incontro tenutosi il 5 novembre nel municipio di Savogna insieme alla sindaca Tatiana Bragalini, hanno rassicurato i cittadini che era la prima volta in assoluto che il CAFC stava affrontando una problematica di questo genere. L’incontro organizzato dall’amministrazione comunale di Savogna è stato volutamente a porte chiuse, mentre i residenti delle altre frazioni coinvolte volevano partecipare ma non gli è stato concesso.
I cittadini coinvolti – conclude la nota – in questo caso di inquinamento da idrocarburi, oltre a chiedere maggiore trasparenza, una comunicazione più efficace e una risoluzione completa del problema nel minor tempo possibile, chiedono e pretendono un adeguato risarcimento che dovrà coprire l’intero periodo della situazione problematica e non solo quello coperto dall’ordinanza.